17 ottobre ore 17.00
Quasi al termine del secondo giorno di tour, siamo nell’oasi in fondo al canyon raggiunta dopo una bella camminata di quasi 9 km; oggi però poco dislivello, solo un po’ di sali e scendi ma strada molto panoramica.
Devo dire che forse questi giorni nel canyon sono stati i più belli finora qui in Perù..che emozioni, che vista, che esperienze.. sono a dir poco soddisfatto.
Il bello di questo trekking non è solo il vedere posti indimenticabili ma soprattutto vivere e attraversare questi paesini immergendosi in pieno nella loro quotidianità.
Si passa dalla scuola che ha solo 5 bambini, dalla minuscola chiesetta che fa da centro paese, tra vecchiette con sguardo vispo con indosso vestiti colorati e tra contadini che quando passi si fermano e ti salutano.
Questa cosa è la più bella del posto insieme ad un canyon così particolare.. da una parte del fiume è tutto verde e coltivato mentre dall’altra è tutto secco con piante desertiche rocce che sembrano quasi un organo di una chiesa.
Ovvio che qui è tutto alla buona, giusto un letto, una doccia fredda condivisa, come cibo grandi zuppe e poco pollo con riso.. ma è già un lusso e ci si adatta volentieri.
Devo dire che anche il gruppo di viaggio non è malvagio.. non ci sono i miei amici, con i quali di sicuro la sera avremmo tirato tardi bevendo birra, non ci sono le svizzere beccate sul pulmino, però ho fatto amicizia un po’ con tutti; in particolare con due coppie, una francese e una spagnola.. non giovanissime però facciamo un bel gruppo insieme.
Stamattina appena svegliato, alle 6, il silenzio intorno a noi dominava.. solo gli uccelli e nient’altro, la pace totale.
Come dicevo, la camminata oggi è stata abbastanza leggera.. con parecchie soste in cui la guida spiegava le varie piante, da quelle velenose, a quelle con funzioni mediche a quelle utilizzate per fare la tequila o pezzi di corda.. molto interessante.
Poi i bambini che ti salutano, ti sorridono e ti invitano a giocare a pallone con loro.
In una sosta, oltre al succo di Mango provo il gelato di Lucuma (un frutto che matura solo dopo 9 mesi dalla crescita dei fiori) e un altro frutto simile al melone.. molto buoni e molto saporiti anche se qui i frutti sono tutti molto dolci.
Arrivo all’oasi verso le 3, dal nome mi aspettavo qualcosa tipo resort o simile, ma niente di tutto questo.. molto spartano pure qui; a bordo piscina conosco un po’ di gente dell’altro gruppo, in particolare faccio happy hour lungo con altre due svizzere.. anche queste due fanno 6-7 mesi in giro per il sud-america.. beate loro.
Ora vado, c’è il grande match a calcio.. Perù vs resto del mondo su un campo improvvisato e pieno di dossi.. bisogna difendere i colori italiani.. forza azzurri.
19 ottobre ore 9
Non si fa in tempo a conoscere bene un posto che subito si è “costretti” ad un nuovo trasferimento con direzione verso qualcosa di nuovo, di mai visto.
E’ il bello del viaggio, nulla è scontato o ripetitivo.. un impulso continuo di emozioni nuove o magari già provate, ma che è sempre bello risentirle, mi fanno sentire vivo.
Ora sono in direzione Puno, lago Titicaca, si sale ancora di altura, 3500 mt; un sei ore di bus ma almeno le uso per rimettere a posto e ad incanalare nelle mia mente gli ultimi giorni.
Non so cosa aspettarmi da questo posto, son curioso; a differenza di altri viaggi questa volta ho voluto guardare il meno possibile le immagini o video dei posti in cui sarei andato; già Machu Picchu l’ho visto 3mila volte, almeno il resto voglio che sia un po’ una sorpresa.
Intanto in bocca ho ancora il sapore dell’ultima giornata al Colca, giornata che ha chiuso un 3 giorni fantastici.
Ero rimasto alla partita Perù vs Mondo.. nonostante due goal del DeRossi di Verbania (cioè io), sconfitta per 5-4 sulla lunga distanza.. secondo me i 2000 mt hanno inciso sulla nostra prestazione. ed alla fine, visto com’era messo il campo, l’importante è non essersi fatti male.
La sveglia ha suonato alle 4 di mattina per salire in vetta senza sole e con il fresco mattutino; la sera prima la sensazione generale era di rilassamento, tutti volevano goderci il momento.. con il buio che arriva verso le sei e mezza mentre si fa qualche risata in compagnia, bevendo cerveza, guardando le stelle.
A parte nella zona comune non c’è elettricità, si gira con la torcia in mano per evitare di trovarsi un gallo tra i piedi o la cacca di qualche pecora e si cena con candele e una luce bassa che parte dalle uniche due lampadine presenti.
Per cena ovviamente zuppa e poi…?? pollo?? no.. sorpresa, spaghetti al sugo.
Mentre alcuni prenotano la mula per l’indomani io bevo l’ultima cosa con le due svizzere; la sala si svuota, lentamente tutti vanno a dormire ed io mi fermo a parlare con i due “gestori” dell’oasi, 2 ragazzi argentini.
Grazie alla mia parentela si finisce a stare un’altra ora tra calcio, donne, cibo ed il classico Maradona vs Messi; mi salutano ed in ricordo della serata mi regalo un braccialetto colorato che di solito vendono.
La sveglia non sarà dura, poi è effettivamente meglio salire con il fresco; del resto ci facciamo un dislivello di 1200 mt, non proprio easy.
Alla fine saliamo con un ottimo passo io, 2 giovani americani e 2 polacchi.. 2 ore e 15 minuti con io che scandivo il passo e pause a tutti, sembravo quasi il miglior Ivan gotti dopato del giro d’Italia.
In cima la soddisfazione è enorme e mi godo la vista spettacolare del canyon e il fiume che sembra così lontano.
Radunato il gruppo, colazione, giro per il paese di Cobanaconda e rientro lento verso Arequipa passando tra strade sterrate, tra le viste delle colline coltivate, la cima della Ande a 4.900 mt e una veloce sosta a vedere gli Alpaca e i Lama lì vicino.
Oltre a questo, sosta top alle sorgenti termali naturali che sono piccole piscine costruite vicino al fiume dove arriva acqua calda a diverse temperature; mi ci sciolgo dentro per circa 1 ora e dopo questa camminata ci voleva troppo.
Lascio una zona dove per ora non ci sono alberghi o mega resort, ma solo piccole posade e ostelli, dove tutto è ancora fatto alla meno peggio ma che mantiene naturalezza ed autenticità.
Il rientro ad Arequipa è strano, la trovo diversa ma poi capisco.. è domenica ed il centro è chiuso alle auto.
Io riesco a fare quelle commissioni necessarie per l’indomani e a cena mi godo una cena con i fiocchi in un bel ristorante provando piatti tipici del posto... peperone un po’ piccante ripieno di carne con formaggio e patate e filetto di alpaca con una salsina gustosa.. la migliore cena fino ad ora.
Stamattina son rimasto un po’ rinco, di notte mi sono svegliato presto ed alla fine ho ciondolato in camera su internet perdendo anche l’attimo per far colazione prima di dover uscire.. cose che capitano.
Una cosa in generale sul Perù.. per ora ho trovato turisti di ogni genere… una buona parte di grupponi che stanno nei loro luoghi e che li vedi solo di giorno, tante coppie di ogni età e tante ragazze sole.
Ora mi godo il viaggio, “born to run” del boss mi accompagna verso la prossima meta.
domenica 27 dicembre 2015
mercoledì 16 dicembre 2015
Tra Alpaca, tango e matè - 3 sett tra Perù,B.Aires e uruguay III
16 ottobre ore 16.00
A distanza di parecchio riesco a trovare il tempo per rilassarmi bevendo una buona birra che conclude queste due giornate molto intense.
Ora sono a San Juan de Chuccho, un minuscolo villaggio in mezzo al Canyon del Colca, dove sono arrivato dopo una discesa che dai 3.300 mt mi ha portato ai 2.200 attuali e che risalirò tra 2 giorni.
Dicevo di queste giornate belle intense, anche perché il viaggio da Paracas ad Arequipa non è stato per nulla agevole.
Prima di lasciare il paesino ho salutato Alberto e Piero (Del) con un abbraccio visto mi hanno fatto sentire un po’ come a casa e poi bus con coincidenza e sosta di circa 2 ore ad Ica.
Per fortuna ho trovato qualcuno con cui passare il tempo, una tedesca nata in Perù che è stata adottata da piccola ed ora, per la prima volta, torna in visita al suo paese d’origine; due ore passate velocemente in cui lei, tra le varie cose, ha detto più di una volta di essere tedesca anche se nata qui… come a voler sottolineare questo fatto.
Questi incontri di poche ore mi fanno apprezzare il viaggiare da soli, che può avere tanti difetti, ma ti da la possibilità di essere più aperti con gli estranei.
Il viaggio notturno è stato abbastanza pesante, eppure 4 anni fa l’avevo fatto easy per più tratte ma questa volta le 12 ore le ho sentite parecchio sia sulla schiena che sulle gambe; per fortuna, ho dormito quasi tutto il tempo
Dai, questa era la trasferta peggiore ed è andata e poi sul bus c’è chi ha sofferto di più.. ho visto un ragazzo correre in bagno dal piano superiore per sboccare appena entrato.
Alla fine arrivo ad Arequipa abbastanza rinco e così dopo il check-in in ostello mi bevo un thè (anche per aiutarmi a digerire la cena) e mi metto a riposare per un paio d’ore.
Sarò attivo a mezzogiorno e questo mi farà cancellare un paio di cose che avrei voluto visitare; è un peccato perché Arequipa mi è piaciuta fin da subito, all’inizio mi ha ricordato parecchio Salta con le sue periferie trasandate e povere dove per terra è pieno di bottiglie di plastica, i bambini e i vecchi sono a bordo strada aspettano i macchinoni dei ricchi da lavare, dove l’attività principale è quella dei carrozzieri onnipresenti con le insegne e cartelloni pubblicitari con ragazze in bikini tipo quelle dei carwash americani.
Ma, a parte questo, il centro è molto caratteristico con i suoi palazzi (tipo la casa ricketts) fatti con una roccia bianca (sillar) tipica di questa zona.. del resto la chiamano la città bianca non per altro.
Poi la piazza centrale.. vivace, colorata, con la sua fontana e tutt’intorno una serie di porticati molto spagnoli; peccato che la cattedrale sia in ricostruzione sennò avrei potuto facilmente dire che era meglio di quella di Lima.
Passando per la via commerciale più famosa arrivo al mercato centrale, tappa per me immancabile quando si parla di Sud America.
Mercato molto meno caotico di Lima ma sempre vivace e colorato tra diversi tipi di patate, zampe di maiale, verdura e frutta; qui mi faccio una spremuta (ormai abitudine quotidiana) di chirimoya che non avevo mai provato ma che trovo buonissima.
Mentre mi prepara la spremuta la signora mi dice che qui ad Arequipa si lavora per mantenere quelli di Lima.. mi sembra di averla già sentita una cosa del genere quando sono a Milano e si parla di Roma..
Girando a caso per la città osservo l’esterno di alcune chiese dalla classica facciata barocca ma, a differenza di quelle del nord del paese, non sono scure ma ovviamente di color bianco e così decido di visitare i due siti religiosi più importanti.
Del convento di Santa Teresa mi colpisce per il tranquillo giardino interno, per le tele che rappresentano la va crucis dipinte ad olio ed per alcuni pupazzi molto belli e colorati che rappresentano Gesù, il Re Magi ed altri personaggi del Vangelo.
Poi, anche se stanco, vado al monastero Santa Catalina che è un po’ una cittadella a parte chiusa dentro alle sue mura; belle le strade dai nomi spagnoli con le pareti colorate che portano agli alloggi, alle cucine , al caratteristico lavatoio comune ed alle diverse piazze molto colorate anche loro.
Alla fine la vita dentro al monastero non era così male e poi da qui c’è una vista sul vulcano innevato che è top.
Vulcano che avevo anche visto dal Mirador de Yanahuara, forse il punto più famoso di Arequipa con i suoi archi che sembrano chiudere e rimpicciolire questa vetta che supera i 5.800 mt.
Rientro in ostello alle 5, mi rilasso, preparo lo zaino per il trekking ed esco a vedere la città mentre scende sera; la cattedrale e la piazza sono ancora più vice che di giorno con famiglie e bambini che danno da mangiare ai piccioni.
Io entro anche nella vicina chiesa dove noto un crocefisso con scala ed una specie di falcetto come a voler proteggere i principali lavori locali.
Alla fine ceno con Cevichè di gamberi e corvina a la plancia per poi andare a dormire già alle 9 di sera visto che l’indomani mi dovrò svegliare alle 3 di mattina; rimane il rammarico di aver saltato la visita alla bambina mummificata e l’aperitivo vista piazza ma almeno ho visto tutto il resto che mi interessava visitare in questa gran bella città.
Nota negativa, in ostello anche questo giro non trovo nessuno con cui far due parole.. vabbè ho già avuto dei bei momenti di confronto, a volte inaspettati come al parco a Lima o alla stazione degli autobus, ma pensavo e speravo un po’ meglio negli ostelli.
Oggi invece è andata alla grande, nonostante la sveglia sia suonata alle 2.45.. Tra l’altro quando salgo sul bus del tour, alle 3.15, in giro per la città è un carnaio assurdo, pieno di disco che sparano musica a livello assurdo che si sente fino alla reception dell’ostello.. peccato dover andare via e non testare la nightlife.
Il viaggio è lunghino, circa 3 ore, ma dormo quasi fino alla parte finale; nei dintorni è tutto montagne color marroncino, cave da cui vengono estratti minerali vari, sassi ed animali selvatici e alpaca.
Entrati nel canyon il panorama cambia… l’arido e il sasso lascia spazio a colori più vivaci, le colline sono tutte terrazzate e coltivate, le piante basse sono di color verde bruciato e quasi giallino e da una cima del canyon (che è veramente profondo) vedo per la prima volta lui.. il condor.
Vola maestoso, imponente, bellissimo.. una cosa spettacolare ed emozionante.. non pensavo mi colpisse così tanto; sarà che l’abbiamo visto veramente vicino, ma l’ho trovato affascinante.
Mentre guardo il condor si avvicinano due ragazze svizzere che erano sul mio stesso bus, si fa due parole e mi raccontano che loro fanno 4 mesi in Sud America, son simpatiche e peccato che loro facciano il giro corto di due giorni.
Da qui parte la parte del trekking che ci porterà in fondo al canyon; la discesa è lunga 9 km per circa 1000 metri di dislivello e non è troppo impegnativa.
Parlo un po’ con la guida e mi spiega che negli ultimi 5 anni il turismo in questa zona è esploso, prima facevano un gruppo a settimana mentre ora ce ne sono anche 2 o 3 nello stesso giorno; tutto questo a loro ha portato benefici ma anche una grande inflazione sui beni di primo consumo.
Visto questo, sono fortunato che per ora i villaggi che stanno intorno al Canyon sono ancora autentici dove la gente ci vive senza cambiare abitudini; li vedi zappare la terra, portare al pascolo l’alpaca con i loro vestiti colorati lontani miglia e miglia dalla modernità, ad eccezione del cellulare che usano per messaggiare come adolescenti alle prime armi con la tecnologia.
In mezzo a loro pranziamo mangiando zuppa con farro e verdure e poi stufato di alpaca con riso.. semplice ma molto saporito.
Il panorama è vario, molto roccioso, un po’ di cactus e di fico d’india.. la roccia è molto colorata e quando si arriva in fondo, vicino alla riva del fiume, è un’esplosione di verde con coltivazioni di patate, carote, piante di avocado.
Alla fine è bellissima la sensazione di quando metto i piedi nell’acqua fredda del fiume, rilassandomi e guardandomi intorno.
Per ora posso dire di essere soddisfatto, il giro merita ed anche questo paesino è particolare; minuscolo con tetti fatti in paglia e sacchi di patate vuoti, il campo da calcio più strano mai visto (sassi, terra, 2 porte e rischio di perdere il pallone nel fiume elevatissimo) dove faccio anche due tiri con un francese utilizzando un pallone sgonfio.
Domani si riparte, sarà una giornata easy visitando la parte bassa del canyon.. ed ora vado a far la doccia semi fredda prima che faccia buio.
A distanza di parecchio riesco a trovare il tempo per rilassarmi bevendo una buona birra che conclude queste due giornate molto intense.
Ora sono a San Juan de Chuccho, un minuscolo villaggio in mezzo al Canyon del Colca, dove sono arrivato dopo una discesa che dai 3.300 mt mi ha portato ai 2.200 attuali e che risalirò tra 2 giorni.
Dicevo di queste giornate belle intense, anche perché il viaggio da Paracas ad Arequipa non è stato per nulla agevole.
Prima di lasciare il paesino ho salutato Alberto e Piero (Del) con un abbraccio visto mi hanno fatto sentire un po’ come a casa e poi bus con coincidenza e sosta di circa 2 ore ad Ica.
Per fortuna ho trovato qualcuno con cui passare il tempo, una tedesca nata in Perù che è stata adottata da piccola ed ora, per la prima volta, torna in visita al suo paese d’origine; due ore passate velocemente in cui lei, tra le varie cose, ha detto più di una volta di essere tedesca anche se nata qui… come a voler sottolineare questo fatto.
Questi incontri di poche ore mi fanno apprezzare il viaggiare da soli, che può avere tanti difetti, ma ti da la possibilità di essere più aperti con gli estranei.
Il viaggio notturno è stato abbastanza pesante, eppure 4 anni fa l’avevo fatto easy per più tratte ma questa volta le 12 ore le ho sentite parecchio sia sulla schiena che sulle gambe; per fortuna, ho dormito quasi tutto il tempo
Dai, questa era la trasferta peggiore ed è andata e poi sul bus c’è chi ha sofferto di più.. ho visto un ragazzo correre in bagno dal piano superiore per sboccare appena entrato.
Alla fine arrivo ad Arequipa abbastanza rinco e così dopo il check-in in ostello mi bevo un thè (anche per aiutarmi a digerire la cena) e mi metto a riposare per un paio d’ore.
Sarò attivo a mezzogiorno e questo mi farà cancellare un paio di cose che avrei voluto visitare; è un peccato perché Arequipa mi è piaciuta fin da subito, all’inizio mi ha ricordato parecchio Salta con le sue periferie trasandate e povere dove per terra è pieno di bottiglie di plastica, i bambini e i vecchi sono a bordo strada aspettano i macchinoni dei ricchi da lavare, dove l’attività principale è quella dei carrozzieri onnipresenti con le insegne e cartelloni pubblicitari con ragazze in bikini tipo quelle dei carwash americani.
Ma, a parte questo, il centro è molto caratteristico con i suoi palazzi (tipo la casa ricketts) fatti con una roccia bianca (sillar) tipica di questa zona.. del resto la chiamano la città bianca non per altro.
Poi la piazza centrale.. vivace, colorata, con la sua fontana e tutt’intorno una serie di porticati molto spagnoli; peccato che la cattedrale sia in ricostruzione sennò avrei potuto facilmente dire che era meglio di quella di Lima.
Passando per la via commerciale più famosa arrivo al mercato centrale, tappa per me immancabile quando si parla di Sud America.
Mercato molto meno caotico di Lima ma sempre vivace e colorato tra diversi tipi di patate, zampe di maiale, verdura e frutta; qui mi faccio una spremuta (ormai abitudine quotidiana) di chirimoya che non avevo mai provato ma che trovo buonissima.
Mentre mi prepara la spremuta la signora mi dice che qui ad Arequipa si lavora per mantenere quelli di Lima.. mi sembra di averla già sentita una cosa del genere quando sono a Milano e si parla di Roma..
Girando a caso per la città osservo l’esterno di alcune chiese dalla classica facciata barocca ma, a differenza di quelle del nord del paese, non sono scure ma ovviamente di color bianco e così decido di visitare i due siti religiosi più importanti.
Del convento di Santa Teresa mi colpisce per il tranquillo giardino interno, per le tele che rappresentano la va crucis dipinte ad olio ed per alcuni pupazzi molto belli e colorati che rappresentano Gesù, il Re Magi ed altri personaggi del Vangelo.
Poi, anche se stanco, vado al monastero Santa Catalina che è un po’ una cittadella a parte chiusa dentro alle sue mura; belle le strade dai nomi spagnoli con le pareti colorate che portano agli alloggi, alle cucine , al caratteristico lavatoio comune ed alle diverse piazze molto colorate anche loro.
Alla fine la vita dentro al monastero non era così male e poi da qui c’è una vista sul vulcano innevato che è top.
Vulcano che avevo anche visto dal Mirador de Yanahuara, forse il punto più famoso di Arequipa con i suoi archi che sembrano chiudere e rimpicciolire questa vetta che supera i 5.800 mt.
Rientro in ostello alle 5, mi rilasso, preparo lo zaino per il trekking ed esco a vedere la città mentre scende sera; la cattedrale e la piazza sono ancora più vice che di giorno con famiglie e bambini che danno da mangiare ai piccioni.
Io entro anche nella vicina chiesa dove noto un crocefisso con scala ed una specie di falcetto come a voler proteggere i principali lavori locali.
Alla fine ceno con Cevichè di gamberi e corvina a la plancia per poi andare a dormire già alle 9 di sera visto che l’indomani mi dovrò svegliare alle 3 di mattina; rimane il rammarico di aver saltato la visita alla bambina mummificata e l’aperitivo vista piazza ma almeno ho visto tutto il resto che mi interessava visitare in questa gran bella città.
Nota negativa, in ostello anche questo giro non trovo nessuno con cui far due parole.. vabbè ho già avuto dei bei momenti di confronto, a volte inaspettati come al parco a Lima o alla stazione degli autobus, ma pensavo e speravo un po’ meglio negli ostelli.
Oggi invece è andata alla grande, nonostante la sveglia sia suonata alle 2.45.. Tra l’altro quando salgo sul bus del tour, alle 3.15, in giro per la città è un carnaio assurdo, pieno di disco che sparano musica a livello assurdo che si sente fino alla reception dell’ostello.. peccato dover andare via e non testare la nightlife.
Il viaggio è lunghino, circa 3 ore, ma dormo quasi fino alla parte finale; nei dintorni è tutto montagne color marroncino, cave da cui vengono estratti minerali vari, sassi ed animali selvatici e alpaca.
Entrati nel canyon il panorama cambia… l’arido e il sasso lascia spazio a colori più vivaci, le colline sono tutte terrazzate e coltivate, le piante basse sono di color verde bruciato e quasi giallino e da una cima del canyon (che è veramente profondo) vedo per la prima volta lui.. il condor.
Vola maestoso, imponente, bellissimo.. una cosa spettacolare ed emozionante.. non pensavo mi colpisse così tanto; sarà che l’abbiamo visto veramente vicino, ma l’ho trovato affascinante.
Mentre guardo il condor si avvicinano due ragazze svizzere che erano sul mio stesso bus, si fa due parole e mi raccontano che loro fanno 4 mesi in Sud America, son simpatiche e peccato che loro facciano il giro corto di due giorni.
Da qui parte la parte del trekking che ci porterà in fondo al canyon; la discesa è lunga 9 km per circa 1000 metri di dislivello e non è troppo impegnativa.
Parlo un po’ con la guida e mi spiega che negli ultimi 5 anni il turismo in questa zona è esploso, prima facevano un gruppo a settimana mentre ora ce ne sono anche 2 o 3 nello stesso giorno; tutto questo a loro ha portato benefici ma anche una grande inflazione sui beni di primo consumo.
Visto questo, sono fortunato che per ora i villaggi che stanno intorno al Canyon sono ancora autentici dove la gente ci vive senza cambiare abitudini; li vedi zappare la terra, portare al pascolo l’alpaca con i loro vestiti colorati lontani miglia e miglia dalla modernità, ad eccezione del cellulare che usano per messaggiare come adolescenti alle prime armi con la tecnologia.
In mezzo a loro pranziamo mangiando zuppa con farro e verdure e poi stufato di alpaca con riso.. semplice ma molto saporito.
Il panorama è vario, molto roccioso, un po’ di cactus e di fico d’india.. la roccia è molto colorata e quando si arriva in fondo, vicino alla riva del fiume, è un’esplosione di verde con coltivazioni di patate, carote, piante di avocado.
Alla fine è bellissima la sensazione di quando metto i piedi nell’acqua fredda del fiume, rilassandomi e guardandomi intorno.
Per ora posso dire di essere soddisfatto, il giro merita ed anche questo paesino è particolare; minuscolo con tetti fatti in paglia e sacchi di patate vuoti, il campo da calcio più strano mai visto (sassi, terra, 2 porte e rischio di perdere il pallone nel fiume elevatissimo) dove faccio anche due tiri con un francese utilizzando un pallone sgonfio.
Domani si riparte, sarà una giornata easy visitando la parte bassa del canyon.. ed ora vado a far la doccia semi fredda prima che faccia buio.
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