sabato 6 agosto 2016

Scozia.. Highlander? William Wallace? o Punk Ipa? PaRTE II

Day 4
Il quarto giorno siamo passati alla seconda isola, quella di Skye.
Sveglia alla mattina presto con il sole già abbastanza alto, colazione del marinaio (salmone e uova), passeggiata per Oban osservando la tranquilla cittadina che si sveglia (nulla apre prima delle 9, neanche Oban distillery che così non riusciamo a visitare) e poi via si sale seguendo la costa.
Prima però andiamo sulla McCaig's Tower, una specie di anfiteatro di dubbio gusto costruito su una collina che sovrasta Oban e che quindi offre una vista della baia spettacolare.

Proseguendo, mentre ci avviciniamo a Fort William, ci gustiamo il panorama offerto.. alla nostra sinistra la costa frastagliata con le sue insenature che penetrano nella terra ferma, molte barche ed un paio di castelli diroccati che difendono il territorio da chissà quale nemico (bellissimo il Castle Stalker); mentre a destra abbiamo i colori accessi della montagna e la famosa brughiera scozzese… fantastico.


Fort William è una cittadina carina che vive sul turismo essendo la base per chi vuole affrontare un trekking nella zona; noi ci fermiamo per sgranchirci le gambe e passeggiare per la via pedonale centrale alla ricerca del negozio di whisky più fornito del paese.. o almeno, così ci aveva detto uno dei signori al whisky day di Milano... quello che troviamo è un gruppo turistico di italiani ed il classico negozio per turisti con prezzi altissimi e scelta normale.
Ecco, possiamo confermare che se uno vuole comprare del whisky, meglio se le si prende in Italia.. io avevo guardato i costi delle bottiglie prima di partire e, paradossalmente, prenderle qui o direttamente in distilleria costa un 10% in più.

Riprendiamo la nostra marcia verso Skye e man mano che ci avviciniamo il paesaggio, se possibile, diventa ancora più bello.. difficile da descrivere, anzi impossibile.. anche le foto non riescono a rendere bene l’idea.
Dopo una veloce sosta in una tavola calda dispersa nel nulla (il panino ai gamberi non era granchè… ma non fa niente) arriviamo al Eliean Donan Castle.
Siamo al 4 giorno e non abbiamo ancora visitato un castello e quindi ci sembra il momento di farlo…
Dall’esterno è uno dei più belli visti; molto scenografico con il ponte che ci porta al suo isolotto, la torba che dipinge di un marrone scuro la baia, la bassa marea che rende attaccabile il castello, le montagne che svettano dietro e l’acqua limpida del fiordo..
Il giro al suo interno invece è stato un poco deludente, a parte la camminata intorno alle mura, il resto è stato totalmente ristrutturato e le stanze interne sono arredate come una casa di fine 1800/inizio 1900.. solo la sala banchetti merita la visita.

Dopo aver fatto centomila foto ripartiamo e raggiungiamo finalmente l’isola di Skye.. passiamo sul ponte e ci sembra quasi di tornare a Mull, con la vegetazione bassa ed il coloro verdone/marroncino che la fa da padrone.
Sosta birra in uno dei due birrifici Craft presenti sull’isola.. il pub della Old Worthy Brewery è molto bello e pieno di gente e la birra che assaggiamo non è niente male.
Superata Portree entriamo nella penisola di Trotternish… wow.. le soste che faremo in questa parte di isola non si contano, ogni angolo offre un punto di vista diverso e rimaniamo più volte estasiati da quello che ci circonda.
Le pecore libere, le coste, i prati verdi, le poche case che segnano il territorio, le rocce che cadono giù secche nell’oceano, le classiche cabine telefoniche rosse con intorno il nulla, i segnali stradali particolari.. insomma, a distanza di un mese ho ancora nella mente la bellezza di questi posti.
Anche qui sosta al secondo birrificio, quello più famoso, “The Isle Of Skye Brewing” a Uig dove prendiamo delle birre d’asporto che ce le godiamo seduti su un prato vista oceano guardando il sole tramontare.

Rientriamo a Portree dopo la sosta alla cascata di Kilt Rock e prendiamo posto nel nostro B&B.
La proprietaria si chiama Rubina… io già mi immaginavo di trovare una tipo quella di Masterchef… ma niente, è la classica vecchietta inglese molto gentile che mi ricorda un po’ quella del film Road Trip.
La casa è arredata in pieno stile anglosassone, con moquette, sala soggiorno con molti pizzi, foto dei figli alle pareti, il caminetto per l’inverno.

Portree è ancora più piccola di Oban e la sera offre giusto un’ottima cena in un ristorante di pesce al porto (zuppa, salmone e cozze) e una birra e un whisky nell’unico pub dove c’è musica dal vivo e dove la clientela è un misto tra turisti e locali che si riconoscono subito perché sono gli unici in maniche corte.


Day 5
Anche questo giorno sarà bello pieno e per questo ci svegliamo alle 6 di mattina con l’intento di andare sulla costa occidentale dell’Isola di Skye.
Nonostante l’ora, la gentile signora scozzese ci prepara la colazione che mangiamo in veranda baciati dal primo sole mattutino e poi via partiamo verso il Neist Point Lighthouse.
Le strade sono deserte, il paesaggio intorno a noi è simile a quello visto il giorno prima ma non ci stanca, anzi.. le soste sono ancora più frequenti.

Quando arriviamo al parcheggio vicino al faro lasciamo la vegetazione brulla ed intorno a noi c’è il nulla! La costa frastagliata saluta il sole che ormai si sta alzando in maniera decisa ed il verde si scontra contro il blu dell’oceano; noi camminiamo fino al faro seguendo il sentiero tra pecore libere e paesaggi spettacolari.
Fatte almeno una trentina di foto, risaliamo e ripartiamo.. dobbiamo abbandonare questa isola; questi 3 giorni sono stati sicuramente i più belli in Scozia per i posti visti, la natura incontrastata ed il senso di pace e tranquillità che ci hanno trasmesso.

Prima di passare il ponte però passiamo anche dalla sua distilleria più famosa, la Talisker, niente giro con assaggi, ma giusto un salto intorno e dentro al negozio.. dove i prezzi si confermano anche qui più alti che altrove.

E’ poi il momento del secondo lungo tragitto in auto del viaggio.. taglieremo la Scozia da ovest a est, arrivando ad Aberdeen solo in serata.
In queste ore di auto le soste saranno parecchie.. prima sul lago di Lochness, che in se non ha nulla di particolare.. forse solo la sua forma schiacciata, visto che è stretto e lungo, ma se non fosse per il famoso mostro non penso sarebbe così conosciuto.
Tra l’altro appena passiamo i monti il tempo cambia totalmente e da sole passiamo al classico nuvoloso con pioggerellina scozzese.
Ci fermiamo a Drumnadrochit, una sbirciata al Urquhart Castle e un giro al punto visitatori del LochNess Centre che è una pacchianata turistica per bambini (il negozio di souvenir è enorme e vende ogni roba immaginabile legata alla leggenda del mostro).

Prima di arrivare a Inverness ci fermiamo per strada in una locanda per il pranzo, classico ristorante di passaggio gestito da famiglia con orto e animali tenuti nel grande giardino di fianco.. io provo finalmente l’haggis.. che non è leggero, ma non mi dispiace, sembra un po’ tapelucco e con il purè di patate e quello di rape ci sta alla grande.
Appena superiamo Inverness notiamo subito la differenza con l’altra parte di Scozia, qui le strade sono più trafficate, ci sono molte più case, qualche capannone.. insomma, abbiamo avuto l’impressione di lasciare il “selvaggio” per tornare nel moderno.
Il nostro obiettivo è arrivare nello Speyside e fare un giro in un paio di distillerie.. rimaniamo un po’ delusi dal contorno di questa zona, ci aspettavamo un luogo più simile ad una Toscana, con strade alberate, colline colorate o comunque ben tenute e particolari che si apprezzano anche solo girandoci in auto.. invece sono solo grandi prati verdi alternati ad altri con terriccio e dei boschi in via disboscamento per far spazio alla produzione dell’orzo.

Qui però è il cuore del whisky e noi non ci tiriamo indietro; sono presenti tutte le grandi marche, glenfiddich, glen grant, mc callaghan ma noi optiamo per un'altra abbastanza commerciale ma meno conosciuta come la Cardhu
Facciamo il tour di ora nella fabbrica, vedendo tutte le fasi della produzione; il tour è simile a quello già fatto sull’Isola di Mull, ma qui le spiegazioni sono fatte con un inglese più lento e comprensibile (visto che è molto frequentata da turisti di tutte le nazioni) e la degustazione finale è di 3 diversi whisky.
Soddisfatti dal giro, facciamo un salto nella cittadina di Dufftown, la “capitale” dello Spyeside dove entriamo immancabilmente nel negozio locale e compriamo un paio di bottiglie, scegliendo quelle dei produttori più piccoli e quindi più difficilmente reperibili in Italia.
Arriviamo nella grigia Aberdeen verso le 7, tempo di fare una doccia e siamo di nuovo per strada per cenare e far serata anche se è solo mercoledì.

Prima tappa, il birrificio della BrewDog; per chi è amante della birra.. questo nome non lascia indifferente, essendo uno dei più famosi birrifici Craft dell’ultima generazione e la loro sede è giusto a pochi km da qui.

Prima di ordinare ti fanno assaggiare tutte quelle disponibili in spina e poi ne approfitto per chiedere alla giovane cameriera consiglio sulla serata e sui locali aperti.
Tiriamo un po’ lunghi ed in un paio di ristoranti ci dicono che la cucina è già chiusa e quindi mangiamo in pub dove notiamo più gente del solito, l’impressione è che non è serata morta.
Infatti nel locale vicino c’è musica dal vivo ed è pieno di gente.. restiamo con un paio di ragazze al bancone, che si sorprendono della nostra scelta di fermarci ad Aberdeen e poi cambiamo zona andando in quella dei locali notturni.

L’impronta universitaria della città si coglie subito, è pieno di ragazzi sui 20/25 anni vestiti come se fosse sabato sera.. ed il locale in cui entriamo è bello vivo.
Musica da disco, ragazze che ballano, bottiglie e cocktail serviti in continuazione..
A mezzanotte in punto il locale chiude, i più giovani si mettono in coda per la discoteca, mentre noi proseguiamo la serata in un pub.
L’ultima pinta la passiamo al tavolo parlando con un gruppo di ragazzi scozzesi di calcio, cibo (secondo loro da non perdere il fantastico formaggio scozzese), vita, serate, e altro..
Chiudiamo la serata rientrando in hotel per riposare in vista dell’ultima giornata che ci riporterà verso Edimburgo

Day 6
Siamo arrivati al giovedì, anche al mattino Aberdeen non cambia colore.. grigio era e grigio è rimasto.
Passeggiamo un po’ per il piccolo centro città, che si gira facilmente in 10-15 minuti (union Street con i suoi negozi, Castle St con la sua bella piazza ed i dintorni) e facciamo l’ennesima Scottish breakfast.
Non andiamo al Maritime Museum e decidiamo di iniziare a scendere verso Edimburgo visto che dobbiamo consegnare l’auto entro le 6 di sera.

Ci muoviamo di pochi di km, passando per campagne dove la vegetazione è principalmente fatta da piccoli alberi e piante con fiori gialli, fino ad arrivare al Castello di Dunnottar.
Il castello è in una posizione magnifica, su una roccia a picco sul mare raggiungibile da un piccolo sentiero; dell’originale struttura è rimasta solo una parte ma forse è meglio, perché da quel senso di diroccato e vissuto dopo tante battaglie.
Intorno la costa frastagliata e il mare che esprime la sua forza sbattendo le onde contro le pareti levigate.. inutile da dire il numero di foto fatte, perché senza dubbio è stato il castello che ci è piaciuto di più.
Lasciata la costa ci addentriamo in direzione del Glamis Castle, questo l’ho scelto perché ero curioso di vedere un castello totalmente differente dagli altri; infatti se gli altri erano più difensivi o situati in posti strategici, questo è più una residenza aristocratica.. diciamo uno dei castelli da fiaba.
Già l’ingresso fa impressione, superato il cancello si passa in una strada che conduce alla residenza ed in lontananza, tra prati e boschi, si vede l’edificio che padroneggia.
Decidiamo di fare anche la visita guidata delle stanze del castello della durata di un’ora e qui veramente si vive e vede come i nobili britannici hanno vissuto per secoli.. le stanze sono ricche, abbondano di oggetti pregiati e la spiegazione della guida è simpatica ed interessante.
Ci colpiscono la sala banchetto, la sala biliardo, la cappella/chiesa privata, la camera da letto e i trofei di caccia imbalsamati.
La visita durerà ben più di un ora per via dei compagni di tour, dal vecchietto con bastone che non riusciva a fare le scale, al ragionier Filini che faceva tremila domande e alla tipa che indossava un improbabile giacchettino fatto con lana di pecora.

Ultima tappa giornaliera è stata St. Andrew, luogo di nascita del golf.. in effetti tutto gira intorno a questo sport tanto che ci saranno più i campi di gioco che le case.

Facciamo una passeggiata intorno al campo principale fino ad arrivare all’antico golf club; il vento che tira di certo non aiuta i giocatori, ma penso che per gli appassionati sia un sogno venire a giocare qui.. un po’ come per noi giocare a SanSiro o al Maracanà di Rio.
Scopriamo che la città ha anche il suo lato interessante dal punto di vista storico, con un’abbazia diroccata e un bel castello, peccato non esserci arrivati prima.
Riusciamo solamente a fare una sosta in uno dei pub più antichi della città e a fare qualche foto sul green di una buca (e prendere i relativi insulti dai giocatori che stavano arrivando)
Ormai il nostro girovagare sta terminando, entriamo lentamente in Edimburgo passando per il Forth Bridge (e presto ci sarà un altro ponte che collegherà North Queensferry a South Queensferry, visto che è quasi ultimato).

Edimburgo ci accoglie con una pioggerella costante ed il traffico da fine giornata lavorativa, così molliamo l’auto giusto alle 5.50, giusto 10 minuti prima della chiusura dell’ufficio della Budget.
Birra al pub di fronte al nostro hotel, una offerta dalle ragazze dalla Guinness per provare la loro Hop House (simile alle Craft che gli stanno portando via parecchi clienti) e poi ci sistemiamo per un poco in hotel per ricaricarci.

Usciamo per cena lì vicino e prendiamo zuppa e hamburger; da qui saliamo verso il Castello e la piazza grassmarket, famosa per i suoi pub e per la sua intensa vita notturna…
Sarà che è giovedì, sarà che piove.. ma in giro non c’è molta gente, anzi.. parecchia meno di quello che mi aspettavo prima di arrivarci.
Così, sbagliando un paio di strade (mi frega il fatto che sulla mappa ci sono strade che si incrociano ma in realtà sono ad altezza diversa e quindi giriamo un po’ prima di poter arrivare dove volevamo) arriviamo al pub della BrewDog, dove beviamo un’ottima pinta ma anche qui l’ambiente è abbastanza moscio.
Chiediamo consiglio alla cameriera che ci suggerisce un pub poco distante dove fanno musica dal vivo.
Al pub ci arriviamo dopo aver fatto sosta in un locale di latino-americano incrociato per strada, dove facciamo due salti di danza ed usciamo giusto poco prima che l’ascella dei vicini ci ammazzi definitivamente.
Arriviamo finalmente al Royal Mile Tavern e l’ambiente qui è decisamente più frizzante.. un gruppo fa cover dei Beatles e il pub è veramente pieno.
Ci prendiamo una pinta di Joker Ipa e ci lasciamo trascinare dall’ambiente.. di fianco a noi un gruppo di ragazzi ordina due pinte a testa a volta, due russe ballano fuori tempo e poi un gruppo misto di italiani.. saranno in 5-6 e c’è quello che potrebbe essere lo zio 40enne ed il nipote 20enne tutt’insieme..
Quando tutto sembra essere in discesa suona la campana… e non solo letteralmente, ma realmente.. è 00.40 e suona la campana del bancone che segnala che si può ordinare l’ultima bevuta perché dall’1 il bar sarà chiuso… il gruppo di ragazzi ovviamente si prende la loro doppia pinta mentre un ritardatario all’1.10 imprecherà con un “Fuck Police” quando il barista gli segnala l’orario di chiusura.
Facciamo per rientrare in hotel, passando per le stradine intorno al Royal Male e, sarà stata la pioggia e la nebbia, ma veramente non ci saremmo sorpresi se da un angolo fosse uscito di soppiatto Jack lo Squartatore.
Ma F. ha un colpo di genio e suggerisce di andare al Barrio, il locale di sabato sera..
Così facciamo le 3 passate anche di giovedì in questo locale che è pienissimo….tra gli altri ci sono dei personaggi assurdi come il cinese che balla e suda in pista con la cuffia di lana in testa o la tipa che si struscia con tutti ma che se fai per parlarci ti manda via a male-parole..

Day 7 – ultimo giorno
E’ il giorno della partenza ma avendo il volo verso le 20.30 praticamente abbiamo tutta la giornata da dedicare a Edimburgo.
Dopo una settimana intensa decidiamo di svegliarci con calma ed uscire senza fretta, anche se il tempo (pioggia e nebbia) non invoglia più di tanto a velocizzarsi.

Colazione da Starbucks dove ci serve una delle tante giovani italiane emigrate all’estero e poi arriva il momento del giro turistico.
Grassmarket, l’affascinante cimitero di Greyfriars con la statua del cane al suo esterno, il South Bridge, la Royal Male fino ad arrivare al Castello.

Essendo venerdì la strada reale è piena di turisti che prendono d’assalto la via ed i negozio di whisky e prodotti di sciarpe e maglioni.
Entriamo al castello e purtroppo la visita non renderà quando merita.. la nebbia copre molti degli edifici in cima alla collina ed il panorama è nullo (sembra quasi una piscina grigia).
Nonostante questo lo giriamo tutto.. dal museo militare, al memoriale delle vittime, al palazzo Reale con i gioielli e la famosa pietra dove venivano incoronati i Re di Scozia (restituita da poco da Londra), le carceri.. ect.

Nel pomeriggio passeggiamo per la via centrale tirando l’orario di partenza.. torniamo in un pub per mangiare l’ultimo Haggis parlando con il vicino di tavolo del West Ham (loro erano di Londra, venuti ad Edimburgo per la maratona di domenica) e della Chicken-Dance di Kevin Nolan…

Quando arriviamo in aeroporto siamo stanchi ma soddisfatti di questa settimana, abbiamo visto paesaggi incredibili, vissuto situazioni divertenti e provato in parte a vivere alla scozzese tra colazioni, pinte ed uno stile di vita più rilassato.

God save the queen… a no… ho sbagliato! .. forse è meglio “possono toglierci anche la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà!”

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