domenica 24 gennaio 2010

Australia - che posto!! 4 parte - Brisbane e Gold Coast

BRISBANE e GOLD COAST
Dal 26 novembre al 1 dicembre
L’ultimo volo interno ci porterà da Alice Springs a Brisbane e visto l’assenza di un collegamento diretto, passeremo l’intera giornata di giovedì per aeroporti.
Così siamo costretti a stare 2 ore a Sydney e arriveremo nella capitale del Queensland solo alle 7 e mezza di sera.
E’ giovedì sera ed è già buio, quindi appena ritirati i bagagli prendiamo un taxi, ci facciamo portare in ostello e non vediamo l’ora di scatenarci.

L’ostello era stato scelto per la sua location strategica in mezzo alla zona dei locali notturni; tempo di scendere dal taxi e già in reception è un delirio.
Ragazzi e soprattutto ragazze poco vestite che si fanno mettere il timbro per il bar/disco pub collegato (il Birdee), gente che sta già sbiascicando qualche parola incomprensibile, una ragazza con un vestitino azzurro molto corto che ci chiede da dove veniamo… insomma l’ambiente sembra più che hot!

Rapidi come Ben Johnson ci docciamo e scendiamo anche noi in perlustrazione al Birdee.
L’età media è abbastanza bassina però il livello medio non è male. Seguendo il nostro guru (l’ormai famoso “Banana”) prendiamo 3 jug ed iniziamo a tastare il terreno.
Cazzeggiamo per mezz’oretta fino a quando decidiamo di cambiare location non prima di:
- essere stati rimbalzati all’ingresso del presunto privè
- aver provato l’emozione di ballare in pista con ragazze nate durante le “notti magiche” (Italia 90)
- essere stati anticipati nell’abbordo della biondina più fuori del locale che è stata portata in camera a riposare (!?) non prima di aver mostrato a tutto il locale il tangazzo sotto la gonna.

Rimpiangendo di aver ormai quasi 30anni, usciti in strada veniamo sorpresi dalla Tempesta Perfetta; che non è il temporale con urgano che c’era nel film di George Clooney ma la fiumana di gente e di ragazze che sono riversate per strada!!

C’è l’imbarazzo della scelta, così ci lasciamo trascinare dall’istinto e proviamo un locale dove entrava un bel po’ di gente. all’ingresso però subiamo il secondo rimbalzo della serata, questa volta perché non avevamo la camicia.
Iniziamo male e penso “finora ci hanno tirato più rifiuti all’ingresso dei locali che le tipe!”
Non ci scoraggiamo ed entriamo nel club di fianco, che è un po’ particolare tanto da sembrare quasi l’interno di una casa; qui c’è live music e una band propone un rock/elettronico niente male.
L’ambiente è frequentato da tante tipe, tutte vestite con quello stile molto “Mtv Brand New” quindi sull’alternativo.
Ci facciamo un giro a testa di jagermeister (di cui uno bevuto con la cannuccia) e incominciamo a conoscere un po’ di ragazze.

Le prime sono un trio danese, ci cazzeggiamo un po’ ma hanno il fare di quelle che pensano ”mica mi sono fatta 16.000 km per farmi un italiano… per tanto così andavo a Rimini”
Nel frattempo un tipo fuorissimo rovescia lo Jeger al Rosso che per tutta risposta va al tavolino e gli prende la birra… lasciandolo basito.

Dopo ciò, ancora il rosso viene preso dalle allucinazioni, SOLO lui vede le tipe di fianco a noi che prendono una siringa da un tipo che gira con la borsetta a tracolla.
Le studiamo per un po’ ma niente siringhe o giri strani in bagno.... ma tanto lo sappiamo che lui quando vede un po’ di figa non capisce più nulla.

Passata un’oretta, la band finisce e proviamo a cambiare posto; ormai tutta la gente è dentro ai locali. Noi cerchiamo la discoteca Family (considerata la migliore di Brisbane) ma scopriamo che questo giovedì è chiusa.. così tentiamo al “the Bank”.
Qui riceviamo il terzo rimbalzo della serata…. Proviamo anche ad aggirare il buttafuori entrando dalla porta secondaria e ad entrare con un gruppo di tipe conosciute all’esterno.. ma niente.. è una banca blindata, non si entra!

Rassegnati, andiamo al Monastery, dove entriamo senza problema.
All’interno capiamo il motivo, mi sembra di essere finito nella serata Priscilla del Maneggio, tutti flesciati con musica house-techno che spacca i timpani.
Il Rosso inizia con quello che diventerà il tormentone di Brisbane.. chiedendo a tutte le tipe in italiano: “hai già scopato stasera?” imitando Gip delle Iene.
http://www.youtube.com/watch?v=Rg0b0nlziG4
Beviamo una birra ma il gong di fine serata suona, mentre io e Mel prendiamo un panino da Mc Donald e il Rosso un’ottima torta con il ragù, finiamo a mangiare insieme a un gruppo di ragazze più interessate ai loro BigMac che a noi.
Siamo a Brisbane da 6 ore e già mi sembra un’eternità….


La mattina veniamo svegliati dal caldo assurdo che c’era in camera.
La notte precedente quando siamo tornati dalla serata, a causa dell’adattatore di Mel, l’impianto elettrico è partito… togliendoci la luce ma soprattutto l’aria condizionata.
Alle 8 di mattina mi sembrava di essere ai tropici!
Così non ci resta che alzarci e, mentre sistemano l’elettricità, fare un giro.
Brisbane, come tutte le città australiane, è molto moderna però è piacevole camminare per il suo centro cittadino.

La giornata è a dir poco torrida, alle 10 di mattina i gradi sono già più di 30.
Dal nostro ostello proseguiamo verso il centro, passiamo tra i palazzi economici e per le vie dello struscio dei negozi (il solito Mall).
Anche qui natale incombe e oltre ai soliti alberi c’è anche un coro di bambini che canta canzoni natalizie.

A differenza di Perth, qui è molto armonioso passeggiare guardando un po’ di vetrine, qualche chiesa e i simboli della loro breve storia (come la statua del primo capitano che ha raggiunto il nord dell’isola).
Dopo aver deviato per vedere il “mulino” più antico, proseguiamo facendo la via dei palazzi “storici” (George st) tra cui il vecchio palazzo del Tesoro, ora diventato casinò.
Attraversato il ponte sul fiume ci dedichiamo all’attrazione cittadina il South Bank Park, che è un insieme di parchi dove si può passeggiare all’ombra di alcune piante, sostare sui prati, fare picnic, barbecue e, come richiamo principale, c’è una spiaggia artificiale con delle piscine fatte simil mare.

Dopo una serata come quella del giorno precedente l’ideale è passare il pomeriggio in queste spiagge (tra l’altro tutto gratis, docce e spogliatoio compreso).
Qui ci sono tante famiglie con i loro piccoli, studenti che dopo le lezioni vengono a svagarsi, qualche bella raga e anche degli impiegati che si riposano dopo essere usciti dal loro ufficio.

Rilassati e rinfrescati, a fine pomeriggio, torniamo verso l’ostello, non prima di aver bevuto una birra al bar “Milano” in pieno Mall

L’opinione su Brisbane è univoca, sembra la città ideale per viverci… c’è il sole gran parte dell’anno, ha l’oceano a due passi, in città si vive rilassati e comunque serviti di tutto (dai mezzi alle attività ricreative) e soprattutto è piena.. anzi stra-piena di gente giovane.. Very Cool!

In ostello ci prepariamo veloci per il friday night; a cena convinciamo Mel a provare il cinese dove ci sbizzarriamo ordinando un po’ a caso. Ci arriverà il solito involtino primavera, una foglia di lattuga con sù qualcosa, un pesce molto buono e anche un piccione.
Usciti dal ristorante rimaniamo a bocca aperta, non pensavamo fosse possibile vedere più gente della sera precedente… bhè… ce ne sarà il doppio.
Per le strade si fa fatica a muoversi e, memori del rimbalzo della sera predente, entriamo al Bank.
E’ piccolino ma ben frequentato e poi siamo nella serata Playboy con le conigliette che ballano e un tipo vestito da Hugh Hefner

Beviamo i soliti Jeger e iniziamo a muoverci per la pista…
Il Rosso inizia di nuovo con il solito tormentone del “hai già scopato stasera?” e poi passa più di mezz’ora cercando di abbordare una coreana vestita come in un fumetto manga.
Io inizio a ballare e a parlare con la più fuori del locale… che però viene portata via dall’amica, stavolta Mel non si è sacrificato per me (ma non posso dargli torto vedendo le dimensioni della tipa).
Conosciute tutte le tipe libere del locale, cambiamo location con l’idea di tornarci a fine serata..ora proviamo la disco più famosa il “Family”.
Entriamo e mi sembra di sentire ancora la vocina nella mia testa; sembra quella di Mike Bongiorno che mi dice “Ahi Ahi Ahi… la risposta è sbagliata”
A parte la palata di soldi spesi per entrare, il locale è mezzo vuoto e ci sono solo dei fattoni che ballano in pista.
Trovare delle tipe abbordabili è come trovare l’acqua nel deserto, però almeno la location del locale è veramente bella.
Facciamo la nostra consumazione con whiskey e cola e ce ne scappiamo a gambe levate.
Appena usciti mi sembra di cambiare canale, da Telemike entriamo in una scena di Cops (la serie sui poliziotti americani).
Camminando, il Rosso sbatte (non si sa quanto involontariamente) contro una ragazza molto ubriaca… nel frattempo una pattuglia accosta e al volo due agenti scendono e lo bloccano manco fosse un terrorista.
Cerco di intervenire spiegando che è con noi ma vengo allontanato a forza da un agente che mi dice che la cosa riguardava solo lui.
Alla fine gli agenti fanno il terzo grado al Rosso che viene rilasciato solo quando gli conferma che tra una settimana ha già il volo che lo riporterà in l’Italia.

Effettivamente il centro è pieno sia di medici con ambulanza al seguito che di polizia, qui se uno sgarra ci mette un secondo a finire in galera per una notte (tra l’altro tutte le auto hanno con la gabbia per rinchiudere il malcapitato).

Torniamo così al Bank, ma ormai lì dentro il gioco delle coppie è già finito, tanto che rimangono solo poche e inguardabili tipe.
Attraversiamo la strada ed andiamo all’Empire hotel, il locale alternativo della sera precedente, qui i flesciati alternativi si sprecano e quando proviamo a parlare con qualche tipa è difficile seguire i loro discorsi.
Ma ormai siamo a fine serata, delle consumazioni fatte ho perso il numero, e dopo le 3 non si può rientrare nei locale che lentamente si svuotano
Dopo aver mangiato qualcosa tornando all’ostello spiego con sobrietà agli altri due che a me piace “Ballare nel senso di ballare…”.
E’ un segno chiaro… è il Game Over

Siamo al 28 novembre, il giorno del mio compleanno, ma nonostante questo i programmi di viaggio non vengono rallentati.
Lasciamo l’ostello alle 10 e ritiriamo l’auto che ci porterà a Sydney.
A parte l’attesa per il cambio auto (ci avevano assegnato una Gets per tre persone più bagagli) è l’umidità a colpirci, la giornata è nuvolosa ma il caldo mi fa bere 1 litro d’acqua in mezz’ora.
Presa la nuova Hunday ci mettiamo un po’ per uscire dalla città e nonostante la guida a destra arriviamo a Lone Pine. www.koala.net/
A lone pine c’è un centro dove possiamo finalmente vedere i tipici animali australiani.
Arriviamo verso mezzogiorno e ci passeremo almeno due ore.
E’ forte vedere i Koala che dormono sulle piante e che sembrano che debbano cadere da un momento all’altro, i Wombat che dormono a pancia in sù e si svegliano solo per mangiare (bella la vita….), coccodrilli, emu e il famoso diavolo della Tasmania.
Poi ci sono i canguri che sono liberi in uno spazio grande come due campi da calcio e dove puoi entrare liberamente e guardarli mangiare, saltellare e fare foto con loro.

Non poteva mancare alla fine la foto con un koala mezzo addormentato in braccio sembrava quasi di avere in braccio un peluche morbidoso.


Dopo questa emozionante visita, andiamo di corsa verso Surfers Paradise.
Arriviamo verso le 4 di pomeriggio ma ci rendiamo conto di come questo posto sia stato rovinato con grattacieli, hotel giganti e cemento praticamente ovunque.
Se non fosse per la famosa scritta che capeggia alla fine di Cavill Ave sembrerebbe di essere a Rimini.

Nonostante l’ora, molliamo i bagagli in hotel (dove con noi è arrivato un addio al celibato con una ventina di energumeni già ubriachi…. Ps per noi mai un addio al nubilato) e andiamo in spiaggia e a fare un giro dei negozi di surf presenti in città.
E’ sabato sera, è il mio compleanno, sono a Surfers Paradise… dovrei essere carichissimo ma invece inizia a salire la stanchezza delle due settimane di viaggio fatte e poi c’è anche lo School parties che ci gioca contro.
Come lo Spring break americano anche in Australia gli studenti delle scuole, quando finiscono l’anno scolastico, fanno una settimana di pure delirio fatto di feste, alcool, party e pazzia allo stato puro.
E Surfers Paradise è l’epicentro di questa festa, un po’ come Cancun per gli americani.
Avendo fatto lo Spring Break so di cosa si tratta però questi son tutti pischelli e io ormai ho quasi trent’anni.. quindi son fuori età!

Alla sera vediamo, oltre al solito schieramento di polizia, una marea di diciottenni che entrano ed escono dai locali.
Ceniamo all’hard rock Cafè e il cameriere fuorissimo ci consiglia l’unico pub non assaltato dai minorenni.
All’Irish pub c’è live music, tipo come al Mustang a Perth, l’ambiente è carico e qualche gruppo di tipe balla in pista.

Ordiniamo qualche birra e con il passare del tempo la situazione intorno a noi diventa molto ubriaca.

C’è un gruppo di tipi che si sfida a braccio di ferro esultando come Tardelli ai mondiali e rovesciando bicchieri di birra per terra…
Mentre la band lancia pezzi alla Bon Jovi, rock classico e altri ottimi pezzi, ci spostiamo in pista.
Qui avviene il meglio, c’è un tipo (che ci fa pisciare dal ridere) con il cappello bianco che balla da solo barcollando e simulando di suonare.
Poi arriva la strafiga di turno cagata zero dai due tipi che sono con le sue amiche; intanto un altro ubriachissimo prende uno sgabello ed inizia a scoparselo davanti a tutti simulando colpi di bacino e poi inserendo le dita dentro le fessure.
Anche stavolta siamo i più sobri e torniamo al bancone dove il Rosso aggancia una canadese senza ottenere granché e intanto il tipo di fianco a me vince la palma del “personaggio della serata”.
Si alza la maglietta e fa vedere agli amici che si è rasato il petto disegnando una faccia che sorride… numero uno!
Chiudiamo la serata abbastanza presto, verso le 3 e mezza siamo in hotel pronti a ripartire.

Il giorno successivo ci svegliamo con il sole, finalmente siamo totalmente liberi e abbiamo 3 giorni per fare 700 Km ed arrivare a Sydney
Come prima cosa entriamo nell’outlet della città. è come Serravalle, una cittadella fatta di soli negozi.
Trascinati dal nostro lato consumistico (e dal Rosso maniaco delle marche da surf) cerchiamo di abbattere il guinness dei primati in fatto di negozi visitati.
Rip curl, Billabong, Hurley, Quicksilver, Oakley…negozi misti… non ne manchiamo uno.
Poi, siamo nella terra del surf e i prezzi sono molto competitivi.
Verso mezzogiorno lasciamo la “Rimini” australiana e, in pieno stile australiano, utilizziamo le strade che costeggiano la costa per goderci del panorama.

Anche nelle cittadine poco distanti da Surfers le costruzioni e il cemento non manca, non ci sono i grandi grattacieli/hotel ma manca il lato selvaggio e naturale che ci saremmo aspettati.
Nonostante questo le spiagge non demeritano e sono piene di surfisti che provano a cavalcare le onde e di ragazze intente a prendere il sole.


Le strade sono diverse da quello che ci aspettavano, non sempre sono sulla costa, anzi la maggior parte dei km li facciamo in aperta campagna attraversando campi coltivati, vacche al pascolo e attraversando fiumi che a poca distanza si riverseranno nell’oceano.
Da questa strada (che non è un’autostrada ma più una tangenziale a una corsia) ogni tanto ci sono deviazioni su strade di campagna, a volte neanche asfaltate, che si aprono a spiagge e panorami fantastici e totalmente deserti.

Cambiando Stato, abbiamo perso un’ora di fuso e quindi siamo già in ritardo, purtroppo possiamo dedicare poco tempo alla nostra seconda sosta.. Byron Bay.
Questa località, famosa per essere il luogo dove gli Hippy amavano sostare, è veramente carina finalmente siamo in una spiaggia realmente Australiana.

Anche qui, però, il consumismo sta arrivando e i negozi delle principali marche sono presenti ovunque.
Pranziamo mangiando ottimo pesce e appena finito inizia un temporale (che durerà mezz’ora).
Per ripararci non possiamo che incrementare il numero di negozi di surf visitati nella giornata.

Riprendiamo il nostro viaggio sulle strade di campagna dove ci tengono compagnia le solite vacche alternate ai campi di mais.
E’ bello passare per paesini rurali, dove al di fuori della maggior parte delle case al posto che le Mercedes di turno c’è un trattore.
Ovviamente le strade sono piene dei famosi cartelli gialli che avvisano la presenza di koala o canguri o altri animali… ci sono anche delle corde che tagliano la strada all’altezza dei pali della luce; leggendo sulla guida scopriamo che vengono utilizzate dagli animali per passare da una parte all’altra.
Mi sarebbe piaciuto vedere un koala mentre attraversa la strada 20 mt sopra di noi!

Al buio della notte ci accodiamo a uno dei tanti tir trasporta merci (con il loro caratteristico paraurti gigante per salvaguardarsi dai possibili scontri con i canguri) e arriviamo alla destinazione prevista (Port Macquarie) verso le dieci di sera.
E’ domenica sera e in giro non c’è veramente nessuno, anche i vari fast food come Mc Donalds stanno chiudendo.
Cerchiamo un motel aperto ma tutto sembra chiuso, ormai siamo quasi rassegnati a dormire in auto fino a quando ne vediamo uno con la scritta Vacancy.
Anche se la reception è chiusa e buia suoniamo e ci viene ad aprire una signora già in pigiama e cuffia per i capelli.
Prendiamo la camera e non ci resta che cenare con una PIZZA DOMINO sui tavoloni in legno nel parco cittadino.
Pizza molto apprezzata da Mel!

Al risveglio ci godiamo questa bella cittadina di mare, è il classico posto di villeggiatura e dopo aver fatto colazione da un toscano andiamo a vedere la spiaggia cittadina.
Purtroppo non possiamo sostare e dobbiamo già ripartire in direzione di Newcastle, altra città famosa per le sue spiagge da surf e il suo passato industriale.
Anche in questa giornata i km non sono pochi e i panorami intorno a noi non cambiano, con l’aperta campagna che domina.
A metà strada decidiamo di andare a vedere le Seal Rocks, usciamo dalla “tangenziale” ed entriamo nelle piccole stradine secondarie che sono un po’ asfaltate un po’ sterrate; avvicinandoci alla costa rivediamo l’oceano che inizia a sbattere le sue onde contro rocce regalandoci panorami veramente spettacolari.

Parcheggiano e decidiamo di andare anche al faro, da qui si apre una stradina per la spiaggia più bella vista in Australia.

E’ grandissima, circondata dal verde delle piante e dalle rocce su cui emerge il faro.. ci siamo solo noi e un gruppo di quattro surfisti. Senza parole!

Ritorniamo sulla strada ed inizia piovere, tempo che ci accompagnerà anche a Newcastle.
La vecchia cittadina industriale capitale del carbone australiano mantiene i segni del suo passato, infatti tutti gli edifici sono in mattoni rossi e per il centro c’è una grande stazione (immagino una volta utilizzata per i trasporto di merci)
Però si vede che ha dato una svolta, lasciano il suo passato alle spalle e diventando uno dei nuovi punti di riferimento per i surfisti locali.
Facciamo una fatica bestia a trovare un posto dove dormire visto che tutti gli ostelli sono pieni.
La pioggia non smetterà neanche di sera, è lunedì e in giro c’è veramente poca gente.. finiamo a cenare in un ristorante greco, dove i proprietari si affezionano a noi e praticamente passiamo tutta la serata a parlare con loro dell’Italia, della Grecia e della loro vita lì.

Il martedì ci svegliamo con la speranza che ci sia il sole.. speranza rimasta vana, così niente surf e niente spiagge (che comunque andiamo a vedere.. lasciandoci quella malinconia che il mare d’inverno).

Dopo un giro per il centro cittadino non ci resta che andare a Sydney.. dove arriveremo nel primo pomeriggio, accolti da un pallido sole.

mercoledì 6 gennaio 2010

Australia - che posto!! - alice springs (con Uluru)

ALICE SPRINGS (con Uluru)
Dal 22 al 26 novembre
Non poteva mancare la visita della parte centrale dell’Australia, il luogo mezzo desertico dove si trovano ancora insediamenti delle popolazioni aborigene ed il loro simbolo di culto più famoso, il monte Uluru.

Non avendo affittato l’auto, per questa 3 giorni ci dobbiamo affidare ad un tour che ci porti in giro… spulciando tra le varie offerte optiamo la proposta più “particolare”, quella di www.wayoutback.com.au

In pratica questo tour ci propone, come tutti, 3 giorni in giro per Outback australiano, portandoci nei posti più caratteristici e famosi, consentendoci di effettuare visite e camminate nei canyon e nelle vallate.
Però, a differenza degli altri, con loro ci muoveremo con un mezzo 4 ruote motrici (che ci consentirà di uscire dalla strada asfalta) e dormiremo in sacco a pelo all’aria aperta in accampamenti isolati da tutto e tutti….
Turistico si..ma almeno un po’ più adventure!


Arriviamo ad Alice Springs domenica a metà pomeriggio, l’aeroporto è piccolino e le temperature tornano finalmente alte.. sopra i 30°.
Mentre aspettiamo il bus dell’ostello iniziamo a guardarci intorno.
Il paesaggio è completamente diverso da quello della costa; qui il colore rosso la fa da padrone, dipinge sia le grandi distese che le rocce, e la vegetazione è composta da rare piante e piccoli arbusti alti al massimo mezzo metro.

Il caldo è tosto, poco ventilato.. per fortuna siamo in primavera, ad estate inoltrata sicuramente non si potrà vivere.
Altra cosa che notiamo, man mano che entriamo in città, sono gli aborigeni.
Che dire?... Senza alcun tipo di razzismo..son veramente brutti, forse il popolo più brutto incontrato finora!
Poi sembrano che cazzeggino sempre… stanno in giro, ti guardano, passeggiano con calma assurda.. bho.. io ne ho visti ben pochi “presi” con il lavoro.
Inoltre sono sempre al telefono; in qualunque area di sosta o cabina telefonica che incontrate… vedrete un aborigeno che telefona.

La domenica, facciamo giusto in tempo a preparare lo zaino con tutto il necessario per il tour e a mollare le valigie al factotum dell’ostello (lo stesso tipo fa da autista, receptionista, custode dei bagagli e venditore dei genere alimentari basilari) che è già buio.
Alice Springs è il classico posto nato per il turismo, non c’è nulla di particolare e così ceniamo veloci con un hamburger nel centro cittadino.
A parte i soliti aborigeni che sono in giro a fare nulla (o meglio.. che vanno sotto un ponte a bere birra), non c’è anima viva e quindi optiamo per tornare a dormire visto che la sveglia è per le 5 di mattina.

Alle sei di mattina saliamo sul mezzo che ci porterà in giro… carichiamo gli zaini e conosciamo le nostra guida. Si chiama georgette, è simpatica e giovane..ma, come apprezzeremo nei giorni seguenti, è soprattutto una tipa tosta.
Qui facciamo conoscenza anche degli altri compagni d’avventura.. siamo in totale in 13.
Oltre a noi 3, ci sono:
- 2 coppie di australiani di mezza età; che si spacceranno come i maestri del campeggio
- Due giovani ragazze americane; che diranno si e no 4 frasi durante tutto il tour
- Padre e figlia di Los Angeles; Bob (il padre) diventerà il nostro mito mentre la figlia da subito l’impressione di essere la classica cheerleader americana un po’ troia.

- Un olandese poco più che ventenne; che diventerà “Tom Castelliti” perché sembra un misto tra Tom Cruise e il nostro amico Caste.
- Una giovane tedesca; che gira da sola e che ci proverà tutto il tempo con Tom senza ottenere risultati.

Come prima cosa dobbiamo raggiungere Ayers Rock, che dista 450 km da Alice Springs; così mentre la guida ci spiega alcune cose sui luoghi e sul programma giornaliero possiamo guardare dal finestrino le zone che percorriamo.
Il tempo è un po’ nuvoloso, però con il passare della mattinata le nuvole scompariranno lasciandoci al caldo del sole.
La terra è come vicino all’aeroporto, tutta rossa con pochi arbusti e con qualche roccia che esce dal terreno come se fosse un fungo.. è veramente bello passare su queste strade poco frequentate (se non da qualche bus turistico o da qualche aborigeno con auto che non sai come tirino avanti).
Durante il viaggio facciamo un paio di soste, son tutte stazioni improvvisate, con una pompa di benzina e il negozio che vende generi alimentari e al massimo qualche tavolo dove mangiare.
Ognuna ha la sua caratteristica particolare.. c’è quella che ha un recinto con dentro dei cammelli, quella che la sua “galleria” improvvisata d’arte aborigena… ma la migliore è quella che ci accoglie con un cartello con scritto “next beer 100 km”.
Proprio in quest’ultima facciamo il carico di birre e Mel impazzisce quando vede che le due americane prendono da bere per la serata una bottiglia di vino a testa…. e parte con un gesto a noi conosciuto e visto in quel di Rio de Janeiro.

Prima di arrivare al luogo dove dormiremo, sfruttando le 4 ruote motrici, usciamo dalla strada e iniziamo a calarci nell’ambient locale.. dovendo caricare il mezzo con la legna che ci servirà per il fuoco notturno.

Verso mezzogiorno arriviamo a destinazione, è il nostro “campeggio”, in pratica una tettoia in legno che copre un tavolone e un lavandino mentre le docce son poco lontano.

Noi 3 (anzi noi due.. visto che il Rosso riuscirà sempre a svignarsela..) diventiamo, per i tre giorni, gli uomini di fatica, cioè quelli che dovranno scaricare e caricare il furgone di tutto il necessario.. dal cibo, ai sacchi a pelo fino alle pentole.
Qui mangiamo dei sandwich preparati dagli esperti campeggiatori australiani e facciamo un po’ conoscenza del gruppo.

Verso l’una finalmente si parte verso Uluru, che ormai dista pochi km, non c’è più una nuvola e fa un caldo bestiale.
Vediamo la roccia avvicinarsi… è veramente bello, sarà per il suo colore rosso fuoco, sarà perché intorno non c’è nulla e sembra quasi uno asteroide caduto dal cielo (questa è la teoria di Mel..) ma è affascinante.
Son quelle cose che non puoi descrivere.. devi vederle e viverle.. come il Gran Canyon o un tramonto in riva all’oceano.
Dopo la sosta per le foto di rito, andiamo a vedere il centro culturale costruito lì vicino (a basso impatto ambientale) che in pratica è solo un negozio di souvenir e gallerie d’arte aborigena.
Il caldo è al top.. sudo all’ombra e cosa faremo?... andiamo a percorre il sentiero che gira intorno all’intera roccia.. 7km pianeggianti per vederla da vicino in tutte le sue sfaccettature.
Il bello è che siamo liberi, ognuno può farlo al suo passo e fermarsi ad osservare come preferisce… ma il nostro gruppo è tirato dal mitico Bob.
Bob è il classico americano con una pancia che fa provincia e baffoni simpatici, è di compagnia e parla un po’ con tutti; nonostante la mole tira come un dannato e riesce anche a staccarci… tanto che quando arriviamo alla fine del percorso lo vediamo che sta già facendo stretching con la figlia.

Radunato il gruppo ci spostiamo poco lontano per goderci dello spettacolo del tramonto… La roccia, cambiando colore più volte, ci lascia senza parole.


La lunga giornata si chiude al nostro campeggio, dove la guida prepara la cena… si mangerà pasta cotta sul fuoco appena acceso, una specie di spezzatino di canguro e il Damper (il pane tipico dell’outback all’aglio cotto sulla brace).
Anche se il cibo non era granché è tutto molto emozionante; siamo solo noi e, illuminati solo dal fuoco e dalle stelle in cielo, proviamo un senso di libertà e di connessione con la natura provata solo poche altre volte.
Sempre al buio puliamo le pentole (con Mel che tiene la torcia, io che lavo e il Rosso che asciuga) e poi ci addormentiamo nei nostri sacchi a pelo guardati dal cielo.


La mattina ci svegliamo alle 4, vediamo Baffo che fa subito stretching…ma la sua faccia ci dice che oggi per lui sarà una lunga e dura giornata…
Smontiamo il campo, carichiamo tutto sul mezzo e andiamo in un punto osservazione a metà tra Uluru e kata tjuta

Anche l’alba è spettacolare e ci scateniamo nelle foto.. anche se le nostre facce risultano più che assonnate.
Dopo una colazione all’aperto (dove assaggiamo anche il temuto Vegemite!!) di prima mattina andiamo a fare il giro sui monti Olga.
Anche questa è una camminata di circa 3 orette.. però non più pianeggiante ma è un sali e scendi continuo nelle “valle dei Venti”.
Qui le rocce hanno una forma più rotondeggiante.. quasi dei Muffin messi uno vicino all’altro.

Dopo neanche 200 mt Baffo è già scoppiato.. peggio di Cipollini all’inizio del Mortirolo.
Noi ci godiamo il paesaggio, il silenzio che ci circonda.

In tarda mattina torniamo al punto di ritrovo e chi troviamo?? Baffo!.. che aveva mollato la spugna e si era ritirato…
Soddisfatti ci avviciniamo verso il Kings Canyon (che faremo il giorno seguente)
Percorrere queste strade è sempre bello e a metà strada facciamo una sosta.. chi vuole può fare 1 ora di quod nel deserto
Noi non ci tiriamo indietro.. il Rosso scatta subito da pilota provetto, Mel gli mangia la polvere ma non si stacca.. mentre io nel tentativo di raggiungerli sbando e stacco un paletto della recinzione

Dopo un po’ ci prendi gusto e il bello è curvare o saltare sulle cunette di sabbia!
La giornata la chiudiamo andando nel nostro nuovo campo.. stavolta siamo ancora più isolati.. e per fare la doccia dobbiamo anche accendere un altro fuoco che la scaldi a parte.
Ci godiamo il tramonto da una collinetta. Anche da lì in cima non vediamo anima viva.
Mangiamo ancora cibo cotto sul fuoco o sulla brace e ci addormentiamo infreddoliti (l’escursione termica è alta), stanchi ma contenti.

Anche l’ultima mattina ci svegliamo alle 4, facciamo colazione mentre albeggia e ci riscaldiamo intorno al fuoco appena acceso.
La giornata prevede il giro nel Kings Canyon, stavolta tutti insieme e quindi Baffo non verrà staccato dal gruppo
Il Canyon è forse una delle parti più belle viste in questo tour di tre giorni… anche perché puoi fare di tutto… entrare fino alla gola del canyon, sporgerti da strapiombi altissimi, toccare la roccia che una volta ospitava un fiume.. e tante altre cose
C’è anche una pozza d’acqua e il Rosso (solito protagonista) è l’unico che si butta…
Anche qui è difficile raccontare le sensazioni provate e le bellezze visitate.

Finito il Kings Can., stanchi e accaldati dal sole cocente, torniamo verso Alice Springs.. non prima di aver fatto l’ultimo barbecue con tutto il gruppo (ovviamente con Bob-Baffo ai fornelli) e bevuto l’ultima birra.
Per strada un po’ dormo, un po’ osservo fuori dal finestrino… e penso a questi tre giorni troppo emozionanti.

All’ostello riprendiamo i bagagli e dopo una gran bistecca andiamo nel Saloon Bar (dove il “Banana” collega di ago aveva colpito)
Qualche birra ma la serata non decolla e così optiamo per andare a dormire (mentre i soliti aborigeni con una cassa di birra vanno sotto il ponte..)..anche perché il viaggio non si ferma… l’indomani abbiamo l’ultimo volo interno.. che ci porterà a Brisbane “Let the party start”