mercoledì 18 ottobre 2017

Kazakistan? o Kazakhstan?

"Ma per dove è che sto prenotando?”
Questa era un la domanda che mi correva nella testa a fine aprile quando ho prenotato i voli per questo viaggio.
Una cosa nata un pò così, molto per caso direi.. la necessità di dover segnare 10 giorni di “ferie” in più del previsto, la voglia di evitare il bordello turistico dei giorni di agosto, la curiosità di scoprire un posto nuovo..

E così dopo aver scartato alcune mete, l’attenzione è caduto su questo enorme paese e devo ammettere che fino ad allora le mie conoscenze su questo posto erano molto poche.. i racconti di viaggio letti, l’architettura particolare di Astana, il film Borat, il caso dell’espulsione della moglie del rivale politico del presidente ed il padiglione dell’Expo visto a Milano.. niente di più.
Ed è stata proprio la presenza dell’Expo 2017 che mi ha dato l’ultima spinta in fase di prenotazione ed ho pensato che alla fine poteva essere l’anno giusto per andarci.

Una volta presi i voli è partita tutta la parte burocratica e di studio del viaggio che non è stata molto agevole in quanto, finora, si trovano ben poche informazioni ed anche in loco lo sviluppo turistico è ancora in fase embrionale.. ma meglio così; infatti è stato un viaggio sorprendente, un posto che mi ha regalato molte più emozioni di quelle che immaginavo prima di partire e che mai avrei pensato avesse così da tanto da offrire.
Spazi aperti infiniti, dune di sabbia, montagne, canyon, vallate con laghi e fiumi, villaggi sperduti, strade sterrate, ore e ore di viaggio nel nulla, un popolo sorridente e curioso, la capitale sempre più grande e strana.. sono stati 12 giorni intensi e mai uguali.

Purtroppo non ho avuto tempo di scrivere il consueto diario di viaggio ma solo appunti sparsi qua e là.. che, lentamente, cercherò di ampliare e completare in modo da scrivere anche qualcosa di utile.

17 agosto
Per arrivare ad Almaty opto per Aeroflot, sia per la tariffa agevolata che per gli orari che mi consentono di partire nella notte tra il 16 e il 17 ed arrivare in Kazakistan verso le 3 e mezza del pomeriggio seguente.
Durante il volo osservo dal finestrino come i paesaggi cambiano man mano che andiamo verso est.. superiamo il Volga e terreni coltivati per poi arrivare in luoghi più secchi fatti di rocce e steppa infinita interrotta solamente da laghi salati e singole case che appaiono sporadiche collegate da strade sterrate che sembrano essere senza meta.
L’aeroporto è piccolino, i controlli doganali rapidi ed uscendo mi imbatto subito nel problema principale di Almaty.. il traffico.
Ci metterò quasi un’ora per arrivare in centro al mio hotel ma nel frattempo osservo la città e scambio due parole con l’autista che mi ricorda le canzoni di Celentano e rivendica l’invenzione dei maccheroni che Marco Polo avrebbe copiato da loro.
Quando ormai esco il cielo si è fatto buio e così decido di andare subito sulla collina di Kob-Tobe che domina la città dall’alto.
Camminando per le strade inizio a capire le prime cose… le distanze che non sono così brevi, la pulizia generale, il tanto verde con piante e parchi, la poca illuminazione dei marciapiedi e i tanti ristoranti/locali alla moda che occupano il piano terra dei palazzi del centro.
Per salire prendo la moderna funivia e qui, anche se è solo giovedì, trovo un po’ di gente a passeggio che viene per sfuggire dal caldo e godersi una serata all’aperto.
In cima si trova una specie di luna park con ruota panoramica illuminata, autoscontro e altri giochi per bambini, venditori ambulanti, un mini zoo e una statua dei Beatles (saranno mai venuti qui??).. insomma, un bel luogo per passare una serata diversa.
Poi c’è la vista dall’alto sulla città illuminata che da sola merita la salita! La fame si fa chimica e l’unico ristorante aperto è un po’ di alto livello, ma non avendo alternativa decido di provarlo.
Intorno a me la ricca Almaty con gente vestita bene, signore in tiro, accompagnamento musicale locale… a fatica mi faccio capire con la cameriera che parla uno stentato inglese ed ordino subito il piatto tipico.. lo Beshparmak, uno spezzatino di carne di montone passato con cipolle patate e servito sopra un letto di pasta e brodo.
Nonostante non sia leggero, il piatto è saporito e dopo un giorno di viaggio senza pasto completo lo finisco tutto; poi al momento di pagare rimango sorpreso dal costo molto basso della cena e inizio anche a capire il livello del costo della vita che per noi è estremamente conveniente.

Le prime ore in Almaty mi hanno già fatto passare i soliti dubbi che mi passano per la testa prima di ogni viaggio.


18 agosto

Il primo giorno ad Almaty lo dedico alla scoperta delle montagne più vicine e più accessibili.
Mi sveglio con un bel cielo limpido e a colazione torno a prendere i cari blily con marmellata, cibo che mi riporta alla transiberiana dello scorso anno.

Dalla città, per un costo irrisorio, prendo un taxi che mi porta fino a Medeu, la località da cui parte la cabinovia che mi porterà verso le alte vette.
Rimango subito sorpreso dalla modernità degli impianti e la vista sulle vallate mi fa comprendere come questa zona stia diventando un importante centro turistico con case in ristrutturazione, hotel in costruzione, nuovi impianti per sciare.. insomma l’impressione è che la direzione presa sia quella e del resto si era candidata per le olimpiadi invernali del 2022.

Dopo una buona mezz’ora di vista dalla gondola arrivo a Shymbulak che è il complesso turistico principale; qui trovo alcuni hotel, un paio di ristoranti, giochi per bambini e strutture per il noleggio di sci.
Mi fermo giusto il tempo di curiosare un po’ e godermi la vista della città dall’alto per poi prendere la seconda e la terza cabinovia che mi porteranno fino 3.200 mt.
Salendo il paesaggio muta, il verde lascia il posto ai sassi ed alle rocce e soprattutto il tempo cambia, visto che entro in mezzo alle nuvole ed alla nebbia.
Quando esco in cima una botta di vento freddo mi da il benvenuto e intorno a me sembra ci sia un’enorme piscina fatta di nuvole.
L’idea iniziale era di andare fino al ghiacciaio Bogdanovich, ma l’itinerario non è segnato e soprattutto con la nebbia il rischio di perdersi è alto; così decido di andare fino alla cima Shymbulak che ha un sentiero meglio tracciato.
La camminata non è impegnativa e per fortuna il vento sposta continuamente le nuvole e mi consente di vedere le tante vette circostanti, alcune con ancora la neve, e la vallata sottostante.
Passo alcune ore alternando camminate a soste.. qui sopra i 3000 mt è quasi tutto rocce e sassi, piccoli laghetti nati dallo scioglimento dei ghiacciai, fiori che resistono al freddo, silenzio totale interrotto solo dal rumore dell’acqua che scorre sotto le rocce, pochi turisti che si muovono sulla poca neve rimasta.. insomma, mi godo una bella giornata di stacco totale dalla frenesia giornaliera.

Tornado verso il punto d’arrivo della gondola mi fermo a pranzo al bar-rifugio.. una tazza di caffè caldo e un panino mentre sfoglio il giornale locale “la gazzetta” prima di fare alcune foto immerso nella nebbia che è tornata a coprire il tutto.
La discesa verso Shymbulak fa riapparire il sole e il verde sulle montagne circostanti
e quando arrivo a Medeu vado a visitare il complesso sportivo che d’inverno diventa una delle più importanti piste di pattinaggio mentre in questo momento è sede delle prove del festival della canzone asiatica (una specie di nostro festivalbar) che si terrà nel w.end.

Un paio di foto con le statue dei pattinatori al di fuori dello stadio, la curiosità nell’osservare la gente con i volti dai tratti asiatici (tante famiglie con bambini che si sono presi una giornata di riposo) e poi rientro in un affollato autobus ad Almaty (dove il controllore dei biglietti chiama le fermate a voce e non consente a nessuno di non pagare la corsa).

Il sole inizia a nascondersi dietro le montagne ma, visto che sono di strada, ne approfitto per passare per la piazza Respublika Alany; la piazza ha lo stile sovietico, ampia con intorno il municipio (puro soviet) ed il palazzo presidenziale mentre guardando verso sud si vedono le cime dei nuovi e moderni palazzi a vetro che però non coprono le cime delle montagne ancora innevate.
Intorno ci sono slogan di propaganda ed in mezzo il monumento all’indipendenza con in cima la copia dell’Uomo d’oro, il simbolo nazionale rappresentato da un antico guerriero ritrovato con un costume fatto totalmente del pregiato metallo, ed alla base la rappresentazione di alcuni momenti storici importanti per il paese.
Mentre faccio un po’ di foto mi si avvicina un giovane poliziotto e mi inizia a fare un po’ di domande sul motivo della mia visita e sul perché facessi delle foto; tranquillizzato l’agente sul fatto che fossi un turista e che non fossi lì per una rivoluzione (ha proprio chiesto così!) mi saluta gentilmente e rientro in albergo prima della serata.
Pur essendo venerdì sera non andrò alla scoperta della nightlife dato che la mattina seguente mi troverò con l’autista che mi porterà per 4 giorni tra steppa, montagne e villaggi.

Comunque a cena vado a in un ristorante georgiano (una delle mie cucine preferite al di fuori dell’Italia) e passeggio per le vie del centro; noto che è pieno di cantieri, la città si sta abbellendo ed in particolare stanno creando vie pedonali ed allargando i marciapiedi.
L’unico problema può essere la gestione dei lavori visto che di notte è poco illuminato e tutto è lasciato a metà senza troppe protezioni e qualcuno potrebbe anche cadere in buche profonde.
Evitando di caderci dentro rientro nella zona del mio hotel che è il centro della movida ed in effetti è pieno di gente alla moda; qui bevo una birra e torno a dormire.

La prima impressione su Almaty è di una città tranquilla, abbastanza vecchio stampo che abbraccia la modernità senza rinunciare alle tradizioni; peccato solo per le nuvole in alta montagna che hanno un po’ rovinato la vista, ma che hanno creato una bella e diversa ambientazione.


19 agosto

Da oggi parte il tour di 4 giorni nei dintorni di Almaty; il giro mi porterà a vedere tutta la zona circostante alla città attraversando luoghi poco abitati dove si alternano dune di sabbia, montagne rocciose, piccoli villaggi contadini, laghi, foreste e soprattutto steppa.. tanta steppa.

Per questo tour siamo in due e ci affidiamo a Nur, il nostro autista, che ci accoglie in tuta ed infradito e macinerà parecchi km con la sua auto.
Il primo obiettivo è arrivare al parco nazionale Altyn Emel ed uscendo dalla città inizio a vedere una Almaty diversa dal centro.. case in legno, negozietti, venditori ambulanti.. insomma ecco quello che mi aspettavo di trovare arrivando qui.
I km non sono pochi e così mi posso godere quello che il paesaggio offre; si alternano campi coltivati, steppa color rossastro, orizzonte intervallato solo da pali della luce o da qualche cavallo che in solitaria attraversa la strada.
Costeggiamo anche il lago Kapchagay e la cittadina assomiglia a una piccola Las Vegas con tanti casinò e dove l’autista ci dice che è possibile anche vendere la propria auto in 5 minuti.
I villaggi che attraversiamo sono così distanti da Almaty… le strade poco asfaltate, case basse a un piano, gente che usa cavalli come mezzo di trasporto, una casa con fuori la griglia che diventa un autogrill improvvisato, manifesti di propaganda dove il presidente è in bella vista tra campi coltivati o nelle scuole con bambini sorridenti..
Insomma anche se le ore in auto non sono poche i punti interessanti sono parecchi e tra pascoli liberi e montagne in lontananza mi immagino di vedere Gengis khan che cavalca veloce verso occidente

Verso mezzogiorno arriviamo nel paesino dove dormiremo; qualche casa è stata trasformata in un mini b&b (particolari gli interni con tappeti e pomposi lampadari economici), c’è un minimarket, una mini moschea ma per il resto è tutto reale, originario.
Pranziamo con quello che sarà una costante in questi giorni.. zuppa con verdura e carne stufata per poi ripartire in direzione delle Singing Dune, la nostra prima tappa.

Il bello del nostro giro è che Nur, durante le visite dei punti d’interesse, sta in macchina a riposare, dandoci solo un orario totalmente indicativo di ripartenza e lasciandoci totale libertà su come e quanto visitare i posti che ci interessano.
Già solo l’arrivo alle dune di sabbia è spettacolare, strada sterrata.. montagne.. il nulla intorno a noi
Le dune sono praticamente delle colline che nel corso degli anni sono diventate totalmente di sabbia, è come un deserto in mezzo alla steppa; la salita devo ammettere è abbastanza faticosa ma tra soste per foto o semplicemente per godersi il tutto ci si riesce senza troppi problemi.
In cima poi, in lontananza, si vede un fiume e il verde intorno che è così in contrasto e poi il continuo Sali e scendi affondando i piedi nella sabbia; a distanza di mesi è una delle cose più belle che ricordo.
Passiamo qui 3 ore e passa e il momento più divertente è quando ci mettiamo seduti e per scendere ci trasciniamo sulla sabbia (un po’ come scendere con il bob sulla neve) e sentiamo che il movimento genera un rumore tipo musica.
Ovviamente in fondo siamo pieni di sabbia ma ci ridiamo su. Intorno si vede questa steppa piena di piccole lucertole che si mimetizzano tra piante secche che sembrano morte ma che in realtà non lo sono
Rientriamo con il sole che tramonta, al check point d’uscita il padre ha lasciato il posto al giovane figlio di 10 anni vestito da poliziotto, ed arrivati al paese, dopo un paio di birre con l’autista e per cena ovviamente carne stufata con verdure vado a dormire soddisfatto di questo primo giorno

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