mercoledì 25 luglio 2012

Israele 2012 - Tra il sacro e il profano - parte II

GIOVEDI’ 6 GIUGNO

E’ l’ultima giornata a Gerusalemme.
Soddisfatti della giornata di ieri oggi possiamo muoverci con più calma; comunque ci svegliamo presto, solita colazione in ostello e verso le 9 e mezza siamo già sotto il sole cocente a muoverci per la città.
Come prima meta decidiamo di andare nel vicino mercato ebraico Mahane Yehuda, famoso perché nel corso degli ultimi anni è stato luogo di alcuni attentati.

Ci muoviamo a piedi e il luogo è già affollato di gente.. signore che fanno la spesa, rabbini che discutono tra loro, ragazzi che fanno colazione.. si vede che un luogo importante per la comunità cittadina.
Noi curiosamente ci addentriamo e lo percorriamo lentamente.
La frutta la fa da padrone, i banchi si susseguono uno dietro l’altro alternandosi a macellerie, venditori di dolci e ovviamente a quelli del pane.
A un certo punto, quando io e il Rosso ci avviciniamo a un venditore di olive e altri prodotti sott’olio, il ragazzo ci allunga un frutto verde da provare.. e ingenuamente lo assaggiamo; io do un morso secco a metà, a primo colpo non sento reazione e quindi mangio anche l’altro pezzo.. dopo circa 30 secondi sento un bruciore in bocca pazzesco..vedo il Rosso che sputa per terra e il venditore che ride come un matto..
Ci aveva rifilato un peperoncino piccante.. il maledetto!
Ovviamente quando raggiungiamo gli altri gli suggeriamo di andare a provare qualcosa al quel banco; ci passiamo di nuovo di fronte e questa volta il ragazzo facendo l’occhiolino al Rosso allunga il peperoncino verso Mel e il Vale.. che però non ci cascano, alla fine solo noi ci troviamo con la bocca in fiamme.
A parte questo compriamo da assaggiare altre cose, dei pezzi di torta, dei datteri, la classica ciambella gialla e del pane… i mercati cittadini sono sempre affascinanti.
Dopo un’oretta decidiamo di tornare verso la città vecchia per visitare le ultime cose.
Passando davanti a un centro commerciale chiuso notiamo un’altra particolarità di Israele, all’ingresso c’è un metal detector con una guardia armata che controlla chi entra e chi esce.. questo ci fa comprendere ancora meglio il sentimento di “paura” costante che prova la gente del posto.

Arrivati alla città vecchia camminiamo intorno alle mura dirigendoci verso la Porta di Giaffa, che generalmente è la porta utilizzata da quasi tutti i turisti per entrare nella Old City ed infatti è piena di comitive.
Vediamo dall’esterno la cittadella e la torre di David (purtroppo non avevamo abbastanza tempo per visitare il museo al suo interno) e poi proseguiamo per la stradina David st che si addentra all’interno della città.
Qui siamo in discesa e quasi quasi ci sembra di essere capitati nelle vie dove ci siamo persi ieri.. anche qui i negozietti si alternano anche se poi sembra che vendano tutti la stessa roba “turistica”.. scialli, libri sulla città, magliette, rosarii.. ect. Io per ricordo compro una piccola mano di Fatima, si dice che porti via la sfortuna.. vedremo.
Seguendo il consiglio della Lonely prendiamo una traversa per salire sopra il Suk e fare un pezzo di camminata sui tetti.
Molta gente che vive qui usa camminare sui tette delle case, che ovviamente sono come dei terrazzoni, per evitare il flusso di gente sottostante e quindi per muoversi più rapidamente.
L’ora non è delle migliori, è mezzogiorno e il caldo ci ammazza, però camminiamo senza meta per una decina di minuti incrociando per lo più qualche vecchio rabbino; effettivamente siamo sopra alla casa di qualcuno e questa volta intorno a noi non c’è nulla di turistico o simile, ma ambienti veri.
Scendiamo per scalinata strettissima e ripreso l’orientamento torniamo alla porta di Giaffa.
Il giro è ormai concluso, non avremmo tempo per visitare bene altre cose quindi decidiamo di tornare nella vicina Mamilla street.
E’ l’ 1 e mezza e ci facciamo un insalata gigante guardando lo struscio dei negozi alla moda.. Il “ballottaggio” si conferma ancora notevole e questo è un buon auspicio per i prossimi giorni.

Ritornati in ostello, ritiriamo i nostri bagagli e verso le 3 e mezza andiamo a prendere uno Sherut, il minibus collettivo, che per pochi euro ci porterà nella nostra prossima meta.. Tel Aviv arriviamo!

Il viaggio verso Tel Aviv è rapido, 30-40 minuti al massimo e nel durante schiaccio un pisolino per recuperare un po’ di forze che saranno preziose per la serata.
Lo Sherut ci lascia alla stazione degli autobus e già captiamo come la città sia molto diversa da Gerusalemme; mentre nella prima la calma regnava sovrana qui è tutto più in movimento, anche la gente è più multietnica, ci sono le prime persone di colore e non si vede quasi nessuno vestito seguendo i dettami religiosi.
Ci informiamo e prendiamo un altro Sherut che si fermerà a pochi passi dalla nostra location al numero 8 di Frishman street.
Abbiamo prenotato due appartamenti presso www.telavivsuites.com; la ricerca dell’alloggio, come ho già spiegato, è stata molto difficoltosa in quanto parecchi posti erano già al completo o mezze catapecchie.
Ad accoglierci c’è il proprietario, Motti, un lituano emigrato qui parecchi anni fa che è un personaggio assoluto.
Ci fa salire negli appartamenti e mentre ci spiega come funzionano il gas, l’aria condizionata e la doccia (con il classico timer) si mette a cazziare il Rosso che non lo ascolta.

Finita la spiegazione si rilassa e ci chiede se siamo qui per le bellezze locali esaltandone la bellezza con un gesto eloquente ad altezza petto.
Gli appartamenti sono perfetti e alle 5 siamo sistemati e possiamo lanciarci in spiaggia per goderci il primo mare!
Attraversiamo la strada e siamo già sulla spiaggia, vediamo il famoso lungo mare e alle nostre spalle c’è il Dan Hotel con le sue facciate tutte colorate; in spiaggia non c’è molta gente, l’ambiente è tranquillo anche se intorno a noi ci sono alcuni “ballottaggi” interessanti.
Il relax è totale, solo Mel e il Vale si sfidano a rigori.. il match tra di loro è come una finale dei mondiali,peccato che Mel al rigore decisivo scivola e cadendo all’indietro riesce a sparare il pallone altissimo mandandolo sulla strada.. un rigore alla Roberto Baggio a Usa94
Chiudiamo il pomeriggio gustandoci il tramonto bevendoci un paio di birre seduti in un baretto in spiaggia..fantastico!

Tornati in appartamento lentamente ci prepariamo per la serata.. è ora di testare la famosa nightlife di Tel Aviv; e’ giovedì sera ma per loro è come se fosse il nostro venerdì, quindi siamo fiduciosi e le nostre aspettative sono alte.
Non volendo girare a vuoto puntiamo subito la zona più consigliata, quella del Porto, dove secondo i “rumors” tutte le sere è facile trovare gente.
Prima di partire mi ero informato parecchio e praticamente suddivideva la Tel Aviv notturna in 3 luoghi differenti.. quello del Porto, recentemente ristrutturato e un po’ più turistico, la zona di Neve Tdedek, quella più in voga al momento e frequentata da gente del posto, ed infine la zona interna con le discoteche underground prese d’assalto dalle 3-4 di mattina in avanti.

Per andare al porto prendiamo i taxi e qui cerco subito di utilizzare le mie doti di negoziatore e ad abbassare il prezzo, ma capisco che Tel Aviv non è molto luogo da contrattazioni, infatti quando al taxista dico “come on, my friend”… lui mi risponde secco “we are not friends”.
La zona del porto effettivamente è molto carina e si vede che è solo da qualche anno che è stata sistemata; tutto è nuovo, i negozi sono aperti fino a quasi mezzanotte e la passeggiata è piena di gente.
Andiamo a mangiare del buon pesce al “White Pergola” in attesa che arrivi l’ora di scatenarci.

E’ mezzanotte e iniziamo a perlustrare i vari locali presenti, notiamo subito che l’età media è abbastanza bassa in media tra i 20 e i 25 e tra quelli che ci ispira di più c’è il Galina Club.
Ci mettiamo in coda ed entriamo senza problemi. Il locale è suddiviso in due parti, l’esterno con ampio bancone sul terrazzo dove poter rilassarsi e sostare sui divanetti, e l’interno che è la vera zona disco del club.
Al bancone iniziamo con qualche giro di vodka, la bella barista ci fa subito capire che la mancia qui (come nei ristoranti e nei bar al centro) non è un optional e incominciamo a guardarci intorno.
Tel Aviv in fatto di prezzi si conferma anche qui come una normale città europea, le consumazioni vanno dai 4-5 euro per una vodka o una birra fino ai 6-7 euro a cocktail.
L’ambiente esterno è un po’ troppo tranquillo così optiamo per entrare nella zona disco…. Appena passata la porta lo sguardo di tutti cade sulla nostra destra dove c’è un mini settore rialzato ed è pieno di ragazze scatenate..sono tutte in minigonna o vestito corto, alcune bionde altre more..
Ago continua con il tuo tormentone partito a cena.. in romanesco ripete all’infinito “mettegliè la gamba, togliele la gamba” e alla fine monopolizziamo l’angolo tra il bancone e il palco rialzato.
Io inizio a fermare qualche tipa.. quasi tutte si fermano senza problemi, si parla, si balla.. insomma l’ambiente è più che piacevole.
Mel si scatena con le foto come al suo solito, Vale regala il suo sorriso a 48 denti ad ogni tipa e al bancone ordiniamo ancora altre vodka.
Ci son due tettone poi che ballano proprio attaccati a noi, io quasi rimango ipnotizzato dal ballottamento..poi altre due che ballano come pazze, ci provo secco ma non ci stanno, vanno via ma poi ritornano.. alla fine non ci si capisce più nulla.
2 ore volano via in un attimo, ma verso le 3 il locale si svuota e chiude.. imaniamo un po’ sorpresi e allora fermiamo un po’ di gente per capire l’andazzo.. tutti ci fanno un nome "Cat&Dog".

Siamo in 5 e nessun taxi ci carica tutti insieme, quindi ne dobbiamo prendere due.. una macchinata formata da Ago, Teri e Mel e l’altra da me e il Vale.
Arriviamo al Cat&Dog e all’esterno c’è una bella coda.. degli altri 3 non c’è ne traccia così io e Vale proviamo ad entrare.
La coda è a casaccio.. praticamente c’è un tipo che decide chi far entrare e chi meno. Sembra di essere al mercato, tutti urlano, spingono, lo chiamano “Sharon Sharon..”. il “buttadentro” è strafatto, lo si vede e chiama un po’ a casaccio.
Iniziamo a chiamarlo anche noi. “Sharon.. from Italy.. Sharon”… e il tipo ci guarda, occhi pallati e ci chiede “are you from Italy?.. come on” e ci fa entrare.
Il posto sembra una di quelle discoteche underground che andavano tanto a fine anni 90.. dentro c’è di tutto… belle fighe, gay, fattoni… ma gli altri?
Alla fine vista la coda hanno desistito e si sono messi sulla panchina lì fuori, Ago conia un nuovo termine “Fichhh.”… praticamente coniando la parola figa con la cadenza araba.un po’ come la pubblicità della Moment Act.
Alle 5 passate usciamo dal locale e torniamo in taxi e arriviamo praticamente insieme agli altri.

La prima serata di Tel Aviv ci ha sorpreso.. ma di certo non ci ha deluso

lunedì 16 luglio 2012

Israele 2012 - Tra il sacro e il profano - 1 parte

Il viaggio in Israele non è nato per caso; è da tanti anni che, parlando tra amici sulle possibili mete o sui posti che ci sarebbe piaciuto visitare, saltava fuori questo nome.
Però al momento di “concludere” siamo sempre stati bloccati.. o saltava fuori un posto nuovo e totalmente diverso o era il costo del volo aereo che ci frenava.

Così quando a gennaio incasso l’ok di un paio della compagnia quasi non ci credo… e soprattutto mi trovo spiazzato, ok.. andiamo in Israele.. ma dove? quando? per quanto?
Dopo qualche breve consultazione ecco si stabiliscono i punti chiave. Si parte i primi di giugno, così’ da poterci godere anche un po’ di mare , poi ovviamente andremo a Gerusalemme e non possiamo non testare la famosa vita notturna di Tel Aviv….… ok, queste sono le tappe fondamentali; Io provo ad inserire anche una giornata al Mar Morto o a Nazareth ma per alcuni i giorni di ferie son limitati.. peccato.

Stabilito il programma la meta attira molta attenzione tanto che a partire saremo in 5, cosa che da tanto tempo non accadeva. Oltre a me, vengono Mel, Vale, il Rosso e Teri.
A febbraio compriamo i voli, purtroppo non a buon mercato (310 euro con Alitalia facendo scalo a Roma) e suddividiamo la visita in due.. Da martedì a giovedì pomeriggio staremo a Gerusalemme, mentre da giovedì sera a domenica vivremo Tel Aviv… è fatta! il viaggio “Tra il sacro e il profano” può iniziare!

Poco prima di partire mi rendo conto di quanto l’interesse e la curiosità verso questi posti non colpisca solo me e i miei amici, ma anche parecchia gente che generalmente non viaggia o viaggia poco.
Amici di famiglia, colleghi di lavoro, parenti.. tutti mi chiedono, son curiosi, sia sui motivi della scelta dell’itinerario sia sulle nostre aspettative.
La richiesta standard è “Israele? Come mai?”.. bella domanda.. la risposta istintiva forse è “Why not?” ma parlando seriamentesi potrebbe discutere parecchio su questa cosa, sulle motivazioni.

Principalmente per me è stata curiosità; alla fine è una zona sempre al centro dell’attenzione mediatica mondiale e non solo ora, penso sia difficile trovare un luogo così ricco di storia e di avvenimenti importanti.
La via di passaggio delle spezie verso l’Europa, l’ultimo avamposto dei Romani, le crociate, il periodo sotto i mussulmani, il movimento Sionista dello scorso secolo con il ritorno degli ebrei in Palestina fino alle recenti e continue lotte per il controllo attuale del territorio.
Poi il fatto culturale e religioso; mussulmani, cristiani ed ebrei che condividono (o almeno provano) lo stesso luogo di culto.. una cosa unica al mondo.
Ed infine, anche se son un cristiano non praticante, la storia Gesù si evolve qui.

Prima di partire mi informo e leggo il più possibile per conoscere meglio non solo i posti ma anche le sfaccettature religiose e culturali.. e così solo a pensare dove andrò a breve, mi emoziono.


MARTEDI’ 5 GIUGNO

La prima giornata è praticamente dedicata al viaggio per arrivare a Gerusalemme.
Partenza da Milano alle 8.15, 2 ore di scalo (maledetta Alitalia che ha spostato tutti i voli su Roma) ed arrivo a Tel Aviv alle 16 ora locale.
Vicino al nostro gate, c’è l’imbarco per Budapest e la differenza di gente è notevole.. Verso Budapest è un continuo di belle ragazze, gruppi in vacanza, coppiette.. mentre sul volo per Tel Aviv ci sono comitive viaggi-organizzati, qualche israeliano che rientra a casa oppure gruppi di maschioni molto “gaio”. E si, Tel Aviv è molto gay friendly.
Comunque volo tranquillo, pasto senza carne di maiale (con tanto di biglietto di Alitalia in cui spiega che è per rispetto verso le religioni ebraica e mussulmana) e arrivo puntuale
L’aeroporto è moderno e funzionale e l’unico rallentamento l’abbiamo al momento del controllo documenti, che non è molto differente da quando si entra negli Stati Uniti o altri paesi simili..
Domande di rito sui compagni di viaggio, giorni di permanenza, luoghi che si intendono visitare.. ma niente di ossessivo, tanto che con il tipo della dogana riesco anche a chiedergli del tempo e se le spiagge son già affollate.
Come suggerito non mi faccio timbrare il passaporto, non che a breve abbia in mente un viaggio in Iran o Libano, però non si sa mai.
Per muoverci verso Gerusalemme optiamo per il taxi collettivo Nesher; mentre attendiamo che si riempa per poi partire osserviamo intorno a noi; la prima impressione è quella di gran modernità, l’aeroporto, la gente, le tecnologie (quasi tutti hanno iphone o simile).
E poi incominciamo a vedere i primi militari, in genere ragazzi più giovani di noi, che probabilmente son appena arrivati e si spostano verso la loro destinazione.
10 minuti di attesa e il pulmino da 10 persone è pieno e ci muoviamo verso la nostra meta. E’ circa un oretta di viaggio in autostrada, con intorno un panorama che spazia dal desertico al verde delle piante di frutta/ulivi. E’ la mia prima volta in Medio Oriente e son emozionato.

Arriviamo all’Abraham Hostel per le 6 di sera; l’ostello ci piace, è giovanile, ben strutturato, pulito e pieno di gente.
La posizione è perfetta per chi vuol stare fuori dalle mura della città vecchia (che comunque distano un 15 minuti a piedi) in modo da poter vivere un po’ la Gerusalemme Ovest.
Ci rilassiamo un attimo in camera e dopo una bella rinfrescata usciamo a vivere i primi momenti in città.

Camminiamo senza fretta sulla Yafo street dirigendoci verso la Zion Square.. intorno veniamo colpiti dalle prime immagini che il luogo ci offre.
Le vecchie case che sembrano debbano cadere da qui a poco, i balconi storti che poggiano sugli impianti di condizionamento, i tanti negozietti che vendono vestiti e cianfrusaglia varia, il moderno tram che proprio stacca in maniera pazzesca con il resto che lo circonda.
Poi quando arriviamo in Zion square invece i palazzi iniziano a essere più moderni, così come i negozi e i ristoranti che danno l’idea di essere più occidentali e simili ai nostri.
Ma quello che colpisce in particolare sono le persone.. alle fermate del tram e in giro per negozi ci sono tanti rabbini/ebrei ortodossi, vestiti praticamente tutti uguali.
Con la camicia bianca, i pantaloni e il giaccone nero, cappello o la Kippah in testa.. e poi i capelli, con i boccoli ai lati e la barba lunga.
Anche le donne spostate hanno il loro abbigliamento, testa coperta, gonne lunghe e vestiti che noi generalmente potremmo considerare molto semplici.
In questa zona la prevalenza è ebraica e, si vedono pochi mussulmani
Affamati, in Ben Yehuda Street ci facciamo i primi Falafel e Shawarma innaffiati dall’ottima birra Maccabee.
Di fianco a noi, seduti, ci sono alcuni giovani militari… sui 20 anni, Kippah in testa mangiano tranquillamente il loro Shawarma con il fucile in spalla.. lo fanno con una naturalezza tale che la situazione quasi non ci colpisce come potrebbe sembrare a sentirla raccontare.. ma del resto, le sensazioni non si possono raccontare ma solamente viverle.
Mentre il buio avanza, torniamo verso l’ostello, in giro oltre a qualche sporadico turista ci sono solo alcuni bambini che raccolgono soldi per una scuola e gli ultimi negozianti che stanno chiudendo le serrande.
Ben Yehuda è un alternarsi di negozi tutti uguali, cambio valuta-argenteria-gioielleria-vestiti-souvenir-kebabbaro-.. cambio valuta-argenteria.. e così via.
I negozi di souvenir poi vendono proprio di tutto, anche le Kippah più assurde.. tipo quella del Chelsea fc o del Manchester..

Arrivati al bar dell’ostello, l’ambiente è vivace. Gente che cucina, alcuni bevono una birra, altri sfruttano la connessione wi-fi.
Così per passare il tempo ci beviamo un paio di birre giocando a biliardo..
Saltano fuori anche le prime cazzate.. come Mel, soprannominato “Melchio di Nazareth” e noi che ci facciamo abbordare dalla ragazza dell’ostello che gestisce la sala video.
La Finlandese Naike è simpatica.. ma ha un difetto.. è una botte assurda, tante che ad abbracciarla non riusciresti a stringerti le mani.
Con la scusa di parlarci della città, alla fine si mette a giocare a biliardo con noi e ci porta anche sul tetto dell’ostello per vedere la città dall’alto.
Del resto, con tutte le tipe che c’erano in ostello (un paio di livello assurdo) ovviamente noi abbiamo fatto comunella con la peggiore.
Verso le 10 optiamo per uscire e andiamo nelle due strade consigliatemi dalla barista, Yosef Rivilin – Shim’on Ben Shetach e dintorni.
Teri è affamato, tanto al primo locale in cui ci dicono che la cucina è aperta, ci sediamo.. ovviamente la cucina è chiusa e quindi ci tocca rilassarci con una birra e fumando un po’ di narghilè.
Comunque in Yosef Rivilin sembra di essere a Ibiza, non tanto per la quantità di gente.. ma per la quantità di butta-dentro che ci sono.
Per essere martedì comunque di movimento c’è ne abbastanza. Però la mattina dopo la sveglia suonerà alle 7, quindi accontentiamo Teri, ci fermiamo a mangiare una cosa e torniamo a dormire.. il viaggio è appena iniziato.


MERCOLEDI’ 6 GIUGNO

Come previsto la sveglia suona alle 7, il sole fuori è già abbastanza alto e noi ci prepariamo alla giornata più impegnativa del viaggio.
Doccia veloce e poi colazione in ostello.
A proposito, una particolarità che abbiamo trovato in Israele, sia in ostello che in appartamento, è il timer per scaldare l’acqua delle docce.. praticamente fuori dal bagno c’è un timer in cui imposti il tempo di utilizzo della doccia e per la quale vuoi l’acqua calda, che arriva dopo circa venti minuti dalla sua accensione.
A colazione la sala ostello è piena; oltre alla solita finlandese ci sono altre tipe niente male, in particolare 3 stangone pazzesche.. praticamente l’ostello era il posto di Gerusalemme dove abbiamo visto più figa in assoluto.
Davanti a noi invece si siede una tipa tutta strana, non dice una parola, ma guardando Teri si mette a ridere da sola senza motivo.. a dir la verità, vedere Teri vestito come un Indiana Jones Metrosexual un pò faceva ridere anche a me.
Dopo un buonissimo succo d’arancia fatto sul momento partiamo carichi alla volta della Old City.
Prima del viaggio mi ero studiato un itinerario in modo da poter fare una visita completa della città vecchia, con particolare attenzione agli orari di apertura e chiusura dei vari punti d’interesse.. soprattutto per quanto riguarda la Spianata del tempio che è aperta ai non mussulmani solo poche ore al giorno.

Così prendiamo la moderna metro e arriviamo alla fermata della porta di Damasco; il nostro giro inizierà da lì.
La giornata è splendida, non c’è una nuvola e in poche centinaia di metri l’ambiente circostante è già cambiato; intorno a noi ci sono venditori ambulanti, baretti messi alla meno peggio, bambini che giocano, militari con i giubbotti anti-proiettili, donne con il velo.. qui siamo nella zona mussulmana della città.
La porta di Damasco poi è veramente incantevole; imponente, quasi maestosa con le sue due torri laterali. Per me, delle porte della città vecchia, è sicuramente la più bella.
Una volta superata sembra di essere catapultati in un altro mondo. Siamo in pieno Suk, dove le strette vie sono dei mercati a cielo aperto.
Noi percorriamo la El Wad HaGai ed è uno spettacolo difficile da raccontare.
Negozietti e venditori di tutti i tipi.. vestiti, scarpe, oggetti di vario tipo e poi alcune donne anziane sedute per terra che vendono delle foglie verdi di vite.
Ma è il cibo a farla da padrone! Spezie, di dolci, risto-bar con tavolini di plastica in mezzo alla strada e soprattutto il pane.. non so quanti panifici ci sono.
Giriamo con calma senza fretta, e tra le varie cose troviamo una porta semi aperta e, incuriositi e aprendola, riusciamo anche a vedere un forno interrato dove stanno preparando il pane fresco.
I colori, gli odori e i rumori che si sviluppano per questa strada sono una novità per noi e ne rimaniamo affascinati.
Intorno a noi poi tanta gente comune, donne (tutte con velo e/o l’Hijab, il vestito lungo) che fanno la spesa e uomini indaffarati a scaricare/caricare merce.
Quello che troviamo “strano” è che nessun venditore è assillante o insistente; sentendo i racconti dei mercati arabi tipo Marrakech o in Turchia ci aspettavamo comunque di essere avvicinati o chiamati dai vari negozianti.. invece nulla.
Ancora oggi non ho capito se è proprio diverso o se probabilmente il continuo passare di militari li scoraggia ad avvicinare con insistenza i turisti.
Le vie sono strette, irregolari, a volte si entra in sottopassaggi con di sopra una casa.. chissà quanta gente ha percorso la nostra stessa via nel corso degli anni.

E’ mattina presto, saranno le 9, quando arriviamo al Muro del Pianto.
Per entrare nella spianata che porta al muro bisogna superare uno dei tanti punti d’ingresso con metal detector; superiamo velocemente i controlli (comunque piuttosto blandi) e finalmente vediamo dal vivo il luogo di culto più importante per la religione ebraica.
Infatti da quando il Monte del Tempio è in mano mussulmana il popolo ebraico ha adibito questa parte di muro a luogo di preghiera.
La prima impressione… non so.. è quasi di delusione, non che ci aspettavamo qualcosa di imponente o di particolare.. ma alla fine è poi un muro (per quanto antico) con di fronte una grande piazza.
Comunque guardiamo con interesse tutto intorno a noi, spiccano le gigantesche bandiere di Israele come a voler segnare il territorio e a sottolineare a chi appartiene attualmente Gerusalemme.. e poi anche l’enorme piazza che è stata creata dopo la guerra dei sei giorni del 1967, diciamo che un po’ stona con il resto della città vecchia, dove generalmente gli spazi sono piccoli e le case sono costruite tutte attaccate una all’altra lasciando poco posto anche solo alle sue viuzze.
Dopo queste prime impressioni decidiamo di avvicinarci al Muro Occidentale, ovviamente dalla parte degli uomini visto che l’ingresso è suddiviso per sesso e ci sono delle transenne che ne delimitano l’accesso.
La parte concessa agli uomini è notevolmente superiore a quella concessa alle donne e al nostro ingresso ci viene solo chiesto se siamo di religione ebraica o meno (nel caso lo fossimo dovevamo indossare la kippah).
Ora capiamo cosa rende così particolare ed interessante questo luogo.. è la gente.
Vicino al muro, nonostante sia solo mattina, ci sono già tanti praticanti che pregano.. il muoversi in maniera ondulata, molti con in mano un libro e quelli più vicini che quasi picchiano la testa contro la parete.. tutti comunque sono vestiti come prevedono i dettami ebraici.
Siamo all’aperto ma, a parte le preghiere, il silenzio è totale; a sinistra del muro si entra in uno spazio chiuso dove sono disponibili dei volumi per chi volesse utilizzarli durante la preghiera.
Tornando alle persone notiamo la presenza di parecchi ragazzi sui 14-16 anni e anche alcuni uomini che hanno un laccio nero intorno al braccio che stringono forte durante la preghiera, quasi da flagellazione.
Un’altra particolarità sono i bigliettini che vengono inseriti nelle fessure del Muro; infatti e’ questo il modo in cui generalmente si fanno le preghiere e voti personali e gli spazi tra i blocchi di pietra ne sono pieni.
Il tempo vola e sappiamo che alle 11 chiude l’ingresso al Monte del Tempio e non vogliamo perdercelo.
Ci mettiamo in coda fuori dall’unico ingresso consentito ai non mussulmani, fortunatamente è vicino al Muro Occidentale.
Qui i controlli sono più minuziosi, oltre al passaggio nel metal detector guardano se non si ha nulla che vada contro la religione mussulmana. Nei cestini infatti ci sono tanti panini con salame o altri insaccati di maiale ed alcuni testi religiosi cristiani ed ebraici.
Mentre aspettiamo notiamo che l’afflusso verso il muro aumenta, in particolare ci sono molte scolaresche ebraiche; anche i bambini più piccoli hanno i capelli con lunghi ai lati raccolti in boccoli.
Superati i controlli e i 4-5 militari armati presenti all’ingresso entriamo finalmente nella spianata.

Quello che colpisce subito è l’assoluta tranquillità del posto, se prima durante il passaggio nel Suk era già un macello di prima mattina, qui la pace regna assoluta.
Gli spazi sono notevoli e lentamente iniziamo a visitare questo luogo così conteso.
Iniziamo dalla zona della moschea di Al Aqsa, guardandola dall’esterno non ha un gran fascino e sicuramente soffre il confronto con la più bella e famosa Cupola della Roccia.
A me ha colpito più quello che c’era all’esterno della moschea, come vedere un gruppo di donne con il velo sedute all’ombra che chiacchierano tra di loro o sentire il “custode” rimproverare una giovane coppia di turisti che si fa fotografare stando abbracciati.
Infatti sembra che sia considerato impuro abbracciarsi o semplicemente toccarsi mentre si è in questo luogo e l’impeto con cui l’uomo rimprovera la gente è notevole.
Proseguendo verso il centro della spianata passiamo per il Sabil di Al-kas; questa fontana è veramente bella e era stata costruita per i rituali da compiere prima della preghiera.
Finalmente ci avviciniamo alla Cupola della Roccia, già in lontananza è spettacolare e il sole che riflette sulla cupola dorata rende i colori ancora più vivaci.. in particolare le piastrelline di ceramica hanno un colore così accesso e vivo che ben contrasta con il resto della città.
Superiamo la scalinata e passando sotto l’arco con la bilancia delle anima (secondo la religione islamica è qui sotto che le anima dovranno passare per essere pesate e giudicate) arriviamo a questa moschea.
Ovviamente ci scateniamo in foto e anche in questo luogo di culto il Rosso regala una delle sue perle.
Una ragazza chiede a Mel e al Vale di farle una foto con dietro la cupola ma mentre la fanno, Ago si mette vicino al palo dietro di lei e si mette a fare le facciacce!
Questa moschea possiamo vederla solo dall’esterno, infatti l’accesso è consentito solo ai mussulmani, ma siamo già soddisfatti così.
Peccato invece che la ricostruzione più piccola della Cupola della Roccia situata di fianco all’originale sia in ristrutturazione.
Ultima cosa che ci gustiamo prima di essere cacciati in quanto l’orario di visita era terminato è il panorama.
Da una parte c’è il Monte degli Ulivi con il cimitero ebraico sottostante e dall’altra invece la città vecchia; questa forse è una delle cose che più mi è rimasta impressa.. spettacolare.
Usciamo dall’ingresso in cima, in modo da essere vicini alla Porta dei Leoni e all’inizio della Via Dolorosa (a differenza dell’ingresso che è consentito solo da una porta, per uscire invece si può passare da qualunque parte).
E’ quasi mezzogiorno e iniziamo ad essere affamati.
Comunque decidiamo di iniziare la Via Crucis, il pomeriggio sarà dedicato alla visita dei luoghi di culto cristiani.
Seguiamo bene il libricino dove spiega bene le varie stazioni e i fatti accaduti a Gesù.. dal luogo in cui Ponzio Pilato lo condannò al posto in cui cadde a terra con la croce.. e così via.
Senza entrare nell’ambito religioso, la grossa differenza tra qui e la Spinata delle moschee è la continua presenza di venditori.
Tra una stazione e l’altra ci sono tanti negozietti in cui vendono rosari, crocefissi, libri e anche gli ambulanti sono un abbastanza fastidiosi.
Uno in particolare ci segue per un po’ con la sua frase “Italiani…..solo 2 euro…”.
Prima di partire avevo letto che c’era anche la possibilità di affittare un grande crocefisso da portare in spalle per tutta la durata della via, bè io non ne ho vista traccia, probabilmente perché era un mercoledì e non c’erano processioni in programma.
A metà via, scegliamo di seguire la Lonely e salire in cima all’Ospizio Austriaco. La vista dal suo tetto è particolare, si ha un’altra veduta della città.
Siamo affamati e così quando la via dolorosa incrocia El Wad HaGai ci fermiamo a mangiare, andiamo da “Abu shukri” punto di ristorazione araba-israeliana.
Il locale è volgare al punto giusto, tavolini in plastica, gente locale che mangia intorno a noi.. noi prendiamo un po’ di tutto, vogliamo assaggiare diversi piatti dividendoceli.
Falafel, Hummus di diversi gusti, agnello, qualche verdura.. tutto ovviamente inserito nella Pita, il tipico pane israeliano.
Il cibo è spettacolare, manca solo la birra che essendo in un locale arabo non viene servita (spettacolare la faccia del ragazzo che ci serviva quando abbiamo chiesto se ne avevano), e il conto è di neanche 10 euro a testa.
Finito di mangiare, quando di fianco a noi passano le 3 stangone dell’ostello capiamo che è l’ora di riprendere la via religiosa; le vie brulicano ma questa volta di turisti e di pellegrini.
Noi proseguiamo e prima di arrivare alla Basilica del Santo Sepolcro ci fermiamo in un negozietto..
Mel vorrebbe prendere la faccia di Gesù in legno ma il peso da portare per i resto della giornata lo spaventa mentre io compro un crocefisso
La contrattazione con il venditore è fin divertente e lui, pur di venderci qualcosa, si inventa che tutti i crocefissi e rosari in vendita a Gerusalemme li fa lui e che quindi ci conviene prenderli direttamente nel suo negozio perché sarebbero stati sicuramente più a buon mercato.
Cosa non si fa per vendere??!! Arrivati a un buon prezzo concludiamo l’affare e arriviamo finalmente alla basilica.
Devo ammettere che un po’ emozionato lo sono.
Osservo in giro incuriosito e mi colpisce, in particolare, la pietra dell’unzione; vedo gente che si mette in ginocchio a pregare o che fa benedire qualche oggetto strofinandolo o appoggiandolo sulla Pietra.
La Basilica è veramente grande e ben fatta; la visitiamo praticamente tutta, completando così le ultime stazioni della Via Dolorosa che sono proprio al suo interno.
Mentre camminiamo vediamo che ogni 5-10 minuti passano dei sacerdoti con in mano incenso, fanno sempre lo stesso percorso e se c’è qualcuno che blocca il loro passaggio aspettano, non gli girano intorno.. probabilmente devono eseguire il percorso in maniera rigida.
Purtroppo non riusciamo ad entrare nel Santo Sepolcro, sia per la lunga coda sia perché a un certo punto viene chiuso.

Incominciamo ad essere un po’ stanchi e vorremmo anche sederci un attimo e rilassarci un po’.
Così lasciamo la Basilica e scendiamo nel Suk vicino; qui i venditori son un po’ tutti simili, e in particolare si vedono parecchi negozi di souvenir e/o cose turistiche (tipo la maglietta – i love Jerusalem, libri fotografici, crocefissi, mano di Fatima, ect).
Senza rendercene conto ci perdiamo e non sappiamo bene dove stiamo andando.. queste stradine sono tutti uguali e ci sembra quasi di girare in tondo.
Però siamo fortunati, senza volerlo ci siamo riavvicinati al Muro del Pianto ma questa volta sbuchiamo dalle stradine che stanno di fronte.
La posizione rialzata ci concede una vista spettacolare; abbiamo la spianata sotto di noi, il muro di fronte e dietro vediamo il Monte del Tempio.
Fatte un po’ di foto arriviamo nel quartiere ebraico e finalmente ci rilassiamo in una piazzetta bevendo una birra fresca.
Questa zona è molto tranquilla e, passeggiando attraverso il Cardo, arriviamo alla Zion Gate, così usciamo dalla città vecchia e andiamo verso la tomba di David e il Cenacolo.
Qui è pieno di comitive turistiche, la loro presenza è alquanto fastidiosa e questo ci porta a fare una visita veloce.
Entrambi i luoghi non sono di certo tra i più interessanti della città ma offrono qualche spunto.
In particolare alla tomba di David dove troviamo alcuni ebrei intenti nella preghiera e poi la mia ricerca del Cenacolo.
Faccio il giro due volte dell’edificio dove dovrebbe esserci stata l’ultima cena, ma non trovo la stanza.. a un certo punto siamo sul tetto a goderci la vista panoramica (da cui vediamo anche una parte del muro che suddivide Gerusalemme dalle terre palestinesi) e dico agli altri che proprio non riesco a trovarlo.
Tempo un minuto e sale sul tetto una ragazza italiana che è al telefono, parla a volte alta e sentiamo che dice “mamma, sono proprio sopra al Cenacolo”.. Ovviamente scoppiamo a ridere e vengo preso in giro da tutti.
Sono le 4 e mezza passate e siamo soddisfatti del giro fatto, costeggiando le mura della città scendiamo verso la Dung Gate da dove prendiamo il bus per il centro città.
Arrivati all’inizio della Yafo st, passeggiamo nella moderna Mamila road; qui sembra di essere in uno dei nostri outlet. Tutto ordinato, pulito, nuovo.. la via è tutta un negozio dietro l’altro, le marche moderne e più conosciute hanno il loro spazio vendita qui.
Siamo attaccati alla Old City ma questo è tutto un altro mondo, potrei essere in qualunque città europea e non troverei una differenza… neanche nei prezzi.
Tra un negozio e l’altro troviamo un bar e ci rilassiamo godendoci l’ultimo sole.. la cameriera poi ci offre un ballottaggio mica da ridere. Cavolo qui son tutte belle ripiene!

Siamo stanchi, ma per concludere la giornata andiamo alla Jaffa Gate per prendere un taxi.. destinazione tramonto dal Monte degli Ulivi.
Aspettiamo una ventina di minuti seduti, da qui oltre alla città vecchia vediamo il cimitero sottostante (nel quale una tomba costa quasi come un monolocale dato che secondo la religione ebraica chi è seppellito qui sarà tra i primi a resuscitare) e la cupole della chiesa russa Maria Maddalena.
Il tramonto è difficile da descrivere, si vede la città cambiare colore.. i muri passano dal bianco-giallo chiaro a un rosso tenue e poi sempre più forte e la cupola dorata sembra quasi spegnersi mentre il buio prende il sopravvento.
Alle 8 torniamo con i taxi in ostello, in lontananza sentiamo il richiamo del Muezzin.. è l’ennesimo passaggio da una religione all’altra, ma forse è questo il segreto di Gerusalemme.. ti basta poco per essere in un mondo totalmente diverso.

In ostello ci riposiamo un po’, questa è stata sicuramente la giornata più intensa del viaggio. Di certo non tornerò a casa con la sindrome di Gerusalemme ma posso essere soddisfatto di averla visitata.
Riposati e docciati verso le 9 usciamo per la cena, torniamo nelle strade in cui eravamo stati la sera prima.
In giro c’è molta più gente, tanto che alcuni ristoranti sono pieni.. noi andiamo in uno misto israeliano-francese. Mangiamo molto bene e anche qui la cameriera conferma una delle qualità delle israeliane.. il ballottaggio è assicurato.
Dopo cena giriamo un po’ a zonzo e beviamo un ultima birra, però verso mezzanotte la stanchezza la fa da padrona.. per le serate avremo tempo da domani, a Tel Aviv.
Quando vicino all’ostello non riusciamo ad entrare in un “school party” capiamo che è ora di andare a dormire.. del resto Gerusalemme ci ha già offerto il suo meglio.