lunedì 1 gennaio 2018

"Welcome to Iran" part. 6

28 settembre
13.30

Pausa pranzo a Yazd.. una calda Yazd.. ci saranno più di 35° ed in giro per la città a parte qualche gatto non c’è nessuno.
Di Yazd mi sono già fatto una prima impressione, città abbastanza turistica forse quella con meno “punti scenografici” ma con parecchi spunti anche se non si può paragonare a Isfahan come bellezza.

A Isfahan, dopo il tramonto, sono andato a mangiare in un bel ristorante dove ho preso un ottimo kebab di agnello con riso e un bel tè per chiudere la serata.
Ho comprato anche i primi ricordi da portare a casa, una scatola di dolci gaz al pistacchio e un porta zucchero di rame pitturato di blu tipico della città.. un po’ di contrattazione ma spero di aver spuntato un buon prezzo.
Lascio questa città veramente soddisfatto e per l’ennesima serata torno in hotel dopo le 9, non mi riconosco più.. si vede l’età che avanza e i tempi di recupero si fanno più lunghi.

Ieri il trasferimento è stato rilassante e rapido; i bus sono veramente comodi, con snack offerti e paradossalmente costa quasi di più il taxi dalla stazione al centro che il tragitto in autobus.
Incontro una coppia belga che era sul mio stesso volo, faccio due parole e durante il tragitto mi lascio cullare dai miei pensieri ascoltando un po’ di musica (incredibile perché è la prima volta che metto le cuffie in questo viaggio) e guardando il panorama desertico.
Sul bus non ho visto separazioni uomini/donne ed ognuno sedeva un po’ dove voleva e unito al fatto che le donne sono spesso truccate ed in ordine, per ora, non ho visto questa clausura di cui tanto si parla.. magari negli ultimi anni qualcosa è cambiato.

Arrivando alle 3 la città è deserta e come primo impatto la trovo più grande di quel che mi aspettavo.
Sistemato, verso le 4 esco ed inizio passeggiando per le strade della città vecchia, le viuzze sono segnate dai muri fatti di fango essiccato e incrocio qualcuno solo verso la tomba di Alessandro (che guardo da fuori); più che altro vengo attratto dai badgir (le torri del vento) il sistema locale usato per incanalare le correnti d’aria e portarle nelle camere dopo averla fatta rinfrescare.. ne trovo di tutte le dimensioni e praticamente ovunque.


Perdendomi per le strade, per caso, trovo un cafè con rooftop.. ci salgo e la vista dal tetto è magica.. i badgir, le cupole delle case, le moschee illuminate, il sole che tramontava e che rendeva ancora più rosse le pareti.
Bevo un tè allo zafferano aspettando il buio e decido di cenare lì con un passato di melanzane, spezie e formaggio cremoso di capra.


Torno in centro, bambini che mi danno il 5, ragazzi in moto che dicono “hello” e un vecchio che per salutarmi mi dice “thank you” ma che con il suo sorriso mi conquista; è strano come in queste viuzze strette e buie non provi mai paura che ti accada qualcosa, al massimo bisogna stare attenti alle moto.

Mi viene in mente il Marocco, la diversa sensazione di essere un bancomat o comunque nel non sentirmi a mio agio; qui è tutto il contrario e spero non cambi con l’arrivo del turismo di massa.

Vicino al complesso Amir Chakhmaq trovo fontane illuminate con colori vivaci e la celebrazione dell’Ashura che qui è sentitissima; uomini e bambini vestiti di nero e poi in processione.. mi ricorda un po’ quelle che si svolgono nel nostro Sud Italia con i fedeli che portano torce, tamburi, si flagellano ed infine il carretto che porta l’immagine del santo.

Sempre collegato all’evento, in piazza c’è un enorme sagoma di legno che verrà portata per le vie delle città nell’ultimo giorno e tutt’intorno è pieno di posti da mangiare e bere tè fino alle 11 di sera.


Noto anche che è la città più povera di quelle viste finora, le abitazioni, la gente, i vestiti ed anche il fatto che abbiano tanto tempo libero e che sia la più economica anche per noi visitatori mi dà questa idea

Oggi ho scoperto l’altra parte della città che, in se non ha tantissimo da offrire; esco presto, il bazar è abbastanza scarno a confronto degli altri e dopo, una mezz’oretta di passeggiata costeggiando i negozi ai lati delle vie principali, arrivo al tempio dello Zoroastrismo.



E’ uno dei luoghi fondamentali per questa religione che qui si professava ancora prima dell’arrivo dell’Islam e che anche oggi viene un poco praticata; la visita non è nulla di sbalorditivo.. giusto un dipinto del “Dio”, un braciere e la statua simbolo, il faravahar, pieno di riferimenti.
Sicuramente più interessante la storia di questa religione, sui suoi principi basati sul far del bene, sulla sacralità della terra e da tutto quel che offre.. tanto che a suo tempo era anche vietato seppellire i morti.


Torno in piazza passando per la parte moderna in costruzione attaccata alla stradine storiche e qui parlo con un ragazzo che mi fa vedere il video di quando hanno portato l’enorme sagoma di legno in piazza; veramente è un continuo di gente che ti saluta, ti chiede opinione sul loro paese, di calcio, di come sono visti all’esterno, dei legami Italia/Iran ed anche un semplice benvenuto sincero e con sorriso… ho perso il conto delle volte che accade ogni giorno ed è bellissimo

Procedo verso il club Zurkhaneh di cui avevo sentito parlare prima di partire per informarmi sugli orari degli allenamenti e poi chiudo andando al Museo dell’acqua; nel museo è spiegato come venivano creati e come funzionano i qanat, dei canali sottoterra tutt’ora utilizzati per trasportare l’acqua nei punti in cui serve ed è veramente interessante per capire come venivano costruiti usando tattiche all’avanguardia per il periodo.

Ora, dopo aver comprato un paio di tessuti locali molto economici, pranzo vegetariano veloce prima della siesta.. Alla fine Yazd è tutta qui, una città diversa dalle altre, uno modo di vivere meno ricco e moderno, forse più di frontiera e già per questo è interessante.

Ore 20.00
In attesa di cena con anche questa giornata che sta volgendo al termine; comunque alla fine Yazd mi ha già riempito una giornata e mezza.

Dopo la corta siesta post pranzo vado finalmente alla palestra Zurkhaneh; avevo letto di questo “sport” su una rivista dedicata all’Iran e mi aveva incuriosito.
L’edificio a cupola è all’interno di una vecchia cisterna dell’acqua con alle pareti disegni rappresentativi e foto o ritratti dei vecchi campioni; il mezzo c’è uno spazio circolare e gli atleti eseguono diversi esercizi accompagnati da un tipo che suona un tamburo e che canta.
Gli esercizi sono diversi, in particolare quelli in cui devono ruotare su se stessi fino a quando non sbandano e quelli in cui devono usare delle mazze circolari.
Finito l’allenamento mi rimane quell’impressione che sia un misto di preghiera, ballo ed attività fisica; poi vedere i più anziani che giusto simulano le mosse ma già contenti di stare nel gruppo.

Finito l’allenamento mi siedo in piazza, le luci la illuminano ed osservo il via vai di gente.. parlo con due ragazzi afgani e ricevo i soliti saluti di benvenuto da diverse persone mentre cammino.
Comunque ora che ho finito il mio Chelo Kebab con riso e yogurt alla menta posso dire come questi giorni di festa religiosi siano sentiti.. le moschee sono tutte piene, la gente partecipa volentieri anche perché di altre attività serali c’è giusto un po’ di shopping nei negozietti o una passeggiata in piazza.
Ultima cosa un po’ sarcastica, io sono convinto che se vuoi farli fuori, gli iraniani, non servano armi.. con tutto lo zucchero che usano (dolci, bevande, tè) lo fanno già da soli

Ps2 .a cena ho trovato una coppia di serbi con bambino che a Teheran erano nel mio stesso hotel, alla fine l’itinerario base è questo, poi uno aggiunge o toglie giorni, ma è facile ritrovarsi ed anche scambiare due parole con facce che ormai ti sembrano famigliari.
Ora vado in hotel, preparo per domani e mi butto a letto.

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