venerdì 15 dicembre 2017

"Welcome to Iran" part. 4


Sveglia a Isfahan

Oggi mi sono svegliato presto per uscire subito ed ad andare a vedere il palazzo Chehelsotoon; i suoi giardini sono veramente belli, forse i migliori visti finora ed anche il palazzo è molto particolare con le 40 torri di legno che gli danno il nome, gli specchi all’ingresso, le finestre di legno lavorato con tutto intorno le due belle piscine e le immagini pitturate sulle pareti interne che rappresentano battaglie, ricevimenti e banchetti.


Alle 11 mi incontro con l’amico che mi ha ospitato ieri; mi passa a prendere e andiamo a vedere la parte meridionale della città.. il ponte Si-o-se Pol, bello con le cupole ricorrenti ed armoniose, i sottopassaggi dove la gente sta al fresco e poi, visto che in estate il fiume è in secca, si può camminare nel suo letto e attraversare le basi che lo sorreggono.
Tra le altre cose lui mi racconta che alla sera è pieno di gente che suona e canta e che tra i materiali usati per costruire il ponte ci sono anche il guscio delle uova.
Andiamo anche sull’altro ponte, il Khaju, che esteticamente forse è il più bello, con il patio centrale dove poteva accedere solo lo scià e che secondo lui è ancora più vissuto alla sera.

Prima di muoverci sosta, vuole farmi provare il tipico gelato di Shiraz al gusto di zafferano con i faloodeh, che sono una specie di “spaghetti” simili ai granelli che si usano sulle torte, ed una spruzzata di succo di limone.. niente male!
Da qui proseguiamo nel quartiere armeno che è forse il più “occidentale” di tutti con bar e ristoranti moderni e la sua chiesa che mi riporta ai miei viaggi nel Caucaso; è strano vederla qui, in Iran, anche perché è un mix con le basi in piastrelle colorate tipiche di qui ed i disegni invece in pieno stile armeno.
Il vicino museo è carino, niente di eccezionale (mi attira giusto il libro di preghiere più piccolo al mondo), ma che fornisce un’idea dell’influenza armena nel passato.

Durante la visita parliamo un po’.. delle donne iraniane, la chirurgia estetica molto diffusa, l’odio per Trump che modifica le regole precedentemente accettate, di un Islam con troppe limitazioni che dovrebbero cambiare (tipo l’Hijab obbligatorio, pena l’arresto), delle cose positive dell’ultimo Scià, di Rouhani che è un buon presidente più aperto al mondo, delle loro serate che durano fino a mezzanotte/l’una, dei party in case private ed in generale che la gente non vive male.
Per quel che ho capito la sua famiglia fa parte di quella borghesia che vorrebbe essere più libera ma ci tiene che la sua nazione non si faccia comandare da nessuno.

Prima di salutarci, su consiglio di sua sorella, andiamo a provare il Dizi, una specialità di carne cotta 12 ore per poi venire tritata sul momento per essere mangiata con il brodo rinveniente a parte.. tutto stra-buono, come anche lo yogurt allo zafferano come dolce.

Dopo pranzo torno ad essere da solo, sono anche contento di riavere i miei spazi e dopo una siesta arrivo qua a bordo ponte in attesa del buio con tanta gente che fa lo stesso ed è pronta a scatenarsi in foto e selfie.

Quando scende la notte torno in piazza, la voce che arriva dai megafoni della moschea è surreale e domina le voci dei bambini che mi giocano di fianco.. intanto davanti alla Abbasi mosque ci sono stand vari, soprattutto militari, con bambini che giocano con le armi, jeep, bombardieri ed uno striscione in inglese molto eloquente “down Usa, Arab, Israel”… sembra una fiera allegra in totale contrato con quello che “sponsorizzano”.

Prima di andare a dormire chiudo la giornata bevendo tè allo zafferano e posso confermare che Esfahan è la città più bella dell’Iran
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