Sabato 6 giugno. ore 5.15
Ci siamo, tra poco si riparte.
Nuova avventura, si va nel Caucaso, due settimane in Georgia e Armenia; forse in un posto che pochi conoscono bene e che quindi è quasi tutto da scoprire.
Non so ancora bene il motivo di questa meta, saranno i racconti di chi è già stato, forse il servizio di Overland di due anni fa o quel fascino che hanno quei posti di mezzo.. sospesi tra Medio Oriente e Russia.
Bene, le aspettative son alte.
Ho dormito poco, sveglia alle 3.15 di mattina, ma non è solo quello.. le emozioni, lo stomaco che si stringe, la “paure” che si provano prima di questi viaggi sono indescrivibili, bisogna solo provarle.
Domenica 7 giugno 08.30
In attesa di partire per Kutaisi son su una marshrutka e stiamo aspettando che si riempa; perché qui si viaggia così, se non si sceglie il treno (molto lento) o un tour privato si usano questi pulmini da circa 10 persone che corrono lungo le strade tirando su gente nel durante e che ti scarica un po’ dove vuoi tu, senza fermate predefinite.. dai un modo un po’ diverso per muoversi.
Son arrivato da poche ore ma avrei già molto da raccontare, già sull’aereo si poteva respirare aria diversa.. i lineamenti della gente, un misto tra oriente e tratti russofoni; e poi sbirciando dal finestrino, tra le nuvole appare tutto quel verde, le montagne innevate e scendendo a Tbilisi i palazzoni post-sovietici.
Il volo è passato veloce anche grazie al vicino svizzero con cui ho fatto due parole.
Ma la sorpresa migliore è stata la dogana dove la ragazza addetta al controllo passaporti tra le domande di rito mi chiede se mi piaceva il vino… alla mia risposta affermativa mi allunga un bottiglia di vino locale; direi la migliore accoglienza ricevuta all’ingresso in un paese straniero.
Per andare in città breve contrattazione con il taxista ed a bordo della più scrancia auto disponibile inizio a percorrere le vie che m porteranno in ostello.
Oltre alla vista generale mi colpiscono subito le tante contrapposizioni che ti si sbattono in faccia.. palazzi moderni “dubai style” ad edificio sovietici, auto costose e moderne a vecchie lada, venditori ambulanti a negozi occidentali nelle vie centrali.. e poi la via dedicata a George W. Bush, con tanto di megafoto.. la lunga mano degli Usa è arrivata fino qui e sembra ben piazzata.
Il programma della serata era.. doccia, cena veloce, finale di Champions in qualche bar e poi a dormire per recuperare… bè tutto prenderà una piega inaspettata.
Faccio la doccia ed esco nella sala comune dell’ostello.. tutti si presentano e praticamente mi aggrego a loro, 2 ragazze israeliane, 2 neozelandesi e i due ragazzi georgiani dell’ostello… mentre si brinda a vino e a chacha (grappa locale) si parla delle solite cose, dai consigli per una buona carbonara a quelli di viaggio.
Ne approfitto per imparare alcune cose sulla cultura georgiana
In primis che generalmente ogni bevuta è anticipata da un brindisi e che nei grandi banchetti tipo matrimonio c’è proprio una persona dedicata che si occupa di lanciarli; altra cosa che scopro è che non si brinda mai con la birra ma solo con vino o grappa.
La serata va avanti, chiedo anche info sulla strada intitolata a Bush ed il giovane georgiano risponde che ha fatto tanto per loro e quindi “perché no?”.
a cena scendiamo nel ristorante lì vicino, bella tavolata, tutti insieme ed io non mi tiro indietro con il khachapuri (fantastico e strapieno di formaggio) ed assaggi di kebab di agnello molto saporito.
Rientriamo giusto per gli ultimi minuti della partita (siamo 2 ore avanti, quindi verso l’1) e brindare alla vittoria del Barcellona.
Il risveglio è stato buono, avevo già tutto pronto, con la metro (stile sovietica anche questa) arrivo a Didube, la stazione degli autobus con vicino un mercato di frutta e verdura e vado alla ricerca della mia marshrutka che trovo abbastanza facilmente.
Ora si parte, son le 9 e arriverò a Kutaisi verso l’1..
Domenica 7 giugno 23.00
Prima giornata completata; son appena rientrato nella mia casa, in questa Guest House a Kutaisi dove praticamente occupo la cameretta di questa famiglia russo-georgiana molto simpatici e disponibili.
La giornata è stata positiva, questo paese mi piace sempre di più.. posti bellissimi, , buon cibo, gente simpatica e cordiale.. insomma, non mi posso proprio lamentare.
Ma perché son andato a Kutaisi?? come in altri viaggi, l’itinerario nasce un po’ per caso.. magari una bella foto, una recensione positiva. bho.. nonostante non sia uno dei posti più “turistici” della Georgia mi ci sono voluto fermare con la scusa di visitare il monastero di Gelati.
La marshrutka ci impiegherà 4 ore per fare circa 250 km, sosta pranzo autista compresa.
Dal finestrino noto un paese in cambiamento, l’autostrada a due corsie con moderni autogrill arriva fino a Gori e fervono i lavori per portarla fino a Batumi; si passano paesini ma soprattutto zone agricole con i venditori di pane, frutta e verdura che sostano ai bordi delle strade.. ed andando avanti dalla zona agricola si passa a quella un po’ più montana.
La strada è piena di tir, targhe turche e iraniane.. mentre dalla radio escono pezzi pop nostalgici in lingua russa-georgiana con alcuni pezzi che sembrano canzoni di Pupo; del resto le canzoni di questi posti (a parte quelle dance) hanno tutte una vena malinconica, un po’ triste.
Sulla marshrutka faccio conoscenza di un ragazzo georgiano che parla bene inglese e facciamo le ultime ore a confrontarci sulle nostre culture ed esperienze; poi sarà una sensazione, ma appena dici di essere italiano tutti ti sorridono e sembrano contenti.
Tra le cose che mi ha raccontato mi colpisce il fatto che Kutaisi è considerata la città della mafia locale (cit. “come in Sicilia, pam pam”) e il racconto di come si festeggia un matrimonio; 2 giorni di festa con anche 700/800 persone a bere, mangiare, ballare e soprattutto bere tanto vino.
Arrivo in città verso l’1 ed il proprietario mi accoglie subito chiedendomi da dove venivo.. rispondo Italia e lui sorridendo dice “italiano vero..”… grande Toto, il nostro vero ambasciatore in queste zone.
Messi giù i bagagli per 20 lari mi propone di portarmi lui a Gelati e a Motsameta… ed accetto subito.
E’ domenica e la cosa si nota subito; la cattedrale di Gelati è piena.. battesimi, matrimonio, picnic domenicali.. insomma ovunque c’è gente.
Questa cattedrale è molto importante per i georgiani del posto, dato che è presente anche la tomba di uno dei più grandi loro re, David il Costruttore.
Peccato che la chiesa principale sia in restaurazione ma nonostante questo non mi sfuggono le icone ortodosse, i disegni alle pareti e un gran bel mosaico.
Involontariamente assisto ad un battesimo e la religiosità dei georgiani si tocca con mano, tutte le persone a pregare, ad accendere ceri, a baciare le icone.. in particolare il bacio da noi non è molto usato ma qui lo fanno veramente tutti.
Nella cattedrale noto un altro sintomo di “americanità”.. la vicina accademia è stata ristrutturata grazie ai contributi USA ed i ringraziamenti sono ovunque.
Da qui andiamo al vicino monastero di Motsameta, altrettanto frequentato da cresime e matrimoni; tra le altre cose, nel monastero son conservate le ossa di due fratelli del principe e non sto a dire quanto siano santificati.
Del luogo mi piacciono in particolare i colori vivaci delle icone e la sua posizione, in mezzo ad una grande vallata.
Al rientro mi faccio lasciare in centro e salgo a piedi fino alla Cattedrale di Bagrati.. ora volevo fare le cose con i miei tempi da solo; la cattedrale è stata appena ristrutturata e con la sua posizione rialzata domina la città regalando una vista spettacolare.
Mi rilasso sotto un pino, osservo la gente (mi becco ben 3 matrimoni), qualcuno prova a comunicare ma peccato non parlino inglese (o meglio, sono io che non parlo georgiano), e poi partono dei canti tradizionali.. bellissima atmosfera.
Tornando in centro giro passo per le vie principali con il teatro, la fontana principale ed il parco, dove mi fermo a bere una birra guardandomi intorno.
Prima di rientrare vado al mercato, anche se è domenica è aperto.. formaggi, verdure, frutta, dei strani bastoncini di nocciole ricoperti di caramello alla frutta..(che poi scoprirò essere i churchkhela), spezie.. bello bello.
Compro un po’ di coriandolo e curcuma da una vecchietta, 2 lari, mi ringrazia che ho scelto il suo banchetto e non altri.. un sorriso sincero, felice.
Alla sera la città è un po’ morta.. a cena vado nella parte ricostruita a nuovo e scelgo il Bar Palaty; zuppa di funghi, spiedini di pollo con peperoni, 2 bicchieri di vino e un black russian finale..
Il locale è moderno e poi ad una certa ora suonano il piano accompagnato da un violino con delicatezza e raffinatezza che non vorrei più andare via.. anche perché la cameriera lancia certe occhiate..
Inizio a conoscere questi luoghi e questa gente, per ora è un ambiente nuovo.. stimolante e domani si va a Gori.. Stalin, non muoverti, vengo a prenderti
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