sabato 21 ottobre 2017

Kazakistan? o Kazakhstan? parte 2

20 agosto

Ci svegliamo presto, anche oggi dobbiamo fare parecchi km e la giornata sarà bella intensa.
Prima tappa sono la montagne Aktau e ci mettiamo un paio d’ore di strade sterrate e abbastanza accidentate per arrivarci.
Anche qui il paesaggio rende comunque il viaggio poco noioso e, attraversando i pochi villaggi, ci capita di trovarsi i soliti cavalli liberi di girare o vecchie lada o cannoni trasportati da trattori.
Arrivati e vengo subito colpito dai colori differenti delle rocce e dalle strane forme che mi ricordano un po’ quelle viste in Australia.
Mentre l’autista riposa, camminiamo in solitaria seguendo il letto di un fiume in secca osservando le forme arrotondate e levigate dal vento con i diversi colori che sembrano un po’ una tavolozza di un pittore.. prima il rosso, poi il giallo paglierino e poi quel verde/bianco.
Con noi ci sono solamente lucertole ed alcuni strani animali che sembrano scoiattoli che si nascono nelle loro tane al nostro passaggio
Staremo qui circa due ore sotto un gran caldo (e non oso immaginare in piena estate con 45° o d’inverno con la neve) prima di rientrare al b&b dove pranzeremo con una buona zuppa di verdure e carne con riso speziato.

La seconda tappa è il Charyn Canyon, forse uno dei posti più famosi e pubblicizzati della zona, tanto che sono molto frequenti anche tour in giornata da Almaty.
Le ore per arrivarci passano senza fretta; il nulla intorno a noi dà serenità, solo ogni tanto spunta una rotonda che chissà a cosa serve oppure una pompa di benzina… quella in cui ci fermiamo noi è gestita da un’anziana signora, scialle in testa, denti d’oro che si evidenziano quando ci sorride.
A metà strada incrociamo una nuovissima superstrada a più corsie, Nur ci segnala che il confine con la Cina è a pochi km e che la strada è stata costruita dal loro governo per portare gente e soprattutto tir nella zona “no tax” aperta dopo un accordo tra i due governi.

Il Canyon è veramente bello.. più largo di quel che pensavo e con una bella passeggiata si può arrivare fino al fiume che scorre in fondo.
Le rocce dalle forme strane (tipo quella che sembra una rana), i colori molto più accesi di quelli visti finora; in fondo c’è mini eco-lodge con molte Yurta, gli alloggi che erano usate dalle popolazioni nomadi e che finora vedo solo piazzate ad uso turistico, dove trovano alloggio un gruppo di motociclisti italiani.
Il Canyon però da il suo meglio una volta tornati in cima, anche il forte vento non condiziona il tutto, e tra l’altro per arrivarci usiamo un sentiero non molto battuto e con l’adrenalina che una scalata un pochino rischiosa può regalare.
Però alla fine è stata molto divertente e la vista dalla cima è spettacolare, con gli spuntoni delle rocce che disegnano forme particolari che giocano con l’orizzonte.. poi la vista verso il basso, lungo i sentieri e tutto quello che il vento e l’acqua hanno lavorato nel corso degli anni.

Lasciato il canyon continuiamo verso Saty, piccolo villaggio dove dormiremo per due notti in un'altra casa che ha adibito un paio di stanze a camere per ospiti.
Questa zona è totalmente differente da quella vista in questi giorni, il verde incomincia a farsi più costante, si vede qualche mucca al pascolo, le montagne in lontananza tornano ad essere aspre e più alte.
Nonostante il bellissimo tramonto la strada è pesante, è tutto in rifacimento/costruzione e con la macchina si balla più che ai baracconi.

Una volta arrivati però è bello immergersi nella vita locale, intorno alla tavola preparata dalla padrona di casa (sarà poi uno dei posti dove ho mangiato meglio in questi giorni, cucina casalinga come quella di mia nonna.. carne molto saporita e verdure del proprio orto), ci si trova a confrontarsi con gente del posto, a bere birra con russi in tuta prima di andare a dormire per recuperare le energie per la giornata seguente

21 agosto

Siamo al terzo giorno di tour e questa parte di Kazakistan mi fa riportare con la testa alle mie zone; infatti è totalmente differente da quanto fatto in questi giorni con montagne, laghi e verde, tanto verde.

Il programma è una passeggiata in solitaria tra i due laghi Kolsay. La camminata sarà piacevole ma non così leggera visto che alla fine saranno 14 km con parecchio dislivello e quasi 7 ore di cammino.

Però, anche se simile alle mie montagne, ci stava un bel ritorno al fresco; poi il colore blu acceso dei laghi, i pini, il verde sulle montagne a strapiombo.. e arrivato al secondo lago, che praticamente è sul confine con il Kirghizistan, con i tronchi in acqua e la sosta rilassante a bordo lago ci rilassiamo prendendo il sole mangiando il pranzo al sacco composto da grano saraceno e sandwich con formaggio russo (quindi insapore)
Il sentiero è ben segnato poi non è raro incrociare poliziotti a cavallo (che con la loro cacca aiutano a segnarlo meglio) o altri escursionisti che magari rientrano dopo una notte in tenda.

Rientrando alla casa passiamo in auto attraverso il mini villaggio.. incrociamo gente che gira a cavallo tra strade in costruzione, auto guidate da bambini di 10 anni, famiglie che fanno camping improvvisati senza essere limitati a particolari zone.. insomma, tutto intorno è abbastanza selvaggio e al naturale senza turismo iper costruito.
E sono anche contento che i miei soldi vanno direttamente a queste famiglie senza arricchire agenzie turistiche internazionali che tendono a sfruttare i luoghi facendo ritornare poco nei territori
Rientrato alla casa che ci ospita, dopo la classica sosta birra con snack al formaggio salato, la signora prepara un agnello con patate spettacolari e la serata la passo a parlare con gli altri ospiti che con grande sorpresa sono una famiglia di italiani di Torino

22 agosto

Siamo pronti a tornare ad Almaty dopo 4 giornate veramente belle e differenti tra loro, ma prima di arrivare in città abbiamo la possibilità di gustarci le ultime cose.

Dopo una ricca colazione con burro e marmellata fatti in casa da mangiare con gnocco fritto, andiamo a vedere il lago Kaindy, che si differenzia dagli altri per la presenza di alcuni alberi al suo interno, che lo rendono molto fotografico con questi tronchi che spuntano dal mezzo delle acque.
La camminata intorno alla sua riva la concludiamo camminando attraverso il fiume che si butta nel lago arrivando fino alle rocce che delimitano il lago; l’acqua è gelata.. e per poco non perdo l’uso dei piedi per pochi minuti al suo interno.

Il ritorno al villaggio è su strade alternative con passaggi in mezzo ai fiumi con l’auto che mi riporta alla menta vecchia pubblicità della Camel Trophy.
Abbiamo tempo anche di passeggiare nel paesino di Saty.. notiamo la piccola moschea (qui poi in generale noto un islam moderato, con le donne che indossano un copricapo, spesso colorato, che non copre totalmente), alcune yurta per turisti, le case con al di fuori le palle di fieno giganti per l’inverno, i prati dove pascolano pecore, tori, mucche, cavalli totalmente liberi.. e poi il fiume color ghiaccio con intorno le piante di berries arancioni.

Il pomeriggio invece sarà di ore di strada nel nulla per rientrare ad Almaty con un rientro il botto… non solo nel senso figurato, visto che ad un 50ina di km all’arrivo, scoppia il radiatore dell’auto e quindi per fare i restanti km dobbiamo fermarci a più riprese per ricaricarlo d’acqua..
Ovviamente arriviamo quando ormai è buio e stanchissimi però Nur, per il disguido dell’auto, ci offre una pizza nel locale gestito da sua moglie.. alla fine, non sarà stata come quella nostrana, ma una pizza si mangia sempre volentieri.

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