sabato 29 dicembre 2012

La mia Cina - parte 4

18 ottobre – Xi’an (esercito di Terracotta)

Ore 19.00
Finalmente un po’ di relax in ostello!
Teri è andato in camera ed io ho ordinato una birra da gustarmi seduto al tavolo mentre mi guardo un po’ intorno.
Non c’è molta gente, qualcuno gioca a biliardo, altri stanno già iniziando a mangiare e così non mi resta che buttare giù due righe sulla giornata odierna.

Tra l’altro l’ostello è double face; reception e sala comune sono veramente belle ed interessanti e poi anche la struttura è particolare, sembra veramente una vecchia casa cinese con al suo interno il giardino e delle antiche scale che portano alla zona notte… però diciamo che la camera non è granchè, anzi… per fortuna che ci dormiamo solo una notte.

Sicuramente migliore è stata l’esperienza sul treno notturno.. oltre ad aver guadagnato tempo e risparmiato il costo di una notte il viaggio è stato decisamente piacevole.
Abbiamo condiviso la cuccetta con due giovani cinesi, di poche parole ma molto educati e rispettosi.
Letto comodo, pantofole nuove, tavolino, bollitore per il thè pronto all’uso, lenzuola pulite.. direi viaggio perfetto.
Forse siamo stati anche fortunati perché in altre carrozze si vedevano banchetti di cibo e famiglie numerose che cucinavamo lasciando odori abbastanza forti… è andata bene così!
Prima di prendere sonno, mentre io ho letto un po’ la guida per l’indomani, Teri si guardava sull’Ipad il film “una notte da Leoni”, mi sa che per voleva caricarsi bene per il giovedì sera a Xi’An!
All’esterno della stazione ad aspettarci c’era il ragazzo dell’ostello (il transfert era compreso nel prezzo), e l’impatto è stato subito abbastanza forte.
La stazione dei treni e quella degli autobus son attaccate e quindi la piazza di fronte è un continuo vai e vieni di gente.. con venditori ambulanti, fruttivendoli, persone con grandi valigie e forse anche il cielo un po’ cupo ha fatto il suo effetto.
Vediamo subito le antiche mura della città; a differenza di Pechino, qui non sono state distrutte ma semplicemente hanno creato una grossa arcata per far spazio al traffico..mah..
Comunque oggi era la giornata dell’esercito di Terracotta e così dopo aver fatto colazione e una doccia veloce abbiamo lasciato l’ostello per tornare al piazzale degli autobus.
Per raggiungere il sito, che dista circa un oretta dal centro città, optiamo per usare un bus locale.. niente tour organizzati o cose simili.
Arriviamo in stazione, cerchiamo il mezzo con la scritta “Terra-Cotta Warriors” ed intavoliamo un surreale dialogo con l’autista.
Proviamo a parlargli in inglese e lui ovviamente ci risponde in cinese, gli chiediamo info indicando sulla nostra guida il nome cinese del sito e lui continua a parlarci in cinese, fino a quando non ci indica con la calcolatrice quanto dobbiamo pagare e saliamo insieme agli altri.
E’ tutta gente locale che si sposta per lavoro o altro, quindi non abbiamo punti di rifermento per la fermata in cui scendere.
Il viaggio è particolare anche perché man mano che la gente sale l’assistente dell’autista, oltre a raccogliere i soldi, fornisce degli sgabelli alla gente per farla sedere nel corridoio centrale.
Mentre procediamo siamo incollati al finestrino.. la città si mostra a noi, vediamo i mercati periferici, uomini che trasportano immensi pacchi su delle minimoto tutte scassate, immense scie di gente in bicicletta, bambini che corrono su marciapiedi sconnessi, ragazzi in bicicletta che si fanno trascinare dai motorini..
Quando lasciamo la città poi vediamo il lato industriale della Cina, già a pochi km dalle ultime abitazioni ci sono industrie con grandissime ciminiere da cui esce un continuo getto di fumo nerissimo e nelle campagne lì intorno alcuni contadini che lavorano a mano il loro orto.
Ovviamente anche qui non possono mancare i cartelli propagandistici con raffigurati moderni condomini in mezzo a dei bei prati verdi e la famigliola felice.

Quando il bus entra in una cittadina a noi sconosciuta ed inizia a fare le prime fermate siamo un po’ preoccupati.. e ora quando scendiamo??
La maggior parte della gente scende qui, rimaniamo noi e pochi altri.. e così proviamo a chiedere all’assistente dell’autista che in cinese ma soprattutto a gesti ci fa capire che ci avrebbe chiamato lei.. numero uno!
Quando arriviamo alla nostra fermata son circa le 13, perfetto!
L’esterno del sito è molto turistico.. tanti ragazzi che si propongono come guida, negozi di souvenir, artisti di strada e mimi, ristoranti e altri venditori di cibo.
L’unica cosa un po’ particolare son i cuochi che all’esterno dei ristoranti preparano la pasta.. la allungano ruotando le braccia e continuano a batterla sul bancone facendo urla alla Jackie Chan.. da risate.
Il sito è composto da 3 padiglioni e per la visita seguiamo i consigli della Lonely partendo dal più piccolo e lasciando per ultimo il più grande e famoso.
Non c’è nulla da dire, è un posto che merita assolutamente di essere visitato; forse la cose più sorprendente è la precisione e l’accuratezza dei dettagli che ogni singolo soldato ha.
Vedere l’armatura, il viso e soprattutto come siano identici a quelli reali i piccoli componenti come i baffi o le scarpe è una cosa impressionante.

Anche il giro suggerito dalla guida penso sia stato corretto, perché nel padiglione più piccolo si ha un primo rapido impatto.
Il secondo è quello in lavorazione dove si può capire il lungo lavoro necessario per riportarli alla luce e poi è dove si possono vedere da vicino alcuni guerrieri.
Ma è il terzo padiglione quello che ti lascia a bocca aperta.. quella lunga distesa di soldati e cavalli che sembra veramente di aver di fronte un vero esercito!
Noi ce la prendiamo con tutta calma, quasi scrutiamo i guerrieri uno ad uno e così quando usciamo son già le 4 passate.
L’unica cosa fastidiosa è il flusso di turisti presenti, una cosa esagerata.. tremila foto, gente che spinge per piazzarsi meglio, mega gruppi con capo guida con bandierina alzata.. purtroppo questi son i dazi da pagare del turismo di massa.

Prima di rientrare in città, veniamo assaliti dalla fame e ci fermiamo in uno dei ristoranti famigliari all’esterno del sito.
Mangiamo ottimi noodles e assaggiamo anche delle verdure piccanti spendendo veramente poco.
Senza rendercene conto son già le 5 e così evitiamo i vari ambulanti di strada che vendono frutta e verdura (era quasi da provare uno strano frutto.. un misto tra melograno e arancio) e di corsa prendiamo lo stesso bus dell’andata.

Una volta tornati in città, prima di piazzarci in ostello decidiamo di fare un breve giro delle mura che, a parte la grande arcata creata in zona stazione, sono tenute bene e fanno sentire il senso di protezione che potevano dare ai tempi della loro costruzione.
Camminando da nord verso sud vediamo due città totalmente diverse tra loro.
Nella parte alta, tutto è un po’ trascurato.. con case tenute male, fili elettrici cadenti, tanti venditori di cibo o altri oggetti in negozi che potrebbero essere dei garage.. mentre scendendo verso la Torre della Campana all’improvviso tutto diventa moderno e vivace.
Negozi colorati che si alternano ai negozi di grandi marche tipo Prada, Louis Vuitton con all’esterno macchinoni costosi.
Tra le ultime cose notate prima di rientrare in ostello… anche qui come a Pechino il traffico è pazzesco e la metropolitana è modernissima.

Vabbè, ho finito la birra.. ora doccia e poi si esce alla scoperta della Xi’an by night.

***

La serata a Xi’an si è rilevata molto molto interessante.

Verso le 9 siamo usciti dall’ostello per dirigerci a piedi verso il centro della città, cioè la torre della Campana (che praticamente fa da immensa rotonda spartitraffico per le due strade principali della città), alla ricerca di un buon ristorante dove assaggiare i famosi Dumpling di Xi’an.
Tra l’altro con tutta l’illuminazione artificiale, la Torre, la Porta d’ingresso e le Mura fanno veramente un notevole effetto.. son certamente più belle di notte che di giorno!
Fatto sta che proviamo ad entrare nei due ristoranti suggeriti dalla guida ma praticamente veniamo rimbalzati perché alle 9 di sera hanno già chiuso tutto.
Nel primo, che è anche il più turistico di tutta Xi’an (all’ingresso ha un enorme Dumpling), si presenta una scena quasi surreale.. tutte le luci sono spente tranne quelle sopra agli unici due tavoli con clienti, ed intorno a loro ci sono i camerieri in piedi che li osservano mentre finiscono di mangiare.
Nel secondo, invece si era ormai già alle pulizie finali con i proprietari che stavano iniziando la loro cena.

Vabbè.. quindi non potremo assaggiare i piatti tipici dello Shaanxi, veramente un peccato anche perché il secondo ristorante ci ispirava parecchio.

L’alternativa era entrare nel quartiere mussulmano ed abbuffarci di cibo da strada oppure cercare qualcosa di commestibile nella zona moderna dei centri commerciali.
Dopo tanto cibo di strada e forse anche per poterci rilassare seduti al tavolo, optiamo per la seconda idea e così finiamo nel centro commerciale più vicino.
Ormai son le 9 e mezza passate e molti negozi stanno anche loro chiudendo, ma nonostante questo riusciamo a sederci in un Pizza Hut.
Il locale ha una bella posizione, al 3 piano e dalla vetrinata si vede lo struscio della strada sottostante.
Però qui mangiamo veramente la peggiore pizza mai provata, era praticamente bruciata ed insapore e anch’io, che generalmente non disprezzo Pizza Hut, faccio fatica a mangiarla… il tutto accompagnato da una birra caldissima.
Comunque i fattori positivi non son mancati neanche qui, è stato bello vedere il giovane cameriere che provava ad interagire con noi pur parlando pochissime parole d’inglese o il mio tentativo d’aggancio alle due tipe del tavolo di fianco.
Quando scendiamo in strada e all’angolo della trafficatissima strada vediamo una padella arrugginita con dentro noodles e verdure e dei tavolini di legno improvvisati capiamo però di aver fatto la scelta sbagliata.

Alle 10 e mezza siamo alla ricerca di un locale dove iniziare la serata; si sarebbe potuti tornare nella via vicino all’ostello famosa perché piena di bar ma senza logica andiamo alla ricerca di un lounge bar letto da qualche parte su internet che in teoria non doveva essere troppo distante.
Camminiamo per un po’ e appena dietro il cantiere di un nuovo palazzone, all’8 piano, ci sono delle luci che sparano sul resto della città.
Quando ci avviciniamo vediamo una serie di macchine d’alto livello, Porsche, Audi, Mercedes, Range Rover… cenno d’intesa tra di noi e ok proviamo ad entrare.
Per salire seguiamo una ragazza che ha appena parcheggiato, chiama l’ascensore ed ovviamente facciamo selezionare a lei il piano in cui andare.
Aperte le porte ci son due ingressi, ci affacciamo in quello a destra e vediamo che son tutti seduti al tavolo e che sul palco c’è una specie di karaoke.. non fa per noi.
Cambiamo locale ma capiamo subito che praticamente è una sala giochi; qui mi ritorna in mente il servizio di “Turisti per Caso” ambientato in Giappone.. giochi moderni, battaglie galattiche tra mostri in community di 8 persone, moto, auto.. c’è di tutto.
Anche questo però non fa per noi così decidiamo di scendere; però siamo fortunati perché appena usciti in strada vediamo un gruppo di ragazzi vestiti bene che prende l’altro ascensore; ovviamente li seguiamo.
Qui la situazione è diversa, finalmente siamo in una discoteca.

La musica si sente fin dall’ingresso e cerchiamo di orientarci; mettiamo giù la giacca, superiamo il controllo del metal detector, salutiamo la tipa all’ingresso ed entriamo senza aver speso uno yuan.
L’unica cosa strana è che siamo seguiti a vista da un cameriere che continua ad indicarci posti dove sederci… ma scusa, se io non volessi sedermi???
Comunque ci piazziamo seduti al bancone, ordiniamo due birre d’importazione e guardiamo incuriositi intorno a noi.
Due cose ci balzano subito agli occhi, l’età mediamente bassa (saranno tutti intorno ai 20-25 anni) e l’assenza di una pista da ballo.
Il locale ha due banconi e due piccoli palchi rialzati (uno con dietro il dj), tutto il resto è occupato dai classici tavoli da disco con divani intorno e da altri tavolini con 4-5 sgabelli alti intorno.
La musica è alta ma sembra sia solo un diversivo, son tutti impegnati ai tavoli a giocare a dadi e a bere.
In genere si vedono una serie di bottiglie di birra o di whisky ed ognuno ha davanti a se il suo bicchierino per ciupito.. giocano a dadi e chi perde deve bere tutto d’un fiato il bicchierino.
Lo stesso gioco lo fanno i baristi con quelli seduti al bancone, con noi ci provano una volta ma vedendo che non attacca tornano a giocare con il vicino che continua ad ordinare da bere.. mah..
Praticamente passano la serata così..
In compenso si vedono delle belle ragazze che quando non sono al tavolo con i loro ragazzi ci guardano parecchio interessate; però non sembra esserci lo spazio giusto, non c’è pista da ballo, son quasi tutti tra di loro.. all’inizio rimaniamo un po’ perplessi.
Nel mezzo della serata poi intervengono i cantanti “professionisti”, sui due palchi salgono questi personaggi (uno sembrava il Pino Scotto Cinese, mentre la tipa… ci ha lasciato senza fiato per qualche minuto!) che cantano dal vivo le canzoni da disco tipo Rihanna.
Alla seconda birra notiamo un’altra particolarità, la security del locale sembra quasi polizia.. indossano tutti lo stesso pigiamone blu ed in testa hanno dei caschetti bianchi antisommossa.. ma ancora più incredibile è che quando alcune tipe provano a salire a ballare sul palco la security interviene e le fa scendere.. sul palco possono solo ballare due ragazzi ubriachi che sicuramente avranno già speso una fortuna al loro tavolo...bho
Ma ecco che quando stavamo per cambiare locale che veniamo avvicinati da un ragazzo che spicca tra gli altri in quanto è l'unico non cinese ed è un ragazzo di colore, vestito alla rapper con pantaloni bassi e cappellino da baseball
Si avvicina a me e all'inizio, mentre si presenta e inizia a farmi domande, penso quasi che voglia vedermi qualche droga o giù di lì.. comunque alla fine si mette a parlare, ci racconta che vive lì a Xi'an, che non vede spesso due occidentali da soli in giro..ect ect
Ad un certo punto ci dice che deve andare e si allontana un attimo e dopo qualche minuto lo troviamo al posto del dj.. inizia a dir qualcosa e ripete all'infinito sulle canzoni "welcome, i'm mike dj.. from Ghana..yeah.. yeah.".
Grandissimi, alla fine eravamo stati avvicinati dal dj del locale che probabilmente voleva scambiare solo due parole con due forestieri.
Quando si prende una pausa Mike mi convince a seguirlo nelle cucine del locale, mi da una tessera e con questa prendiamo a gratis una bottiglia di Chivas whisky.. paghiamo solamente due the freddi per fare dei cocktail.. a dir la verità all'inizio non ero ancora tranquillo e pensavo che da qualche parte ci arrivasse la fregatura, tipo che quando ci alzavamo dalle sedia ci avrebbero chiesto di pagarla noi..
vabbè, comunque passiamo la serata a bere whisky (che secondo me era annacquato) e the freddo parlando con Mike e conoscendo di più sullo stile di vita cinese.. ci presenta anche alcuni tipi (ovviamente non ragazze...) e si passa la serata. Ogni tanto lui va sul palco a fare il rapper di provincia e ritorna lì con noi.
Gli chiediamo anche perchè nessuno balla e lui ci risponde che i cinesi son molto timidi e schivi e quindi è difficile vederli scatenati in balli o che si scambiano baci in pubblico.
Il momento top è stato quando incuriositi chiediamo a Mike.. "Mike, come si vive qui in Cina?", intendendo sullo stile di vita, sul mangiare, sulle leggi, la burocrazia, ect... e lui tranquillo e beato con il suo bicchiere in mano ci risponde."ma..bene dai, alle cinesi piace scopare". e giù di risate.
Anche qui ovviamente la discoteca si è scatenata quando è partita la canzone e il pezzo di Psy - Gangnam Style.. roba da pazzi, tutti scatenati a dir poco.

All'1 il locale si stava lentamente svuotando e quando dietro di noi una tipa collassa sul divanetto con gli amici che cercavano di rianimarla capiamo che è ora di andare.. Mike prova a convincerci ad andare in un altro locale, ci lascia il numero di cellulare per un eventuale nostro ritorno a Xi'an e usciamo salutandoci come fratelli.
Prendiamo il taxi e torniamo al nostro ostello, la "famosa" via dei bar è ormai deserta e così andiamo a dormire, domani sarà un'altra giornata pienissima

lunedì 10 dicembre 2012

La mia Cina - parte 3

16 ottobre – Grande Muraglia


Ore 10
Siamo sul bus che dal nostro ostello ci porterà alla Grande Muraglia, la sveglia è suonata alle 7, colazione e partenza puntuale alle 8.
Ci hanno detto che ci vorranno circa 3 ore di viaggio per coprire i 120 km di distanza, quindi approfitto di queste ore per buttar giù due righe e per cercare di riordinare le idee dopo la marea di input ricevuti in questi giorni.
Come previsto da Giorgio… a Pechino piove.. maledette le sue gufate! Comunque il meteo non sembra così negativo; dovrebbe smettere per le 10, giusto in tempo per iniziare la scalata e nel pomeriggio dovrebbe uscire anche il sole.. incrociamo le dita!
Son un po’ distratto nello scrivere dalla tipa davanti a me, 25-30 anni, bel fisico e ha un tangazzo da paura.. e che cavolo, neanche qui si riesce a stare tranquilli!?

Dire “vado a fare un giro sulla Muraglia” non è poi così chiara come cosa; perché non è una torre o una piazza di cui si ha una locazione precisa e ristretta, ma si estende per migliaia di km e quindi, ovviamente, un punto di visita è differente dall’altro.

Prima di scegliere il tour ci abbiamo riflettuto parecchio.. ancora prima di partire abbiamo subito escluso Badaling, il tratto della Muraglia più visitato e più turistico.. non volevamo fare spintoni tra la gente o far foto con una migliaia di gruppi organizzati.
Quindi ci eravamo orientati su Mutianyu, che sulla carta doveva essere turistica ma comunque meno frequentata (c’è anche la possibilità di scendere con il bob).
Però quando siamo arrivati in ostello e abbiamo chiesto info sui tour, ci hanno segnalato che oltre a Mutianyu loro organizzavano escursione anche su un altro tratto della Muraglia, quello di Simatai.
Questa escursione, a detta loro, è la migliore, perché è la parte più suggestiva e selvaggia e così alla fine abbiamo scelto proprio quest’ultimo, ci siamo fidati!


Ore 16
Stiamo tornando a casa, che dire? Che spettacolo!
Come sempre, quando si vedono queste meraviglie, descriverle o raccontarle è molto difficile, perché qualunque cosa uno dica non renderà mai l’idea esatta di quello che ha vissuto.
Però posso dire che la scelta del tour è stata più che azzeccata.
Questo tratto di muraglia che da Jinshanling arriva a Simatai è lungo circa 9km ed è tutto un sali-scendi che passa attraverso una 30ina di torri di vedetta.
Poi siamo stati troppo fortunati, quando siamo arrivati al punto di partenza aveva smesso di piovere ed il tempo è migliorato fino a far uscire il sole nell’ultimo tratto.
Comunque, camminare sulla muraglia senza fretta e con quasi nessuno intorno (oltre a noi, in tutta la giornata, abbiamo incrociato solo un altro gruppo di 15-20 persone e qualche sporadico turista in solitaria) è stato fantastico.

Vedere le strutture dei muri, le torri, i punti panoramici.. è un continuo far foto e gustarsi il momento e gli scorci offerti.
Poi i colori della campagna intorno a noi, quelle distese giallo-verde autunnali interrotte solamente dalle mura che in salita portano alle torri che sembrano così lontane ed infinite nello spazio.
Ti rendi conto veramente di quanto lunga sia.. all’orizzonte non si vede la fine della Muraglia; più vai avanti e guardandoti indietro capisci di quanto sia mastodontica e del lavoro che è stato necessario per costruirla.
Però ti chiedi anche dell’utilità che potesse avere; sinceramente penso che non ne abbia molta anche perché bastava conquistare un tratto ed il gioco era fatto, si entrava senza problemi; anzi forse la massima difficoltà stava nell’affrontare la montagna più che attaccare le mura.
Quello che mi è piaciuto tantissimo di questo tratto è che nella prima parte trovi le mura ristrutturate e quindi come sarebbero dovute essere al momento della costruzione.. mentre la seconda metà non lo è; quindi si cammina attraverso passaggi e strutture mezze-cadenti, punti selvaggi, salite impervie con gradini consumati dal tempo… si ha un po’ la sensazione di attraversare un pezzo inesplorato e trovarlo così a distanza di centinaia, migliaia di anni.

Bellissimo per me è stato anche il pranzo al sacco.. seduti su un muro cadente di una torre, guardandoci indietro vedevamo la strada già percorsa, mentre dall’altra parte c’era l’ennesima salita che ci avrebbe portato ancora più in alto; e poi il silenzio rotto solamente dal vento che inizia a far cadere le foglie gialle dalle piante.. che sensazione!

Comunque penso che le foto spieghino meglio di tante parole..

Arrivati alla fine del percorso aperto al pubblico, in cima, troviamo dei venditori ambulanti.. cavolo son ovunque!.. ma anche loro fanno parte della scenografia del posto, dai.
E comunque arrivati al punto di ritrovo, ci godiamo il sole che nel frattempo era uscito e la fatica un po’ inizia a farsi sentire; poi Teri mi sembra sempre più Pato, con il dolorino al polpaccio, l’affaticamento muscolare… manco avesse fatto la notte con la figlia di Berlusconi!

Il viaggio di ritorno verso Pechino è stato molto interessante perché per arrivare in città siamo passati in mezzo alle campagne e finalmente abbiamo avuto il primo vero impatto con la Cina reale, non quella della megalopoli.
Qui è tutto un alternarsi di campi coltivati, prati verdi, cantieri, fabbriche, case rurali con il grano messo a seccare sulla strada, pannocchie appese su fili improvvisati..

Sono due le cose che mi hanno colpito di più; i cartelli patriottici che pubblicizzano la modernità e la grande crescita della nazione;.... per esempio uno slogan recitava “Ispirazione, Patriottismo, Innovazione” e aveva disegnato intorno il grande treno veloce, grattacieli, natura e una famiglia che giocava con i bambini nel prato verde… oppure l’adesivo su un auto che citava “China strong in the world depend of you”.

E poi le condizioni di lavoro dei cantieri, senza la minima sicurezza o protezione e comunque con molta gente che stava lì a far nulla, a guardare.. quasi in pausa caffè perenne.

Tra l’altro a metà strada abbiamo fatto una sosta in una città, sinceramente non saprei il nome..ma quello che era impressionante era l’enormità di palazzoni che c’erano.. almeno una trentina di blocchi da 10 condomini l’uno di almeno 20 piani.. tutti nuovi, una cosa veramente schioccante! immagino che tipo 5 anni fa qui era tutta campagna e ora hanno costruito questa città senza personalità, senza cuore..

L’ingresso a Pechino invece è stato come al solito lento; il traffico di questa città è devastante, penso che impazzirei a guidare qui.. per fare 100 mt ci metti una vita.
Però almeno nelle vicinanze del nostro ostello abbiamo visto che all’ingresso nel parco (non illuminato come tutti gli altri parchi della città) c’era un gruppo di vecchietti che ballavano al ritmo di musica.. cavolo che arzilli.
Vabbè, son le 8 di sera e siamo pronti ad uscire.. last night in Pechino, anche se è martedì speriamo di trovare anche un bel locale dove passare un po’ di tempo.. direzione zona delle Ambasciate!

****
La serata è stata veramente ricca di sorprese.
Siamo andati nella zona Ambasciate, più precisamente nella via Sanlitun, denominata anche come street bar.
Questa parte di città è ancora differente da tutte le altre in cui eravamo stati finora, alla fine Pechino sembra un insieme di piccole cittadine diverse unite tra loro.
Qui si trovano alcuni centri commerciali con marche a noi conosciute, l’Apple Store, ristoranti italiani, tutto pulito e preciso e soprattutto in giro ci sono facce occidentali.
Mentre cerchiamo dove andare a mangiare veniamo anche avvicinati dai primi procacciatori di “massaggi cinesi” che ovviamente scansiamo, ma mi pareva strano non averli beccati finora!

Ci buttiamo dentro nell’unico ristorante dalle parvenze orientali, è un misto cino-giapponese e mangiamo abbastanza bene, risotto, pollo e un piattone di stuzzichini vari.
Nonostante fossimo nella zona “occidentale” di Pechino solo un cameriere su 5 parlava inglese e i sorrisini d’imbarazzo delle tipe son molto intriganti; tra l’altro la presenza femminile non è niente male, in Italia non avevo mai visto cinesi così carine.
Finito di mangiare chiediamo consigli al cameriere su dove passare la serata e ci consiglia un pub lì vicino.

E’ martedì sera e nel locale c’è il classico ambiente da pinta post lavoro, situazione rilassata, ma comunque bello pieno di gente.
La gran parte della gente son occidentali e così mentre aspettiamo di vedere come si svilupperà la serata ordiniamo un paio di birre; anche la musica è quella che ascoltiamo di solito noi, rock e un po’ di hip hop.
Quando ordiniamo le seconde pinte parliamo un po’ con la gente di fianco a noi e alla fine tra risate, scherzi, birre la serata passa velocemente e allegramente….
Tra gli altri c’era il protagonista del film “C’era un cinese in coma” di Verdone, cioè uno ubriaco marcio che a fine serata viene trascinato via dagli amici, la bionda e la mora, Benitez e Guardiola (due spagnoli di Bilbao) e infine una tipa estone lanciatissima ed amante dell’Italia.

E’ l’1 passata quando lasciamo anche noi il pub.. la stanchezza della giornata si fa sentire e abbiamo ancora tanto da visitare e girare, meglio andare a dormire.


17 ottobre – ultimo giorno a Pechino

Siamo sul treno che nella notte ci porterà a Xi’an, stiamo lasciando Pechino.
Non ho ancora tratto qualche conclusione sulla capitale anche perché, avendo visitato solo questa città, non possiamo fare un confronto con il resto del paese.
Comunque quello che mi ha sorpreso di più è stato l’impatto forte che abbiamo avuto fin dal primo momento; subito ci è sembrato di essere in un altro mondo, in qualcosa di molto diverso dai nostri luoghi e soprattutto dentro un qualcosa che sta cambiando, crescendo, non sempre in meglio, ma che comunque ha una vitalità incredibile.
E anche questa frenesia e vitalità, che va in confronto alla pace e alla tranquillità di alcuni posti come i parchi o i tempi, ci sottolinea ancora di più che questo è il paese dei contrasti..
Si; per ora se uno mi chiedesse com’è la Cina.. direi così… “il posto dove tutto è differente, o ricco o povero, o alto o basso, o rapido o lento, o antico o modernissimo… ma finora tutto questo riesce anche a convivere.”

L’ultima giornata a Pechino è iniziata svegliandoci con calma verso le 9.00 e poi, dopo aver preparato i bagagli e fatto colazione, usciamo per andare verso il Tempio del Cielo.
E’ sempre bello vedere il nostro hutong al mattino; riviviamo le scene del primo giorno.. con la città che si sveglia e le biciclette e i motorini elettrici che la fanno da padrone.
Grazie alla pioggia del giorno precedente, la giornata poi è splendida e il cielo è limpido come poche volte a Pechino.
Per prima cosa decidiamo di cambiare un bel po’ di soldi per essere a posto nei giorni seguenti; mai decisione fu più sbagliata.. ci mettiamo 1h e 20 per fare il tutto pur avendo davanti solo 7 persone con ben 3 sportelli aperti.. burocrazia assurda.
Così quando prendiamo la metro son già le 11 passate.

Il Tempio del Cielo è un’oasi di tranquillità nel mezzo delle città; si tratta di un complesso di edifici sacri in mezzo a un bel parco.
Composto principalmente da tre strutture, la nostro visita è iniziata arrivando al tempio della preghiera per il buon raccolto, il cui nome deriva dal fatto che qui l’imperatore pregava per ottenere una stagione ricca nei campi.
La forma un po’ particolare, quasi a cono, i colori blu del tetto, i sottotetti con rifiniture curate son le cose più particolari e poi è bello vedere le diverse scalinate che portano all’ingresso del tempio.

Essendo anche un po’ rialzati si riesce anche ad avere una bella vista del resto della città, dove in lontananza spiccano i continui e grandissimi grattacieli.
Anche qui, come nella città Proibita, è la ripetitività che la fa da padrona, infatti dopo aver attraversato una porta ed aver fatto una bella discesa arriviamo alla Volta Celeste Imperiale, un tempio un po’ più piccolo ma che ha più o meno la stessa struttura.
Questo luogo è famoso per il muro dell’Eco, che fa da filo conduttore audio e quindi se uno parla da un’estremità viene sentito chiaramente durante tutto il muro.
Infine c’è l’Altare Circolare che rappresentava la triade cosmica fra l’imperatore, la Terra e il Cielo e che gode di una posizione leggermente rialzata e con intorno una bella spianata.
A parte gli edifici e il valore che hanno per quello che hanno rappresentato nella storia cinese, il parco ci sorprende, oltre che per la pace e la tranquillità, per la presenza di tanti gruppi di anzianotti che passano la giornata in compagnia godendosi il sole.
Chi gioca a carte, chi a mahjong, chi a una specie di dama, le signore che fanno la maglia e quelle più arzille che ballano canzoni dance. E’ uno spettacolo!
A proposito.. i cinesi ci copiano proprio di tutto, non solo vestiti, auto, cibo.. ma anche le canzoni! E’ facile ascoltare ritmi a noi conosciuti ma con parole cinesi.. il migliore era il sosia di Noel Gallagher che cantava “don't look back in anger”.

Usciti dal parco la fame prende il sopravvento, andiamo così nel vicino mercato delle Perle e cerchiamo un posto dove mettere qualcosa sotto i denti.
E’ pieno delle grandi catene occidentali, Mc Donalds, Burger King, Starbucks.. le evitiamo accuratamente e finiamo nel sottoscala in una catena che prepara cibo cinese.
Entriamo e veniamo squadrati un po’ da tutti, be l’ordinazione è stata la più buffa che abbia mai fatto.
Al primo tentativo la cameriera scappa via ridendo e ci manda la sua collega più esperta.. indichiamo cose a caso sulla carta del menu o i piatti dei vicini che son più imbarazzati che mai.
Dimentichiamo di chiedere da bere e quando mi alzo per chiedere due bottiglie d’acqua vengo fermato e rimproverato in cinese dalla responsabile che cerca di farmi capire che devo ordinare al tavolo..
Bè.. alla fine riusciamo ad avere finalmente il nostro Hot Pot.
L’Hot Pot consiste in una pentola di brodo bollente (nel nostro caso con la pentola suddivisa in due parti con sapori differenti, uno un po’ neutro e l’altro al curry) nel quale noi possiamo cuocere le diverse pietanze ordinate.
Noi abbiamo preso un po’ di tutto per assaggiare.. agnello, manzo, verdure varie, pancetta e tofu.
Alla fine, a parte il tofu che ho trovato orribile, il cibo non era male e anche il brodo al curry aveva un buon sapore.

Soddisfatti saliamo le scale e giriamo per il Mercato delle Perle; son 4-5 piani ed è il primo bazar cinese in cui entriamo.
I piani son suddivisi per tipologia di prodotti venduti; elettronica, vestiti, borse, scarpe ed in cima giustamente Perle e altri gioielli.
Praticamente è il mercato del falso e della contrattazione e mentre camminiamo guardicchiando qua e là veniamo chiamati a gran voce dai diversi venditori presenti.
Se poi fai l’errore di fermarti a guardare più dettagliatamente qualcosa l’impresa più ardua è uscirne senza essere tirati o inseguiti per alcuni metri.
Il nostro diventa solo un giro di perlustrazione, siamo all’inizio del viaggio e questi acquisti optiamo di farli negli ultimi giorni a Shanghai.
Comunque è curioso vedere come nello stesso stabile convivono le marche occidentali come Starbucks ed i venditori dei falsi sottocosto.

Prima di lasciare la città non possiamo non andare nello stadio che ha visto protagoniste le olimpiadi del 2008.
In Taxi passiamo dalla zona sud della città a quella nord e purtroppo abbiamo avuto poco tempo per visitare lo stadio, giusto una mezz’oretta.
Qui Teri si mette a fare mille foto nella posa di quel “simpaticone” di Usain Bolt… non vi dico il mio nervoso, non lo reggo quello.
Vabbè a parte questo vediamo come intorno allo stadio sia pieno di gente; turisti ma anche genitori che portano i bambini a giocare, giovani con gli aquiloni, è un po’ come essere al parco visto i suoi ampi spazi.
E poi il famoso “Bird's Nest” è veramente uno spot per il partito e il progresso cinese, ci sono tavole che inneggiano alla sua costruzione e all’aver portato qui un evento mondiale e così importante.
Anche negli occhi della gente si legge l’orgoglio e la fierezza per tutto questo e poi la struttura dal vivo poi è veramente particolare, direi quasi affascinante.

Quando arriviamo in ostello a ritirare i bagagli ci accorgiamo che siamo un po’ in ritardo, tutti ci avevano detto di arrivare in stazione almeno due ore prima per i controlli e noi non abbiamo molto tempo; così corriamo a prendere un taxi ma ci scontriamo sul traffico delle 6 di sera.
Praticamente abbiamo fatto 10 km in 1 ora… se andavamo a piedi forse facevamo prima.
Quando arriviamo all’esterno della stazione manca 1 ora e un quarto prima della partenza del treno; siamo un po’ nervosi e speriamo di riuscire a salirci.
Per fortuna i controlli son stati molto rapidi e piuttosto blandi ed dopo aver tirato un sospiro di sollievo abbiamo anche avuto anche il tempo di mangiare un veloce panino prima di salire in carrozza.
La stazione comunque era veramente enorme, solo la facciata sembrava un po’ come il terminal 1 di malpensa e all’interno c’erano diversi settori che raggruppavano una decina di treni ognuno.. del resto i cinesi son miliardi!
Lasciamo Pechino e i suoi palazzoni che non finiscono mai, i continui e fastidiosissimi clacson, i bambini curiosissimi, gli under 20 orientati al mondo occidentale..
Non ho ancora capito che svolta sta prendendo la Cina, ma per ora son contentissimo di essere qui a vivere tutto questo.

Ora mi metto a dormire, domani ci sveglieremo a 1160 km da qui.. a Xi’an.