Tutto nasce a dicembre con il solito scambio di mail con gli amici per riuscire a passare la giornata lavorativa senza fondere il cervello.
La mattina ha piovuto e nel pomeriggio c’è un pallido sole, sembra quasi un clima inglese... e così mi viene l’illuminazione. Perché non andare a Liverpool a vedere una partita nel mitico stadio di Anfield e goderci nel frattempo un weekend di pura nightlife inglese??
Da quel momento non lavorerò più e peggio di Mino Raiola inizio scandagliare i miei contatti per fare un bel gruppetto.
Tra sms, mail, telefonate mi sembra di essere all’ultimo giorno di calciomercato.
A fine giornata ottengo l’ok del Rosso (prima di fidanzarsi il suo era un si scontato), del Vale (ormai sempre presente e se non lo portavo ad Anfield mi avrebbe ucciso) e di Teri (altro patito di calcio con il sogno di entrare ad Anfield)
Si decide per la partita materasso Liverpool – Portsmouth di metà marzo.
Nel giro di qualche giorno ci organizziamo; volo Ryan (venerdì-domenica) a 49 euro, hotel ibis bloccato e soprattutto Teri ci regala la bomba che grazie ai suoi inciuci abbiamo 4 biglietti in tribuna gratis.
A febbraio, quando ormai siamo pronti a partire, arrivano i primi intoppi… io son in dubbio fino all’ultimo per problemi famigliari ma la cosa peggiore è che la partita diventa il “Monday Night” per esigenze televisive (io odio il calcio moderno!).
Senza partita, Teri ci lascia al nostro destino che sarà tutto Beatles, pinte e nightlife… diciamo più pinte e nightlife che Beatles.
Così disdico l’Ibis per il più economico Yha Hostel e venerdì mattina siamo pronti a salpare per Liverpool.
VENERDI’
A Bergamo, prima sorpresa, oltre a Leo becchiamo il mitico Melandri che era da una vita che non lo incontravo… nonostante i contatti telefonici non ci siamo mai incrociati durante il weekend, anche perché frequentavamo zone serali diverse.
Anche con lo sciopero, volo puntuale e, mentre il Vale come al solito si addormenta, faccio notare al Rosso che sul Magazine della Ryan ci sono le frasi da utilizzare in viaggio, una in particolare ci colpisce… “do you kiss strangers? no! let me introduce myself”
Atterriamo a Liverpool verso le 11 e mezza, prendiamo il classico black cab e in neanche mezz’ora siamo al nostro ostello, il YHA (che si dimostrerà un’ottima sistemazione come location, pulizia e costo)
Molliamo i bagagli in camera e ci fiondiamo nel giro cittadino.
C’è un po’ di sole, se non fosse per il vento si starebbe da Dio anche senza giacca.
Iniziamo risalendo la strada che ci porterà verso il centro di Liverpool; come prima cosa vediamo sulla sinistra l’Albert Dock, il vecchio centro portuale della città, trasformato in zona “culturale-turistica” con vari musei e attrazioni.
Infatti nel 2008 è stata città della cultura europea e tutto il centro è nuovissimo e pulito, ma appena si esce un attimo si intravede la vera e vecchia Liverpool.
Decidiamo di dedicare il giusto tempo all’Alberto Dock nei giorni seguenti e proseguiamo nella zona pedonale.
Queste vie sono tutte appena ristrutturate e si è circondati da negozi su negozi.. mi sembra quasi di essere nell’Outlet di Serravalle Scrivia, così decidiamo di uscire ed entrare nelle viuzze circostanti che almeno mantengono le caratteristiche costruzioni con i mattoni rossi e le insegne dei vecchi pub.
Sarà per la fame, ma soprattutto per la sete, che entriamo in uno di questi e siamo subito in “clima” con Fish & Chips e una pinta di birra.
Opto per una marca mai provata, la Strongbow, ricevendo insulti dal Rosso visto che scopriamo che è una birra al cidro di mele.. una cosa orrenda.
Nel frattempo notiamo che nel pub verso le 2 di pomeriggio la gente tazza già che è un piacere..
Un gruppo di ragazzi e ragazze ordina Jin-Lemon e birre in continuazione e una tavolata di 4 signore sui 40 si siede con due bottiglie di vino rosso.. e io con la mia birra al cidro di mele mi sento un po’ una fighetta.
Usciti dal pub, senza quasi volerlo, arriviamo a Mathew St, la via dei Beatles; subito ci sono le statue dei 4 ragazzi in sul cornicione di un palazzo e poi tutti i locali annessi ai Fab 4.
Davanti alla statua di John Lennon un giovane iperattivo (chissà cosa si era appena sparato) ci fa una foto ed inizia raccontarci di sua mamma italiana… e di quanto abbia nel cuore la nostra cara patria…
Lo lasciamo giusto prima che sputi una ciccata di proporzioni enormi… e dovendo scegliere tra il Lennon Bar e il Cavern Club, optiamo per il secondo.
Per chi conosce i Beatles, sa l’importanza che ha avuto il Cavern, essendo uno dei primi posti dove hanno suonato e che ha contribuito a farli conoscere.
Ora il Cavern Club è una ricostruzione di quello originale (demolito per far spazio ad un centro commerciale..) e attira migliaia di fans.
L’ambiente però è bello, con la scalinata che ti porta nel piano interrato, dove oltre al bancone c’è il palco dove suonano.
Optiamo per una pinta, stavolta normale non al cidro, mentre un cantante accompagnato con la chitarra esplora il vasto repertorio dei Beatles.
Giriamo bene per il locale dove ci sono vari spazi a loro dedicati, tra cui un filmato in cui si vede Ringo Star che ritorna nel locale atteggiandosi da gran gallo.
Usciamo guardando il programma per le serate… e purtroppo ci sono solo cover band… tra cui i famosi OAZIS e i GREEN DATE.
Torniamo nella zona pedonale e proseguiamo fino alla Torre della Radio ed andiamo al Saint George'sHall con la sua scalinata.
Il sole è sceso ed inizia a fare freddino, però la gente in giro sembra non sentirlo.. mi stupisco a guardare la gente che gira in maglietta, altri con una felpa leggera aperta..mentre alcune ragazze girano con i bigodini in testa.
Proseguiamo fino alla Liverpool Cathedral e poi decidiamo di andare in avanscoperta nelle strade della movida cittadina (Wood st, Fleet St, Seel St)
A primo impatto la zona mi piace, son tutti palazzi e case con mattoni rossi, niente sembra nuovo, al massimo è ristrutturato.. e comunque non c’è quel senso di pulizia della zona pedonale.. ci son cantieri lasciati a metà e i classici negozi di vinili.
I locali iniziano ad aprire, si capisce che è presto, ma è impressionante il numero.. e la disposizione. Uno attaccato all’altro, e questo promette bene per la serata.
Andiamo a farci un’altra pinta in un vecchio pub, il locale trasuda di “vissuto”, dentro alcuni ragazzi stanno già barcollando e al bancone ci sono dei vecchi che si fanno in solitudine la loro pinta quotidiana.
Mentre sto leggendo la targhetta che dice “il pub dove John e Paul si sono incontrati la prima volta” (etichetta che penso avranno quasi tutti i pub di Liverpool) vengo distratto dalla giovane barista.. che mi chiede cosa voglio mettendomi in faccia la sua scollatura prominente.
Inutile dire che di pinte ce ne faremo due… e constateremo che una confezione di pistacchi costa più di una pinta (2.50 sterline vs 2.00), e un vecchio con la maglia del Newcastle martellerà in un’ora più di noi nell’intero weekend.
Tornando in ostello per prepararci per la serata che si preannuncia ottima, incroceremo un gruppo di pischelli… avranno 12anni e si stanno tracannando coca corretta rum.. ed alcuni sono già sul “Mortirolo”.. guardo l’ora..Sono le 7 di sera.
Usciamo presto e ci dirigiamo prima verso l’Albert Dock (molto bello di notte!) e poi verso il ristorante “the Monro” che avevo trovato sul depliant ricevuto dall’ente turistico.
Purtroppo è pieno e quindi ci muoviamo a casaccio per le vie dei locali, c’è poca scelta così chiediamo a una simpatica signora che ci indirizza verso il Liverpool One.
Qui ci sono una serie di ristoranti etnici; indiano, italiano, grill self service.. alla fine optiamo per il meno peggio.. un falso ristorante francese.
Mangiamo una bistecca veloce mentre ci guadiamo nei tavoli vicini, ci sono soprattutto gruppi di signore “in libera uscita” il cui livello godereccio è già alto.
Scappiamo prima di diventare prede e torniamo in Fleet St.
Son solo le 10 ma per le strade c’è giù un carnaio di gente.. ragazzi e ragazze (età media sui 25) che entrano/escono dai locali, gruppi di ragazze vestite all’inglese (gonne corte, vestiti, tacchi.. tutto incuranti del freddo); gli unici con il giubbotto siamo noi.
Per riscaldare l’ambiente entriamo in un localaccio, sembra di essere a una festa universitaria.. l’età è bassina (sui 18-20) ma il posto mi piace.
E’ su due piani, tutto in legno con divani dove sedersi e i banconi che sembrano quasi improvvisati.
Il bere non costa tanto, anche se i cocktail proprio non li sanno fare.. e ci obbligherà chiedere sempre il “double” di misurini d’alcool.
Il Dj spara musica dance-elettronica piacevole da ballare, ma per ambientarci meglio non possiamo non iniziare a fare il giro dei locali.
Finiamo in Concert Sq. Ed entriamo al Revolution.. Altro giro e si inizia a ballare con alcune ragazze in pista.
Il bello è che in nessun posto si paga l’ingresso quindi è un continuo muoversi e cambia la gente che incontri.. magari a fine serata magari ribecchi persone incontrate all’inizio.. Cool!
Giriamo fino a quando non finiamo allo Zoo Bar.
Qui ci piazzeremo un bel pò visto che c’è la migliore musica e le migliori ragazze.
Gioco subito il jolly regalando la rosa acquistata all’esterno a una ragazza molto carina (quelle che in genere piacciono a me… biondine, piccoline, vestita un po’ vintage) la ragazza si sorprende positivamente sulla mia italianità..e parliamo un po’.
L’amica però fa ostruzione, prima fa la gelosa rubandole la rosa all’altra e poi la porta via a ballare.
Mi accorgo del primo problema, la giacca… di loro nessuno la indossa e di conseguenza non ci son guardaroba aperti… questo mi impedirà di partire con il famoso “obedanze”.
Torno dagli altri che stanno sono già al secondo shots di vodka.. poi vedo il Rosso che inizia a lanciarsi su due giovani.. ma viene stoppato visto che le ragazze preferiscono il ragazzo di colore.
Decidiamo di cambiare giriamo l’angolo e finiamo al Baa Bar.
Altro bel locale su due piani ottimamente frequentato.
In bagno veniamo giustamente presi in giro da alcuni ragazzi per le nostre giacche.. gli sembriamo dei marziani.. ma la battuta è simpatica non fatta per attaccare briga.
Decidiamo così di mollarle su una sedia e possiamo scatenarci.. Il Rosso ci trascina come sempre anche tra ragazze fidanzate tra loro...(quella che fa l'uomo sembra un ex-atleta della DDR).
Il Vale invece scatena la sua passione fotografica.. facendo il book a una vestita molto scollata, la ragazza si metterà in posa ed insisterà per farsi fotografare, tanto da lamentarsi quando stava ritirando la macchina (alla fine avremo una ventina di sue foto nelle posizioni più assurde)
Io invece, prima vengo preso da una per fare una foto con lei e scapperà come se fosse Biancaneve, poi finalmente potrò usare l’Obedanze che mi porterà a conoscere e ballare con un’altra biondina.. di cui in comune forse avevamo lo stato alticcio.
Verso le 3 decidiamo poi di tornare allo Zoo… dove rivedo le ragazze della rosa ma con la giacca non ci muoviamo a nostro agio.
Giusto in tempo per essere preso ancora in giro… stavolta da un simpatico ragazzo di colore che mi dice “You dance like an african”…
Torniamo in strada, il Rosso è impazzito … e decide di usare le frasi consigliate dalla Ryan… e chiede a tutte.. “do you kiss strangers? no! let me introduce myself”
Le reazioni sono tragi-comiche… a parte due tipe che stranamente ci danno corda.. con una delle due che mi prende sottobraccio per andare in un altro club.
Verso le 4 decidiamo che la nottata è andata… e torniamo a piedi al nostro ostello.
In generale dopo la prima serata, Liverpool mi ha sorpreso positivamente come quantità di locali e di gente in giro.
Ci si può divertire facilmente e, anche grazie alla forte presenza di polizia, non abbiamo trovato rischi di risse o “pericoli” in generale.
Anzi le persone incrociate son state quasi tutte simpatiche, pronte alla battuta e comunque sorridenti.
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