domenica 3 dicembre 2017

"Welcome to Iran"

20 settembre

E ci siamo, sono a Kiev in attesa di imbarcarmi per Teheran; sono agitato, inutile nasconderlo, anche se lo sono quasi sempre poco prima di un viaggio del genere.. tanti dubbi, tante domande.
Cosa mi spinge a viaggiare e a buttarmi in queste situazioni? Cosa voglio dimostrare agli altri e soprattutto a me stesso? Anche perché ormai penso di aver capito tante cose di me in questi viaggi in solitaria così pieni di emozioni.. quindi cosa cerco di più?
Finora ho veramente avuto la possibilità di vedere tante parti di mondo sia in compagnia che da solo.. mi ritengo fortunato, ma ora è arrivato il momento di questo Iran.

A furia di sentirmelo dire me lo sto chiedendo anch’io, ma cosa cavolo ci vai a fare lì?..
Alla fine la voglia di scoprire le diversità ed il mondo è superiore alle paure e ai dubbi e poi c’è questa storia del visto che non sono riuscito a fare preventivamente; so di avere tutto in regola ma la possibilità (pur minima) di venire rimbalzato un po’ mi lascia tutto in sospeso.. ma forse è un bene perché tutte le mie attenzioni sono indirizzate a quello e non penso al resto.

Cerco di distrarmi guardando le tante belle ragazze presenti nell’aeroporto di Kiev ed al tavolo del ristorante ho scambiato due parole con un signor estone di rientro da conferenza energetica ed anche lui subito mi chiede “ma non è pericoloso?”.. chissà.. non so neanch’io cosa rispondere.
Se non mi faranno entrare sarà il destino, che poi alla fine è tutto destino.. basta vivere ogni momento in pieno.. dai Iran, non farti desiderare, sto arrivando.


21 settembre
Ore 20.00

Teheran, il primo giorno volge al termine; veramente una giornata intensa data anche da un po’ di stanchezza perché l’arrivo, anzi l’ingresso, in Iran si è rilevato più lungo e pesante del previsto.
Il volo da Kiev è stato fin noioso, Ukraine Airlines non è una gran compagnia e lo ha dimostrato in pieno.. posti strettini, personale poco simpatico, cibo scadente.
Un po’ ho dormito, un po’ ho osservato i compagni di viaggio dove, oltre a me, c’era solo un altro paio di coppie di turisti mentre tutti gli altri mi sembrano iraniani di cui la maggior parte uomini; i ragazzi con i tagli di capelli moderni e vestiti alla moda mentre i per i signori di una certa età è il baffo quello che va per la maggiore.
Tre uomini di fianco a me bevono birra e vino mentre le poche signore presenti girano truccate e senza velo; guardandoli, se non lo sapessi, non direi mai che sto per andare in Iran ed anche una volta atterrato non vedo grossi cambiamenti.. giusto l’Hijab (velo che le donne devono indossare per coprire i capelli) e poco altro.

Quando atterro puntuale alle 1 e mezza di mattina mi vedo già in hotel per le 3/ 3 e mezza ma alla fine andrò a letto solo alle 5; l’iter per la richiesta del visto è rapido, si pagano i 75 euro, si compila un foglio con i dati dell’hotel dove si passerà la 1a notte e si mostra la conferma dell’assicurazione medica.
Peccato che il visto mi verrà consegnato solo dopo 2 ore e mezza con molta gente arrivata dopo di me che lo riceverà prima e comunque dopo non meno di un ora di attesa.
Immagino i motivi ma non ne ho certezza, eppure anche il “finto” interrogatorio del poliziotto sui motivi del viaggio e sull’itinerario era stato rapido ed indolore.

Comunque fin da subito ricevo il primo impatto con l’accoglienza e la gentilezza delle persone; prima l’addetto dell’aeroporto che mi aiuta a recuperare il bagaglio (che ormai avevano ritirato dal nastro dopo la lunga attesa) e poi il taxista dell’hotel, con cui mi scuso più volte per la lunga attesa e poi parlo soprattutto di calcio, tra ricordi del Milan degli olandesi, di Roberto Baggio, del derby locale e della loro nazionale già qualificata per i Mondiali.
L’avvicinamento alla città mi fa rendere conto che finalmente ci siamo, sono in Iran!
Il mausoleo khomeini, le strade con tante bandiere della nazione o verdi, i famosi murales che dovrebbero abbellire la città e le scritte in farsi a cui mi dovrò abituare.
L’hotel è bellino ed il ragazzo della reception parla italiano.. sono le 5 di mattina e non mi molla più ma dopo un po’ lo lascio.. devo riposare.

Nonostante tutto metto la sveglia alle 9.30, devo prendere subito il ritmo e poi sono curioso.
Quando scendo per strada trovo la città già attiva e mi rendo conto di essere nella strada dei lampadari dato che ci sono solo negozi di quel genere.. tra quelli moderni e quelli un po’ kitsch e maestosi.
Nel resto della giornata mi sembra sia frequente questa cosa di mettere i negozi di un genere tutti vicini o nella stessa strada (tipo quelli di scarpe o di gioielli).
Altra cosa particolare è il cambio.. quello ufficiale è applicato solo in banca ma ci sono tanti uffici di cambio che ne applicano uno molto più vantaggioso; poi mentalmente ero già preparato al cambio Toman/Rial 1:10 ma non ai piccoli tagli della carta moneta tanto che, cambiando 300 euro, mi ritrovo il portafoglio gonfio come uno sceicco.
E come dimenticare il famoso traffico di Teheran?! Non credevo ma effettivamente è bello tosto attraversare ed in genere seguo sempre un local prima di buttarmici in mezzo e poi non si può stare tranquilli neanche sul marciapiede con queste moto che ti sfiorano contromano magari stra-cariche di merci o con su tutta la famiglia (padre,madre e figli).

Prima tappa della giornata è stato il Bazar e la sua moschea, luogo che è un po’ simile ad altri già visti ma forse qui è più reale in quanto la maggior parte degli abitanti viene ancora qui a far la spesa; poi è infinito e devo ammettere che mi sono perso girando tra stoffe, tappeti, argenterie, frutta secca, spezie e “falsi d’autore”.
Anche qui dentro bisogna sempre fare attenzione alle moto o ai carretti che trasportano un po’ di tutto e se non li eviti ti vengono anche addosso; sono talmente tanti che tutti hanno anche la targa e molti vengono spinti da ragazzini molto giovani.

Il Bazar mi è piaciuto anche se rimangono posti che sono contento di visitare ma che non fanno parte del mio stile di vita, però è molto particolare con la sua struttura che alterna costruzioni eleganti che sembra quasi di stare all’interno di ricchi palazzi ad altre parti che sembrano cadere a pezzi.
Al suo interno e nelle strade adiacenti inizio a trovare ragazzi che chiedono da dove vengo, si fa due parole e tutti concludono con un “welcome to Iran” e non è raro sentire un “fuck Trump”.
Provo anche il cibo, succo di melograno, datteri (spesso lasciati in assaggio) e una specie di Kebab con salsicce un po’ piccanti e verdure.. è solo l’inizio ma voglio provare tutti i sapori che il paese offre.
Devo ammettere, sono travolto da tutto questo, non sono abituato ai sorrisi e a vedere la gente curiosa, disponibile ed amichevole.

Lì vicino c’è il palazzo Golestan, ne approfitto e lo visito.. sembra un’oasi rispetto al Bazar e all’esterno spiccano i muri con piastrelle colorate che formano dei disegni armoniosi, i giardini e le tipiche fontane mentre all’interno trovo alcune ricchezze raccolte dall’ultimo Scià, Mohamad Reza (tanto avorio, le sale a specchi e brillanti, tutto luccicante) e si capisce quanto lusso abbia ricevuto dagli altri paesi durante il suo regno.


Abbastanza stanco, riposo nel bel parco Shahr, la gente fa altrettanto, alcuni fanno anche dei picnic.. è un bel luogo per la siesta; poco fuori un murales di un giovane khomeini mi ricorda la storia recente del paese che, a primo impatto, sembra ignorare tutte le preoccupazioni occidentali e va avanti come nulla fosse.

Prima di rientrare mi fermo al famoso cafè Naderi, uno dei più antichi della città, per prendere un tea (servito con zucchero cristallizzato) e cheesecake mentre gente del posto affronta argomenti quotidiani o semplicemente si gode la fine della giornata.

Ora sono a cena, ho già capito che questa zona non è molto vissuta di sera, è più una sede commerciale con i tanti negozi ma non ho trovato molti ristoranti.
Mentre mangio con riso, pane (fatto sul momento) e agnello, alla tele passano la partita del Persepolis che è seguita con passione dai clienti e dai proprietari che alternano servizio, narghilè e commenti sulle azioni principali.
Teheran non è di certo la più bella città vista, però mi sta aiutando ad entrare nella mentalità locale, un posto per vedere come si vive in una metropoli, forse il luogo più aperto.. per appagare anche la vista, aspetto di scendere verso sud.

22 settembre

Ultimo giorno a Teheran della prima tranche.
Sono le 8 ed ho ordinato la cena in uno dei pochi ristoranti aperti nella mia zona; effettivamente l’hotel è in ottima posizione per le visite diurne ma alla è proprio poco accogliente.
Per il resto la giornata è stata bella piena, un su e giù continuo di emozioni con momenti un po’ noiosi alternati a picchi interessantissimi e di massima goduria per un viaggiatore.

Oggi è venerdì che equivale alla nostra domenica e la cosa si nota appena esco; sono le 9.30 ma le strade sono deserte, zero traffico e negozi quasi tutti chiusi.
Mi incammino per la metro e capisco subito che sarà una giornata afosa e calda ma respiro quando prendo la metro che mi porterà a nord fino al capolinea a Tajrish; la metro si presenta pulita, moderna ed efficiente e muovendomi noterò come, nelle stazioni, vengano ricordati i martiri di guerra con le loro foto in battaglia, le madri in pianto e i comandanti che ringraziano i giovani soldati.
Ero curioso anche della divisione donne/uomini sui mezzi pubblici.. bè finora molto soft, ci sono gli ultimi vagoni dedicati solo alle donne, con un’insegna sul pavimento che lo puntualizza, ma è una loro scelta se usarli o meno, e almeno di domenica, ne ho viste tante usare i posti a sedere comuni.
Il tragitto è lungo, circa 30/45 minuti ma per fortuna alla fermata faccio conoscenza con 2 ragazzi che mi danno indicazioni e passo il tempo a far 2 parole con loro… saranno un po’ i soliti argomenti ma comunque sono molto gentili e curiosi, un po’ come tutta la gente incontrata finora.
Noto anche che ci sono tanti con lo zaino da montagna, forse per la gita del “venerdì”.

Esco dalla metro e mi imbatto subito in un bazar, forse più raccolto ma che mi è piaciuto di più del gran del più grande visto ieri.. si trovano le stesse cose ma l’alternarsi è vivace, poi è impressionante il numero di negozi di frutta secca o con enormi vasi di pistilli di zafferano, tanto che mi compro anche delle noci e dei pistacchi per la giornata.

La prima meta turistica che visito è il palazzo Sa'dabad dell’ultimo scià Reza shan, il filo-occidentale cacciato dal paese nel 1979.
Sarà il caldo o la confusione del bazar ma sbaglio strada ed entrerò dall’ingresso superiore dopo aver costeggiato le sue mura; Il complesso non mi ha esaltato, è un gran bel parco con tanti palazzi recenti ora convertiti a musei e la parte più interessante alla fine è stato nel vivere il fatto che la gente locale lo usa come parco domenicale per far passeggiate o picnic.
Anche il palazzo White (quello più famoso dove alloggiava lo Scià) è si un insieme di oggetti di gran lusso ma molto mischiati tra loro e senza uno stile preciso; mi ha dato un po’ l’impressione che era con questi regali gli occidentali si immanicavano il suo consenso.



Visitati i principali palazzi e salutate le gambe di Reza Shan, cioè quello che resta della sua imponente statua,

affronto la salita a Darband con la stessa velocità della famiglia con bambini che mi precede.. comunque arriverò prima delle auto bloccate in coda e che mi anticipano che in cima sarà pieno di gente.
Ma cos’è Darband? Alla fine è una passeggiata verso le montagne che si innalzano dietro Teheran, la cui parte iniziale si inerpica in una vallata chiusa dalle rocce ed un fiume che rinfresca un po’ l’ambiente con intorno una lunga serie di ristorantini e tantissimi venditori ambulanti.
Mi fermo anch’io a mangiare del salmone con riso, lottando contro le vespe e contro il cameriere che continuava a chiedermi se volevo prendere qualcos’altro, però almeno ero seduto sul tappeto che mi godevo il fresco come la gente del posto.
Risalendo verso il sentiero osservo con cura i venditori ambulanti.. pannocchie, noci sotto aceto, fiori di papavero, dolciumi color rosso fuoco, griglie ovunque.. insomma non è molto estetico, ma molto vita quotidiana.
E comunque anche l’igiene è quel che è, con rifiuti ovunque (anche nel fiume) e tutto un po’ buttato per terra o in un angolo.


Tornando alla metro passo dalla Moschea Imamzadeh Saleh che è uno spettacolo! I colori luccicanti, le torri e soprattutto vedere come nel giorno di festa sia così vissuta.. un po’ come erano le nostre piazze nel dopoguerra con la gente seduta che parla, giovani che si fanno selfie, bambini che corrono, signore con borse di cibo, banchetti per torte e thè e comunque tanti “stand” promozionali della cultura religiosa.
Una partecipazione allegra e colorata che è stata un po’ la sorpresa odierna.


Proseguendo, nel bazar la gente è a dir poco aumentata, bevo il solito succo di melograno spremuto sul momento e rientro in metro verso l’hotel.
Di Teheran posso dire che mi ha offerto poco poco come visita ma mi ha arricchito di momenti reali, aprendomi alla conoscenza delle persone, al loro modo di vivere e di capire come funziona questo paese con le sue chiusure e le sue aperture verso l’esterno.
Domani ci si sposta, treno alle 6 per Kashah, andiamo a vedere le bellezze di questo paese.

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