venerdì 22 dicembre 2017

"Welcome to Iran" part. 5

26 settembre
Ore 18.00

Ultima notte nella bellissima Isfahan e sono in piazza ad approfittare degli attimi finali della giornata e sto realizzando quanto sia bella questa città; oggi poi che ho fatto il giro da “turista”, ho potuto osservare con l’attenzione dovuta ogni cosa e posso dire che da sola merita il viaggio.

Parto da una considerazione su di me, questo è proprio un viaggio lento.. deve essere così, senza correre per vedere più posti o per fare la migliore fotografia; il bello è fermarsi a parlare con la gente, a condividere opinioni, vivere il momento.
Anche oggi è stato un fermarsi più volte ma la cosa non mi pesava, anzi, è piacevole ed alla fine so che saranno questi i momenti che ricorderò con più piacere.
Poi loro sono così cordiali e vogliosi di parlare ma anch’io sono sempre ben predisposto per un saluto, senza nascondersi dietro le cuffie o con lo sguardo basso, sempre pronto a modificare ipotetiche tabelle di marcia anche solo per bere un caffè con un nuovo conoscente.
Un viaggio lento ma che forse assaporerò un po’ più a lungo al mio ritorno.

La giornata inizia andando dall’hotel alla piazza, i viali alberati stoppano il sole e incomincio a intravedere quella vocazione turistica .. con i bar in stile occidentale che vendono espresso ed alcuni che ti fermano per proporsi come guide (per fortuna sono ancora una minoranza).
La piazza di giorno è ancora più bella per me, sarà che le decorazioni delle cupole riflettono al sole evidenziando i piccoli dettagli rendendo il tutto indescrivibile, che nessuna foto renderà reale.

Entro nella moschea Abbasi, la sera è tutta per loro mentre di giorno diventa dei turisti; l’interno è veramente bello.. le piastrelle blu e gialle, le decorazioni a fiore, gli archi costanti e ripetuti, il tetto a nido d’ape, le sale con i tappeti usati per la preghiera, il mihrab, il minbar, le cupole.. tutto mi fa scatenare in foto.
L’armonia dell’edificio è in contrasto con lo stand militare all’esterno ma le ragazze in chador che fanno selfie con lo sfondo delle fontane mi riportano alla pace e alla tranquillità quotidiana.

Il Palazzo Ali Qapu, famoso per la sua balconata dalla quale si narra che lo scià guardava le partite di polo giocate nella piazza, ora offre una vista parziale in quanto in ristrutturazione ma le sue stanze ed in particolare i tetti lavorati e pitturati attirano la mia attenzione.. soprattutto la sala delle musica che con le strane pareti per migliorare l’acustica.

Moschea Piazza


Esco all’1 ed è tutto chiuso, mangio un kebab saporitissimo (da non confondere con i nostri, ma inteso come uno spiedino di carne con pomodoro e cipolla) in una locanda un po’ rustica con solo iraniani al suo interno e passeggio un po’ per il bazar che a quest’ora è molto tranquillo.

Porta Bazar


E’ molto lungo ma più ci si allontana dalla piazza e meno diventa interessante per noi ma forse più ad uso e consumo della gente del posto con vestiti (curioso quello che vende diversi tipi di chador), seta ed oggetti per la casa.
Noto al suo interno l’aria pesante, oltre i carretti è un continuo via e vai di moto che con i loro gas rendono tutto viziato visto che anche le aperture non sono tante.

Quando mi fermo nella nuova piazza Imam Ali a bere un succo di carote si avvicina un signore, ci sediamo su delle panchine e come sempre si parla di diversi argomenti chiudendo sempre attaccando Trump e la sua politica.


Arrivato qui punto la vicina moschea Jameh; ero indeciso se entrarci o meno ma alla fine penso di aver scelto bene..visto che è molto diversa dalle altre.
Non ci sono piastrelle, tante colonne di roccia disegnata, in genere più scura ma forse più complessa architettonicamente parlando; la piazza centrale con la fontana è bellissima ed il sole illumina le pareti ed i tappetti ordinati per terra e pronti per la preghiera.


C’è anche un angolo “islam free speak” e così mi fermo a parlare e a scambiare due opinioni con il giovane seduto lì, è contento che gente si fermi a visitare i loro luoghi sacri per capire che l’Islam non è terrorismo.

Quando sto per tornare in piazza a fare le ultime foto mi fermo a comprare dell’acqua.. il ragazzo è passato in Italia come rifugiato prima di finire in Belgio.. ha un bel ricordo e mi offre un caffè mentre mi racconta la sua storia, mi presenta i suoi parenti e i diversi amici della piazza che si avvicinano curiosi.. mi invita anche a vedere la partita con loro alle 7.30; starò lì più di mezz’ora e per le ultime foto in piazza arrivo un po’ tardi… ma sono contento così
.