martedì 6 gennaio 2015

Le mie mille luci di New York / parte 5

Domenica pensavo di dormire un po’ di più la mattina ma sarà la voglia di fare o il rumore dei vicini ma son rimasto a letto solo fino alle 8.
In programma c’è la vera domenica americana con la partita di Nfl.
Uno potrebbe dire.. vai a Ny 6 giorni e ne bruci uno per vedere una partita?? (perché il match dura dalle 3 alle 4 ore, a cui bisogna aggiungere il tempo per raggiungere lo stadio).
Bè, anche questo è viaggiare.. non solo vedere luoghi e musei, ma è vivere o cercare di fare le cose per noi un po’ strane ma che magari per altri son una propria abitudine.

Visto la sveglia scendo per strada, mi faccio una colazione lenta e vado a piedi nella vicina Chinatown; inutile dire che fino alle 9 e mezza, oltre a me in giro c’erano ben poche persone.
Da Chinatown scendo a Little Italy che ormai è ridotta a due strade con qualche ristorante e niente di più.. sembra quasi un po’ una macchietta di se stessa.
Chinatown invece è come sempre vivace, tra il mercato del pesce, Canal St con i suoi falsi e una piazza dove alcuni signori facevano Tai Chi.

In giro per Noho

Da qui, con i mezzi, mi dirigo verso il Metlife Stadium.. metro fino a Penn Station e poi ho seguito la folla vestita di verde sul treno che mi porterà allo stadio.
Tra metro e treno ci avrò messo un’oretta buona e l’ambiente intorno a me è totalmente nuovo.
Sul treno i tifosi son composti, tutti tranquilli e mischiati tra le diverse tifoserie, ci sono bambini con i padri ed intorno a me si sente il rumore delle lattine di birra che si aprono e l’odore dei popcorn.
Lo stadio praticamente è in campagna tanto che è circondato da campi e prati color verde-giallino e nei parcheggi vedo barbecue improvvisati e gente che gioca a football in attesa dell’inizio gara.
Lo stadio è nuovo, strutturalmente ben servito e una volta entrati all’interno dei cancelli ci sono bar con maxischermi giganti per vedere la partita, giochi per bambini e shops con qualunque merchandising della squadra.
E qui mi scontro con i paradossi della mentalità americana… faccio per prendere una birra e dall’alto dei miei 34 anni mi chiedono il documento; in qualunque altro bar, con la carta d’identità italiana non avevo avuto problemi ma qui vogliono il passaporto che erroneamente avevo lasciato in ostello.
Ma cribbio, guardami in faccia… e poi un documento ce l’ho!.. provo in un paio di posti e nulla.. anzi, in uno mi lancia indietro la carta d’identità dicendo schifato “what is this??”.
Io trovo la cosa ridicola, avessi avuto 25 anni ma dai... tra l’altro una tipa di fianco si propone di prendermi lei la birra se le offrivo anche la sua.. 10$ di birra.. ma pensa te!
Meno male che alla fine riesco a prenderla quando ordino da mangiare, allungando un paio di dollari di mancia alla tipa che mi serve.

L’altra situazione un po’ paradossale è quando provo a vendere il biglietto che avevo in più.. chiedo a 5/6 persone e dopo mi avvina uno della security ed inizia a tempestarmi di domande su come mai vendevo un biglietto, dove me l’ero procurato..ect ect.. tanto che alla fine per quieto vivere ci rinuncio.. non si può fare una cosa un po’ fuori dagli schemi che subito si preoccupano e chiedono spiegazioni.
A parte questo, domenica americana al top.. hot dog, patatine, birra (il tutto a 25 $.. mica poco) e giornata in mezzo ai tifosi.
E’ particolare vedere come la gente segua l’Nfl; è tifato di brutto, altro che basket.. con cori, entusiasmo ad ogni azione, festeggiamenti per i touchdown o anche solo per il superamento del down, insulti ai giocatori che sbagliano.
In più c’è tutto quello che fa parte di un evento made USA.. gente che arriva in ritardo a partita già iniziata, un continuo via e vai per prendere cibo e da bere, fuochi d’artificio per l’ingresso delle squadre e per ogni touchdown, cheerleaders, cori scanditi dal capo-ultrà al maxischermo (J-E-T-S.. jets . jets.)
Durante il match parlo con il vicino commentando lo sport in generale e le principali azioni, anche se i Jets sono veramente scarsi e alla fine perdono 23 a 43 con la gente che andandosene già ad inizio 4° tempo lasciando lo stadio mezzo vuoto.
Dopo 3 ore e mezza si rientra in città, tutti ordinati e in fila per prendere il treno che mi lascerà a Manhattan verso le 6.
Arrivo a Soho e mi faccio trascinare dalla folla; non so.. sarà la gente e l’atmosfera ma tutto questo ti invita a fare compere e, almeno qui, sembra che la crisi economica sia passata e quasi ovunque ci sono code alle casse.
Visto che è domenica decido di andare lungo per poi rientrare in ostello dopo cena senza poi uscire di nuovo.
Così vado al solito pub a farmi due pinte guardando le altre partite di football alla tv; qui apprezzo l’abilità della barista che riesce contemporaneamente a servire, preparare i conti e dare retta alla gente al bancone che parla con lei… una galla!
Cena a Chinatown, dumpling con ripieno di pesce (spettacolari), gamberi al vapore ed involtini.
Quando rientro in ostello mi rendo conto che sono quasi al termine.. ormai sentivo il posto un po’ come casa e mi spiace dover andar via.. ci sarebbero da fare almeno altre 100 cose e così, con un po’ di tristezza, mi metto a preparare la valigia.

Avendo il volo alle 22, oggi alla fine avevo l’intera giornata a disposizione.. ma mi son svegliato stanco, un po’ svuotato.. sarà che le fatiche iniziavano a farsi sentire o più probabilmente il fatto che il rientro era vicino.
Però mi alzo presto, colazione volante da Starbucks e poi diretto al Financial District, la parte della città che mi mancava.
Alle 9 ho la crociera per la Statua della Libertà ed Ellis Island.
La giornata è ideale, senza nuvole anche se un po’ freschina; i controlli di sicurezza son simili a quelli dell’aeroporto e poi finalmente si salpa.
Peccato per la troppa gente sul battello che mi fa gustare poco l’avvicinamento e la vista della Statua della Libertà; però una volta arrivati sull’isolotto, finalmente si cammina tranquillamente e si vede la Statua della Libertà lì.. imponente, bellissima che guarda l’orizzonte e con dietro lo skyline dei grattacieli.
Anche questi son momenti da vivere, immagini da tenere nella mente e ricordare.
Invece Ellis Island è stata molto istruttiva, l’audioguida in italiano con i racconti di chi realmente è passato da qui son significativi e toccanti; i tempi son cambiati parecchio visto come venivano trattate le persone prima di poter entrare nel territorio statunitense.

Una volta rientrato a Manhattan son salito sulla Broadway in mezzo ai grattacieli molto diversi tra loro.. da quelli un po’ più antichi a quelli più moderni tutti a vetri che circondano piccole chiese e piazzette con angoli verdi.
Poi Wall Street, la borsa Nyse, la statua di Lincon… questo è il centro economico e ovunque si vede gente in giacca e cravatta che corre o che è in pausa pranzo dai venditori di hot dog o di cibo asiatico.
Peccato per il famoso toro che era preso d’assalto dai turisti e non ho potuto fare la classica foto.
In questa zona ho avuto una strana sensazione; pur essendo una giornata bellissima, qui si era sempre all’ombra e tutto era più scuro; questo è il lato negativo di avere tutti questi grattacieli così vicino tra loro.
Mentre la malinconia iniziava a scendere ho chiuso il mio tour con il memoriale dell’11/9 dove hanno fatto due grandi fontane a cubi al posto delle due basi; tutt’intorno ci sono su una lastra i nomi di tutte le persone che hanno perso la vita qui ed alcune hanno un fiore.. sicuramente è uno dei luoghi più forti dal punto di vista emotivo.
La zona intorno è tutta in evoluzione; oltre al quasi aperto Freedom tower stanno costruendo nuovi palazzi ed ultimando il Brookfield place che, con i suoi interni molto particolari, sicuramente diventerà uno dei posti da visitare.
Ormai quello che potevo fare l’ho fatto e le ultime ore le passo girando un po’ di negozi salendo verso l’ostello a piedi.
Il famoso Century 21 (un outlet di 6 piani preso d’assalto dai turisti ma per me con gran batteria al suo interno), i negozi con i costumi di Halloween e così via.
I prezzi… a parte alcune cose estremamente conveniente come i Levi’s, ho trovato prezzi un po’ più bassi che da noi ma non tutta questa gran convenienza.. più che altro si risparmia sull’Iva e un poco ancora sul cambio.. io ne ho approfittato prendendo un paio di cuffie delle Bose risparmiando non poco.


Stiamo quasi per partire, son contento, soddisfatto e felice di questa esperienza; New York è così tanto entusiasmante che son sicuro che prima o poi ci tornerò…

Al rientro a casa, apro la valigia.. e surprise...trovo questo tagliando.. praticamente bagaglio ispezionato senza dirmi nulla o chiamarmi mentre lo fanno..