mercoledì 17 agosto 2016

Transiberiana - 4.500 km nella vera Russia - 1a parte Kazan

Sabato 16 luglio
Ore 19.30

E finalmente transiberiana… anni e anni dopo il primo approdo in Russia corono questo sogno.
Un viaggio epico; niente San Pietroburgo o Mosca, voglio vedere la vera Russia, quella dove l’inglese è sconosciuto ai più, quella di Terzani nel suo “Goodbye Lenin”, quella che unisce babushka e belle ragazze e dove nei luoghi convivono ancora Lenin e le sue statue ed i moderni centri commerciali.
Insomma il centro sociale di questa nazione, perché se quello economico è tutto a ovest io spero di scoprire il suo cuore e la sua anima e questa non può che non essere in mezzo, in Siberia.

Viaggio partito in modo tosto, forse stavolta ho un po’ esagerato.. finito di lavorare alle 6 e alle 10 sono in aeroporto in attesa del volo notturno per Mosca e successivo aereo per Kazan; ho dormito praticamente solo le 3 ore del primo volo ma almeno sono arrivato qui in prima mattinata.
In aeroporto come sempre curioso tra i compagni di volo e questa volta sono facilitato dal fatto che, visto l’orario, Malpensa è deserto e quindi ci siamo solo noi.
Con me qualche turista, molte coppie miste, un paio di ragazze che tornano a casa dopo le vacanze.. niente di rilevante; stranamente sull’aereo sono vicino a una bella ragazza, però sarà il sonno o altro ma non me la sento di disturbarla e poi dormiamo entrambi per tutto il volo.
A Mosca, controllo documenti più rapido del previsto e poi volo per Kazan; anche qui sono vicino ad una ragazza, scambio due parole ma la barriera della lingua è più forte della volontà di comunicare.. ho l’impressione che sarà una situazione più che frequente man mano che andrò verso est.
Quello che mi colpisce in aeroporto e sul volo è il silenzio, pochi che parlano e al massimo a voce bassa.. una calma assoluta.
La vista dall’aereo mi anticipa quello che vedrò via terra dal treno.. campagna, foreste, terra color giallo/arancio, ect.. ecco la famosa steppa russa.

E Kazan? Effettivamente non ho ancora detto nulla sulla città.. ma mi accoglie benissimo, aeroporto piccolo ma moderno, bagaglio già sul nastro quando arrivo e treno per il centro città che mi porta in stazione centrale per soli 40 rubli.
Sarà che è una delle città più turistiche della Russia, sarà che è il centro ma trovo tutto pulito ed in ordine e soprattutto in bilingue; Kazan è pronta per i mondiali di calcio ed è una gran bella città.
Ma ora vado a cambiarmi per cena e serata, del resto è sabato sera

Domenica 17 luglio
Ore 18.00

Altra afosa giornata in Kazan, meno male che ora è salita un’arietta fresca e si sta benissimo.
Dopo due giornate qui posso dire che come inizio non è stato niente male; l’impatto è positivo e finalmente domani si inizia a viaggiare in treno.. chissà.. una nuova esperienza e poi via dai luoghi turistici verso città magari con meno cose da vedere ma più vere.
Ieri, dopo l’arrivo in stazione, tempo di mettere i bagagli in hotel e sono subito uscito; anche se il caldo e le poche ore di sonno mi avrebbero invogliato a riposare un po’ ma la camera dell’hotel non era disponibile e così, dopo due parole con la ragazza della reception, mi sono lanciato alla scoperta di Kazan.
La via pedonale Baumana è ancora poco frequentata.. è presto ma noto subito che è il luogo centrale della città con i suoi ristoranti, i bar, i negozi di souvenir, le fontane.. cosa che verrà poi confermata da metà pomeriggio in poi.
Cammino per le altre strade del centro dirigendomi verso il Cremlino, sono combattuto ma non resisto.. voglio vederlo subito; delle strade intorno mi sorprende l’ampiezza e che sono deserte.. pochissime auto e tutto chiuso, banche ed uffici compresi.
Finalmente arrivo al Cremlino.. in passato, per la sua posizione, è stato un luogo perfetto per la difesa della città; sulla collinetta che domina il punto dove il Kazanka si butta nel Volga.
Qui per avere il dominio dell’area, è stata combattuta più di una battaglia ed oggi Kazan è un po’ una repubblica autonoma; qui c’erano e ci sono i tartari, popolazione di origine mongolo-turca, e le influenze medio-orientali si notano in tanti piccoli gesti, dalle moschee, alle scritte in lingua locale… e grazie alle ricchezze portate dal petrolio e dal gas l’indipendenza dalla politica di Mosca è certamente aumentata.
Nel Cremlino ci sono molti riferimenti alla battaglia in cui lo Zar Ivan il Terribile è riuscito a sconfiggere i tartari e ad imporre il dominio russo.
In particolare la storia della torre Syuyumbeki, che secondo la leggenda, è stata costruita in soli 7 giorni perché la moglie del defunto capo dei tartari Söyembikä, si era promessa allo zar solo se l’avrebbe costruita in una settimana.. e per la fretta è stata completata anche se pendente e storta.
Ma nel Cremlino due cose spiccano.. oltre alla torre, con di fianco il bello e ricco palazzo presidenziale, è la moderna moschea Qol-Şärif con i suoi minareti e le piastrelle blu che risplendono al sole che padroneggia nel luogo dove fu decapitato l’ultimo imam indipendente; è veramente bella e secondo me caratterizza il Cremlino rendendolo differente dagli altri presenti in Russia.
Passo qua più di 3 ore in questi posti magici, immaginando di essere una vedetta che controlla il fiume o camminando tra moschea, torre e la cattedrale con le sue cupole blu scuro e l’interno colorato e ricco di icone come può essere solo una chiesa ortodossa.

Dall’alto della collina poi la vista è spettacolare.. si vede il Volga in lontananza, lo stadio, la strana costruzione del circo, il bellissimo e gigantesco palazzo del ministero dell’agricoltura ed il nuovo lungo fiume sul Kazanka.

Lascio il Cremlino e i suoi tanti turisti russi costeggiando le belle mura e andando sul lungo fiume visto prima dall’alto; uno spazio rinnovato da poco e devo dire ben studiato, bar e ristoranti alla moda, grande passeggiata pedonale e ciclabile con giostre per bambini ed attrezzi per fare sport all’aria aperta.
Mi imbatto in un matrimonio, sono circa le 2, ci sono 30° ma è già festa.. i testimoni offrono vodka a tutti i passanti, mi fermo e, anche se non ci capiamo, riesco ad intuire Gattuso e Berlusconi… li lascio facendo un brindisi a Putin e proseguendo il mio cammino.
Giro intorno allo stadio (peccato che non abbia trovato il fan shop) e torno sulla Baumana per mangiare un’insalata guardando lo struscio prima di tornare in hotel a riposare un po’.
In queste prime ore a Kazan ho iniziato a guardarmi intorno, cercare di entrare in sintonia con la gente così differente dal modo di fare e pensare.. dal silenzio in aeroporto, al flusso turistico locale, al vedere una folla intorno ai peruviani che suonano per strada come noi 10 anni fa, al modo un po’ diretto (quasi brusco) con cui si rivolgono verso camerieri o a come apprezzano le piccole situazioni come una passeggiata in famiglia in una giornata di sole.

Rientro in hotel e dormo un paio d’ore e quando esco alle 6 di sera la via pedonale è pienissima… passeggini, venditori ambulanti, tattoo hennè.. sembra quasi di essere al mare e si inizia anche a vedere gruppi di ragazzi e ragazze vestite per la sera.
A cena vado al ristorante uzbeko, mi metto al bancone a mangiare insalata e agnello allo spiedo spettacolare e poi inizia la fase un po’ crazy del mio viaggio.
Di fianco a me mangia un tipo, faccia nota del ristorante, e tra una cosa e l’altra si inizia a parlare del più e del meno.. gli chiedo qualche consiglio sui locali in cui andare dopo ed inizia a dirmi i posti che vanno per la maggiore (locali che comunque avevo già sentito o trovato su internet) raccontandomi un po’ della nightlife locale.
Quando faccio per andare mi propone di andare a bere una cosa con lui in un posto lì vicino.. visto che si va a piedi ed è sulla via principale, valutando bene la situazione, accetto e finiamo in uno dei tanti bar sulla Baumana.
Tempo di entrare e grazie alla sua esuberanza conosciamo 2 ragazze di cui una parla molto bene inglese e finiamo a stare al tavolo con loro per il resto della serata… fatto sta che all’1, molliamo il ragazzo diventato ormai ubriaco e proseguo la serata in discoteca (al Top-Bar) da solo con le due tipe.
Rientro in hotel alle 5.30 passate, con il sole ormai alto, stanco, ma con una bella serata passata in compagnia delle ragazze.

Nonostante la nottata mi sveglio alle 9 di mattina.. ho alle spalle solo 9 ore di sonno da quando sono partito venerdì.. e posso solo pensare che un inizio di viaggio così crazy ed intenso non me l’aspettavo proprio.

E’ domenica e la città è ancora deserta ed il mio giro prevedere di vedere la parte “sovietica” o almeno quello che ne è rimasto.
Salgo all’università dove c’è la statua di Lenin studente che dà, o meglio doveva dare, il buon esempio ai giovani universitari, e da qui arrivo nella mega piazza Svobody con il teatro ed il palazzo municipale in perfetto stile staliniano con davanti la bella statua di Lenin che ormai non incute né rispetto né terrore ma più che altro indifferenza; tra l’altro il palazzo del municipio ha la bandiera tartara e non quella russa, cosa che conferma la grande indipendenza locale.
Proseguo verso nord raggiungendo il museo National Culture che trovo chiuso ma dalla forma molto particolare anche se un po’ lasciato andare… ma almeno da qui si gode di un’ottima vista sulla Kazan moderna che si trova dall’altra parte del fiume.. con tanti palazzi a vetri e l’Arena sportiva… insomma, il nuovo che avanza.
Sotto un sole cocente faccio tutta la passeggiata del lungo fiume tra piani disponibili per essere suonati da chiunque, librerie all’aperto, musica di sottofondo che culla la camminata e tante panchine disponibili per riposarsi e godersi il sole estivo.
Quando arrivo sotto il Cremlino stavolta esco nel parco del Palazzo del ministero dell’Agricoltura dove i bambini giocano sull’albero gigante che fa da facciata al suo ingresso e risalgo verso il centro.
Decido di visitare il museo nazionale della cultura tartara nel quale viene rappresentato lo stile di vita e la storia di questo popolo.. da come vivevano fino ai tempi moderni; sembra quasi la stile di vita degli indiani d’America.. strana sensazione.. e poi il museo ha un proprio carattere, è in old style ed anche l’odore al suo interno ha quel qualcosa di vecchio.
A pranzo sosta al Top Hop, locale che va per la maggiore con le sue 40 Craft beer e poi scendo al mercato centrale; un luogo molto diverso da quello che mi aspettavo.. tutto in ordine, la gente tranquilla che non urla o sbraita, non è per niente in stile orientale il cui unico tocco è nell’angolo delle spezie e della frutta (datteri e frutta secca).
Dal mercato torno sulla Baumana, questa volta nella parte bassa, tra venditori di Chak-Chak (i dolci locali), scimmiette vestite strane per far la foto con i passanti, pappagalli e tanta gente che trascorre la sua domenica qui; passo vicino alle due chiese, all’orologio in piazza Tukaya in lingua araba per poi arrivare al Centro Commerciale che però trovo mezzo vuoto.
Sono soddisfatto di Kazan, mi aspettavo una bella città ma non così interessante e lanciata nel futuro! E poi finora ho trovato persone disponibili anche se non molte parlano inglese.
Non mi sembra Asia, né Russia, né Europa, Né Medio Oriente.. diciamo un po’ un mix di tutti questi posti; una piacevole sorpresa anche se sono convinto che la vera Russia mi attenda ancora più a est.
Dopo un’oretta di riposo esco di nuovo e mi trovo con una delle due ragazze conosciute la sera prima, andiamo al Top Hop, ed il locale è bello pieno pur essendo domenica ma tutta la Baumana brulica di gente fino a circa mezzanotte.
Ma domani ci si muove, primo treno e primo trasferimento.. non vedo l’ora!

Lunedì 18 luglio
Ore 17.00 in treno

Ci siamo, finalmente si prende il primo treno.
Sdraiato al mio posto, in cuccetta.. anche comodo direi e condivido lo scompartimento con una famiglia simpatica.. madre, sorella e giovane figlio.
Sono fortunato, una è insegnante di inglese e così si riesce a comunicare bene.. loro arrivano dall’Abkhazia dove sono andati al mare ed ora hanno due giorni di viaggio per ritornare a casa.
Li vedo tra cibo sul tavolino, carte di gioco e quella faccia contenta di trovare una persona diversa per spezzare la monotonia; si parla un po’ di tutto.. del mio viaggio, un po’ strano per loro, della loro città (che sinceramente non ho ancora capito qual è) e delle piccole cose come il cibo, la vita in Russia, dura ma interessante, dei villaggi che si spopolano a favore delle città, dell’opinione diversa dei popoli, delle canzoni, e condividiamo il cibo offrendomi cetrioli e una specie di mirtilli.
Nel frattempo osservo dal finestrino.. la steppa e la taiga hanno iniziato a circondarmi ed il cellulare non ha più il segnale; la radio spara musica senza un filo logico.. Pitbull si alterna al pop russo e l’immancabile Toto Cutugno anche qui ha già fatto il suo passaggio..
Mi piace, questo è quello che cercavo.. la gente comune.
Il lunedì è iniziato con molta calma, ho preparato i bagagli e poi l’ultimo giro per la città; da vedere c’è rimasto poco , giusto il Millennium Park, il vicino lago artificiale con le barche ancorate e pronte ad essere affittate e la moschea Apanaeva con lì vicino le case in legno nel tipico stile locale.
A parte la gente che passa per andare al lavoro, la città mi sembra quella del giorno prima e chiudo il giro con il museo della vita sovietica.
Faccio anche un selfie con il simpatico ragazzo che lo gestisce ed il museo è molto carino e pieno di oggetti che erano di uso quotidiano in quel periodo.. dai giochi, alcune foto d’epoca, manifesti, libri, vestiti; le cose che ho trovato più interessanti sono quelle legate alle olimpiadi di Mosca 80, i video musicali che ripropongono le canzoni dell’epoca e l’insistere sull’usare i jeans come strumento di ribellione e protesta.
Torno poi al centro commerciale, mangio degli ottimi bliny con salmone mentre guardo lo struscio; la cameriera mi fa riflettere sul fatto che anche se dici alla gente che non parli la lingua locale, molti continuano a parlarti in russo come se lo capissi.. situazione che si ripeterà spesso durante il viaggio
Prima di prendere il treno mi fermo a Dom Chaya a mangiare tra le altre cose i famosi Pelmeni ripieni di carne così da essere bello pieno prima di arrivare in stazione.

E siamo quasi in Asia, via terra questa volta… in stazione non ho visto stranieri, il treno si ferma.. tanta gente che scende per sgranchirsi e fumare una sigaretta mentre sulle carrozze vedo resti di pacchetti di cibo vuoti e, qualcuno che mi guarda curioso..

Ormai ho finito di contare le betulle, i pini e gli abeti… i compagni di viaggio mi assicurano che dopo gli Urali sarà più vario ma forse non ne sono convinti neanche loro; gli chiedo dell’inverno, com’è vivere a -30° e loro invece mi interrogano sui motivi di questo viaggio ma forse anch’io per ora non li ho ben chiari finora.. curiosità e voglia di scoprire.. questo mi porta ad essere su un treno in mezzo al nulla che spinge le carrozze con quella lentezza che ormai non fa più parte del nostro tempo, ma che invece a me piace tanto
Vado a dormire, quando mi sveglierò sarò quasi arrivato ad Ekaterinburg, la città di Aleksandr Popov, il nuotatore che batteva ogni record quando ero teenager, ma soprattutto la città di Boris Eltsin e della tragica fine degli zar.

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