martedì 8 dicembre 2015

Tra Alpaca, tango e matè - 3 sett tra Perù,B.Aires e uruguay

Niente premessa, questa volta lascio scorrere il diario di viaggio così come è stato scritto, senza filtri e senza aggiunte, al massimo farò qualche considerazione finale..

11 ottobre
Aeroporto di Madrid

Ho finito di mangiare il mio bocadillo di Jamon, tra un paio d’ore si prende il volo per Lima e si torna in Sud America dopo 4 anni.
Questa volta ho scelto il Perù, meta abbastanza turistica, almeno negli ultimi anni, con i suoi grandi chef internazionali, il lago Titicaca e l’immancabile Macchu Picchu.
Però dai, quest’ultimo volevo farlo, vedere cosa ci ha lasciato questa civiltà ormai passata e come si incastra tutto questo con i nostri tempi e la nostra cultura.
Anche questa volta sono da solo, ormai sta diventando un’abitudine, una piacevole abitudine; non so dire se ora preferisco viaggiare così o se alla fine lo faccio perché è sempre più difficile trovare amici che mi seguano.. penso sia un po’ una cosa e un po’ l’altra.
Ogni tanto prendere e staccare da tutto e da tutti mi fa bene e viaggiare da solo fa uscire un lato di me spesso nascosto.

12 ottobre ore 17
Lima

Tramonto sull’oceano con succo d’arancia.. pensa te; il posto più bello sul lungo oceano che non serve birra o altro.
Comunque il tramonto è forse la cosa che mi è piaciuta più di Lima, è veramente bellissimo; sono a Miraflores, se guardo da una parte vedo la Lima “bene” con grattacieli nuovi, belle auto, negozi e ristoranti alla moda, se invece guardo a sinistra vedo l’oceano con le sue onde che scolpiscono la roccia ormai levigata da anni e anni di lavoro.
Un particolarissimo strapiombo alto un bel po’ di metri che sembra quasi una diga.. nell’oceano surfisti che cercano le ultime onde mentre giovani coppie si fanno cullare dai raggi del sole; già solo per questo vale la pena di fermarsi a Lima per una notte.
Per il resto che dire? non sarà di certo una delle città più che belle che ho visitato ma mi ha aiutato a darmi un impatto bello forte da subito.
Non me l’aspettavo così, la credevo meno moderna, non più povera ma molto più “sudamericana”, invece ho trovato parecchie zone occidentali, tipo Miraflores ed il quartiere della stazione centrale, che praticamente sono sulla falsariga dei centri commerciali americani con catene tipo starbucks, apple, banana repubblic, kfc, ect.; poi ti muovi un attimo e di colpo sei in quartieri vivaci, colorati, rustici e a loro modo folkloristici.
Ecco, oggi mi sono sentito un po’ un pugile al 9° ring, sballottato di qua e di là; del resto è la prima giornata e sono atterrato a Lima alle 6 di mattina dopo 18 ore di viaggio (tra scali vari).

Aeroporto di Lima non grandissimo e all’uscita trovo Luis, l’autista mandato dall’ostello, simpatico ma filone come tutti i taxisti (razza che proprio non sopporto)
Mi faccio un’idea della città guardando dal finestrino, si passano quartieri molto diversi tra loro e poi l’oceano.. silenzioso ma mai domo; mi sistemo anche se la camera non è ancora pronta, volevo farmi un paio d’ore di riposo ed invece mi trovo a muovermi con i pendolari verso il centro storico.
Prendo il metrobus, una specie di metropolitana su strada con corsia totalmente dedicata ai bus e fermate costruite come quelle della metro; mi guardo intorno… gente d’ufficio in cravatta, signore vestite eleganti, studenti con vestiti da college americano, mi sento confuso ma appena arrivo in piazza San Martin mi tornano in mente le giornate passate nel nord dell’Argentina, a Salta.
Le strade pedonali con ai lati i lustrascarpe, i venditori di bibite/stuzzichini/dolci, ragazzi che consegnano merci ai negozi usando mezzi di trasporto che si trovano solo in Sud America (in genere una moto con davanti attaccato un carretto al posto della ruota principale), venditori di churros, ect. ect
E’ ancora presto, molti negozi non sono ancora aperti e percorro queste vie dove la gente è già in coda per entrare in banca o nei negozi di telefonia.
Oltre a questo, ovviamente, ci sono le costruzioni.. le chiese in stile barocco (Iglesia de La Merced, Iglesia San Agustín, Convento de Santo Domingo, Iglesia La Soledad), i palazzi coloniali, la Cattedrale; io entro in un paio di chiese dove la gente è intenta a pregare, i colori sono vivaci e l’argento risalta nei crocefissi e nelle statue religiose.
Per strada vedo i cambisti, con la loro pettorina gialla che propongono un cambio veloce e chissà se legale ed in ogni angolo ci sono venditori di spremute d’arancia o altra frutta dove io provo quello di papaya.
Di questa zona sicuramente la parte più bella è la piazza Mayor.. colorata, ricca di palazzi con i classici balconi in legno che sporgono al di fuori dalle mura, ampia, verde, con il palazzo del governo… in una parola.. bella!
In giro poi si nota forte la differenziazione per classe sociale.. i discendenti spagnoli sono quelli in giacca e cravatta mentre gli incas vendono oggetti turistici per strada.
Dopo qualche ora, stufo di una zona troppo pulita, esco un po’ dal centro; da lontano si vede il Cristo con le favelas sottostanti e poi punto il mercato centrale.. ecco dov’erano tutti, le strade qui sono stra-piene e si vende di tutto.
Noto anche una piccola chinatown e decido di pranzare a base di zuppa e pollo fritto al mercato, tra un postino ed un macellaio in pausa pranzo.
Quando rientro in piazza le strade sono affollate di gente ed il sole si prende beffa di me uscendo nel momento in cui rientro in ostello verso le 4… tempo strano a Lima, nebbia, grigio e due ore finali di sole… ma è quel grigio che fa molto città del Sud America.
Ora sono al bar Haiti (nome che non so perché mi fa pensare agli anni 80..ad un altro secolo) per arrivare a cena.. penso a quanto sia strana Lima, un coloniale moderno.. mi spiace solo che in ostello non ho trovato nessuno, giusto un francese che si stava guardando un film sul pc.

13 ottobre ore 14.30
Tra Lima e Paracas

Sono sul bus che mi porterà a Paracas, sto lasciando Lima dopo aver fatto una corsa assurda per non perdere l’autobus; iniziamo bene, vatti a fidare dei consigli delle ragazza dell’ostello “ma si, vai tranquillo, hai tutto il tempo”.. se non era per il taxista folle sarei rimasto a piedi.
Però almeno a pranzo ho provato un ceviche come si deve in un ristorante vicino all’ostello (sempre su consiglio delle ragazza); pesce crudo in una zuppetta un po’ acida per il lime e cipolla.. spettacolare.
Finalmente ci si muove, adoro questi spostamenti in bus, guardare dal finestrino come si svolge la vita al di fuori delle città e dei posti turistici mentre la mente viaggia da sola.
Per ora è tutta una serie di costruzioni basse con mattoni color terra alternate a villette con prato inglese e poi i muri con le scritte colorate di propaganda politica.
Ieri sera dopo l’aperitivo con un paio di birre Arequipena ho girato per cercare un bel ristorante anche se a Miraflores ho avuto un po’ di difficoltà; o posti ultra lusso o ristoranti di catene che non mi ispiravano per nulla.
Così appena trovato uno che poteva andare mi ci sono fiondato e non ho mangiato male, pescado leggermente fritto (CHICHARRON) con una salsina chevice e poi pescado al vino e altra salsa saporita.
Nonostante fosse lunedì sera, in giro per il quartiere c’era un po’ di gente però ero in piedi dalle 6 di mattina e così dopo cena sono andato a dormire crollando subito nel sonno.

Oggi invece ho avuto tutto il tempo per passeggiare nel quartiere attendendo di partire; a colazione ho condiviso le prime opinioni con una giovane coppia tedesca e poi sono tornato di nuovo verso l’oceano.
Come sempre Lima alla mattina non mi regala il sole, ma passeggiare per i parchi è ugualmente piacevole; mi bevo la mia spremuta d’arancia mentre dal faro passo al parco dell’amore fino all’hotel Marriott e al centro commerciale Larcomar costruito nella roccia.
Gente che corre, gli immancabili surfisti, qualche turista… e penso a come questa città abbia 3 anime al proprio interno.. quella moderna e ricca di Miraflores, quella storica del centro città in stile coloniale e tutto il resto, molto sudamericano, dove si svolge la vera vita cittadina.
Al parco poi conosco una ragazza di Lima (simpatico il modo visto che mi ferma suggerendomi l’inquadratura migliore per fare una foto del lungo oceano) e con lei passo le restanti due ore a parlare del suo paese chiedendole molto sullo stile di vita locale e sugli usi comuni.

Lima è andata, prima tappa di questo strano viaggio… non so ancora se mi è piaciuta o no, di certo mi ha aiutato molto a capire qualcosa di più di questa parte di mondo, e alla fine viaggiare è anche e soprattutto questo.

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