E’ domenica e nonostante le ore piccole ci svegliamo di prima mattina visto che alle 9 abbiamo appuntamento con il taxista che ci porterà nel sud del paese.
All’inizio del viaggio pensavamo che questa sarebbe stata l’unica zona in cui non saremmo potuti andare dato che il sud del paese è praticamente controllato dagli Hezbollah.
L’arrivo dell’Isis sulla scena mondiale ha velocemente cambiato tutto e così la zona “no limits” è diventata la valle della Bekka (e di conseguenza anche il sito storico di Baalbek) che, con la sua vicinanza alla Siria, è diventato il nuovo luogo da evitare.
Al nostro arrivo a Beirut ci siamo subito informati sulla possibilità di andare a Baalbek ma praticamente tutti ce lo sconsigliavano.. da Samer, ai ragazzi conosciuti venerdì sera e anche lo stesso taxista si sarebbe rifiutato di portarci lì.. insomma, l’est del paese non è visitabile mentre il sud di colpo è diventato sicuro e fattibile
E’ incredibile come cambino velocemente le cose ed i nemici di un tempo diventano gli alleati (anche se momentanei) di oggi.
Comunque sveglia alle 8, solita ricca colazione e via si parte insieme a Tony il tassista.
Abbiamo scelto di utilizzare un taxi privato per facilitarci gli spostamenti visto che i posti in cui volevamo andare sono parecchi e che comunque saremo in una zona sottocontrollo.
Uscendo dalla città rotoliamo verso Sud passando tra periferie con insediamenti dei profughi palestinesi e vecchi palazzi bombardati.
La vista dal finestrino è molto interessante… a sinistra abbiamo l’entroterra, un po’ secco e con i colori rosso-giallino a far da padrone, mentre alla nostra destra, quando non ci sono costruzioni, vediamo il mare; il panorama cambia rapidamente tanto che, man mano che scendiamo, le abitazioni diventano meno fitte e le piantagioni di banane e aranceti la fanno da padrone.
Poi a bordo strada, ogni 200 mt, si alternano diverse bandiere.. quella dello stato libanese, quella gialla degli hezbollah e una verde che, il taxista ci spiega, rappresenta il partito Amal, da sempre vicino al partito sciita.
Prima di arrivare a Sidone passiamo un posto di blocco dove ci controllano il passaporto, è praticamente una frontiera non riconosciuta, visto che qui tutte le auto devono fermarsi per i controlli di rito; ma durante tutto il nostro tragitto saranno presenti altri posti di blocco con militari armati alle torrette ed in alcuni casi anche dei carrarmati a bordo strada.
La strada è una valida rappresentazione del paese.. le auto diventano sempre meno moderne e le vecchie Mercedes anni 70 sono ovunque, ci sono ragazzi in moto senza casco, genitori in scooter con in braccio un bambino piccolo, ad un incrocio c’è perfino uno in moto che da grande equilibrista tiene un vassoio con dei bicchieri sopra.. insomma, ogni angolo ci fornisce uno spunto particolare.
Interessante è vedere come anche nelle cittadine del sud, per esempio Sidone e Tyro, ci sia una zona dedicata allo shopping alla “occidentale”, in genere piazzata all’inizio della città e non in centro, e che per strada sia pieno di manifesti con le foto dei leader politici e dei di martiri della guerra circondati da “militari” con in mano dei fucili.
Il taxista insiste nel dirci che la maggioranza vuole la pace ma alcune fazioni, che lavorano sottotraccia, puntano alla guerra e di come questo costi a loro parecchio.. poi confrontandoci con lui ci comunica tutta la sua tristezza nel vedere il centro di Beirut snaturato con questi moderni grattacieli che, sostituendo i vecchi palazzi, praticamente cancellano una parte della loro identità.
Oltre a tutto questo ci sono poi i posti visitati.. che quasi passano in secondo piano, ma che invece sono di assoluto livello.
A Sidone la prima tappa è il castello del Mare, la fortezza costruita dai crociati su un isola che guarda il porto cittadino.. Il castello è ben conservato e si può capire come era strutturato e l’importanza che aveva per la difesa della propria posizione.. poi tutto intorno ci sono parecchi reperti romani, tra cui alcune colonne che sono ancora sul fondo del mare e che si intravedono sott’acqua.
Dalla cime delle torri del castello la vista della città è bellissima, si vedono i minareti delle moschee, la struttura della città, le case, le montagne in lontananza.
Da qui ci incamminiamo verso l’interno della città; purtroppo, essendo festa mussulmana (è il w.end della Eid al-Adha, la festa del sacrificio) tutti i souk sono chiusi.. le stradine strette mi riportano al mio viaggio in Marocco ma essendo tutto serrato e con pochissime persone in giro è quasi un’oasi di pace e di silenzio.
Da qui andiamo al palazzo Debbane, con le sue sale interne tutte decorate, la vista dalla terrazza (dove si vede benissimo il castello) e la collezione di antichi strumenti musicali…
e poi al museo del sapone, dove impariamo a come si fa un sapone fatto a mano e facciamo alcuni acquisti.
Lasciando Sidone vediamo dove è finita tutta la gente… è nel parco giochi poco distante dal centro dove famiglie e bambini approfittano della giornata di festa per divertirsi utilizzando le vecchie giostre presenti e mangiando zucchero filato.
Tyro è a due passi da Israele e la presenza dei militari è molto più evidente, sono praticamente ovunque e non è raro trovarsi sulle facciate delle case la foto di Arafat.
Prima tappa è il sito romano all’interno della città, una necropoli tagliata da una lunga strada romana con ai fianchi le colonne e un bell’arco centrale.
Anche se la parte più interessante è l’antico ippodromo, uno dei meglio conservati al mondo, con la sua grandissima ampiezza e una parte delle gradinate ancora in piedi e visitabili.
Qui passiamo più di un’ora anche perché oltre a noi c’è solo un gruppo di 4 persone e praticamente abbiamo il sito tutto per noi.
Nonostante l’importanza storica i monumenti sono lasciati un po’ a se stessi.. erba alta, bottiglie di plastica in mezzo alla necropoli, un tipo in motorino che passa in mezzo all’ippodromo.. insomma non è valorizzato come merita; tra l’altro è uno dei posti sotto controllo dell’Onu dato che all’esterno c’è un loro mezzo e un paio di caschi blu.
A pranzo andiamo al porto di Tyro, ottima mangiata di pesce con alcuni stuzzichini vari (polpo, calamaro grigliato) e trancio di salmone.
Visto che questo è uno dei pochi ristoranti che serve alcolici fuori c’è una guardia armata a controllare il flusso di gente, ma questo non ci impedisce di goderci l’atmosfera tranquilla e rilassata del porto con le sue barche dei pescatori.
Finito il pranzo visitiamo anche il secondo sito romano che è un po’ più piccolino ma anche questo ha spunti interessanti.. una piscina romana, capitelli buttati un po’ a caso, una via in mosaici tutta colonnata, i resti di un tempio.. il tutto però spicca perché è in riva al mare e come panorama, dietro alle rovine, prende vita la città “moderna di Tyra” e le montagne dell’entroterra.
Il rientro verso Beirut è parecchio lento per via del grande traffico, del resto c’è solo un’unica autostrada che collega il sud al nord del paese; però facciamo due soste rigeneratrici.. una per un succo d’arance appena colte e l’altra in un negozio di dolci a Sidone.. dove il taxista ci fa assaggiare alcuni dolci tipici.
Arriviamo a Beirut giusto in tempo per goderci il tramonto con vista sulle Pigeon Rocks… qui al posto di avere una bella ragazza al mio fianco avrò un tipo che quando gli chiedo se gentilmente si po’ spostare un po’ per non entrare nell’inquadratura capisce che voglio fare una foto con lui e si mette in posa di fianco a me..
Vabbè, la giornata è stata ricca ed intensa e così dopo una doccia veloce andiamo a cena al Junkjard, circondati dalla solita bella gente.
Alle 11 lasciamo il locale e torniamo nella via principale.. beviamo un paio di cose mentre ascoltiamo jazz moderno e osserviamo meglio la folla intorno a noi.. cavolo è domenica ma è come se fosse venerdì dalla gente che c’è in giro.
Rientriamo verso l’1.. visto che domani abbiamo l’ultima giornata in Libano ed andremo verso nord.
6 ottobre
E’ la nostra ultima giornata in Libano dato che domani alle 7 di mattina abbiamo il volo che ci porterà ad Istanbul.
Dopo aver visitato il Sud del paese stavolta decidiamo di andare verso Nord e più esattamente a Byblos.
La mattina ce la prendiamo con calma, ci godiamo la nostra ultima colazione libanese (con la novità del frutto Annona che non avevo mai mangiato prima) e chiacchieriamo un po’ con Samer.
Anche oggi ci chiede dei nostri programmi e lui, come sempre, ci fa “go to the beach..”
Stavolta per spostarci optiamo per i mezzi locali e quindi ci muoviamo per andare alla stazione degli autobus; nel tragitto becchiamo due signori che stanno spingendo una vecchia auto che si è fermata in mezzo alla strada, ci chiamano e gli diamo una mano ad parcheggiarla li vicino.
Pur non parlando inglese ci capiamo e ci ringraziano per l’aiuto fornito.
La stazione degli autobus è praticamente sotto l’autostrada e di certo non è tra le più moderne e pulite, tanto che ai lati i sacchi dell’immondizia sono accumulati un po’ come capita (la cosa è un po’ generale, infatti non è strano vedere rifiuti nei parchi, nei letti dei fiumi o in giro per strada)
Mentre cerchiamo il bus diretto a nord ci affianca un taxista con una vecchia mercedes azzurra e prova a caricarci dicendo che oggi i bus non vanno e lanciano proposte al ribasso per la nostra meta; ovviamente rifiutiamo e prendiamo il biglietto per Byblos.
La strada è simile a quella fatta il giorno precedente, solo che non ci sono bandiere e le costruzioni a bordo strada non sono mai interrotte e quindi il mare lo vediamo solo quando la strada rientra nell’entroterra alzandosi.
Quando notiamo che abbiamo superato la nostra meta senza fermarsi, tramite un ragazzo che parla inglese, chiediamo aiuto al nostro autista che ci dice che dovevamo diglielo prima visto che il bus è diretto a Tripoli.. comunque nessun problema, al primo ponte si fermerà e ci farà scendere.
Qui scopriamo un’usanza locale.. lungo tutta l’autostrada sono presenti dei ponti pedonali che, oltre a consentire alla gente di attraversarla, sono i punti dove i minibus si fermano per tirare su la gente.
Così dopo un 5 minuti di attesa, alziamo il braccio e il primo minibus condiviso accosta e ci fa salire.. arrivati alla nostra destinazione ci farà scendere a bordo autostrada e ripartirà suonando il clacson ad ogni persona per proporgli di salire su.
Arrivati finalmente a Byblos ci incamminiamo per conoscere questa piccola cittadina che negli anni 60 era anche meta del jetset internazionale tipo Brigitte Bardot e Gigi Rizzi.
Effettivamente è un posto molto piacevole dove passare mezza giornata con il souk moderno, i ristoranti di pesce, la passeggiata con delle antiche rovine messe qua e là (come se, avendone così tante, non sappiano bene dove metterle).
Finiamo al porto, molto carino con le classiche barche dei pescatori e la sua pace e tranquillità, e pranziamo in un ristorante mangiando un’ottima frittura di pesce.
Dopo pranzo andiamo a visitare il grande sito archeologico presente; anche questo è sul mare e raccoglie reperti dei diversi periodi storici ed insediamenti e da qui il contrasto con le costruzioni anni 60 che si affacciano appena dietro alle rovine è ancora più marcato che a Tyro.
Dai romani ai persiani passando per il castello dei crociati.. insomma, di spunti interessanti ce ne sono parecchi anche se la cosa più bella è l’antico anfiteatro romano che affaccia sul mare.
Verso le 4 rientriamo verso Beirut utilizzando uno dei tanti minibus.
Il traffico è pazzesco e praticamente facciamo quasi tutta la strada incolonnati, ma l’autista è un pazzo scatenato.. guida sorpassando a destra e a sinistra, si impone andando quasi a sbattere contro le altre auto, esce dall’autostrada e rientra dopo aver fatto un pezzo su strade sterrate improvvisate, canta a squarciagola, finisce di bere l’acqua e lancia la bottiglia di fuori dal finestrino.. insomma è stato un viaggio avventuroso.
Arrivati a “casa”, salutiamo Samer, prepariamo la valigia ed usciamo per l’ultima cena libanese che sarà anche questa volta spettacolare.. tra involtini di formaggio e timo, polpette di carne, tabulè di quinoa, alette di pollo al limone e coriandolo, grigliata mista… mi viene fame solo a pensarci.
In giro c’è un po’ di gente e noi chiudiamo con l’ultimo coctkail in un bel locale, il Central Station.
Prima di andare a dormire ripenso a questi giorni in Libano.. ho una sensazione strana, mi sembra quasi di non aver compreso la città, con le sue tante contraddizioni e aspetti diversi e in continuo mutamento, con la gente che cerca di vivere il momento senza pensare al passato e senza preoccuparsi del futuro..
Però son contento, anche perché una volta rientrato a casa e metabolizzato il tutto, alla fine è stato il posto più affascinante fatto in questi giorni, un luogo di cui si sente parlare ma che di cui difficilmente si riesce ad avere una visione corretta e precisa..
La strada è simile a quella fatta il giorno precedente, solo che non ci sono bandiere e le costruzioni a bordo strada non sono mai interrotte e quindi il mare lo vediamo solo quando la strada rientra nell’entroterra alzandosi.
Quando notiamo che abbiamo superato la nostra meta senza fermarsi, tramite un ragazzo che parla inglese, chiediamo aiuto al nostro autista che ci dice che dovevamo diglielo prima visto che il bus è diretto a Tripoli.. comunque nessun problema, al primo ponte si fermerà e ci farà scendere.
Qui scopriamo un’usanza locale.. lungo tutta l’autostrada sono presenti dei ponti pedonali che, oltre a consentire alla gente di attraversarla, sono i punti dove i minibus si fermano per tirare su la gente.
Così dopo un 5 minuti di attesa, alziamo il braccio e il primo minibus condiviso accosta e ci fa salire.. arrivati alla nostra destinazione ci farà scendere a bordo autostrada e ripartirà suonando il clacson ad ogni persona per proporgli di salire su.
Arrivati finalmente a Byblos ci incamminiamo per conoscere questa piccola cittadina che negli anni 60 era anche meta del jetset internazionale tipo Brigitte Bardot e Gigi Rizzi.
Effettivamente è un posto molto piacevole dove passare mezza giornata con il souk moderno, i ristoranti di pesce, la passeggiata con delle antiche rovine messe qua e là (come se, avendone così tante, non sappiano bene dove metterle).
Finiamo al porto, molto carino con le classiche barche dei pescatori e la sua pace e tranquillità, e pranziamo in un ristorante mangiando un’ottima frittura di pesce.
Dopo pranzo andiamo a visitare il grande sito archeologico presente; anche questo è sul mare e raccoglie reperti dei diversi periodi storici ed insediamenti e da qui il contrasto con le costruzioni anni 60 che si affacciano appena dietro alle rovine è ancora più marcato che a Tyro.
Dai romani ai persiani passando per il castello dei crociati.. insomma, di spunti interessanti ce ne sono parecchi anche se la cosa più bella è l’antico anfiteatro romano che affaccia sul mare.
Verso le 4 rientriamo verso Beirut utilizzando uno dei tanti minibus.
Il traffico è pazzesco e praticamente facciamo quasi tutta la strada incolonnati, ma l’autista è un pazzo scatenato.. guida sorpassando a destra e a sinistra, si impone andando quasi a sbattere contro le altre auto, esce dall’autostrada e rientra dopo aver fatto un pezzo su strade sterrate improvvisate, canta a squarciagola, finisce di bere l’acqua e lancia la bottiglia di fuori dal finestrino.. insomma è stato un viaggio avventuroso.
Arrivati a “casa”, salutiamo Samer, prepariamo la valigia ed usciamo per l’ultima cena libanese che sarà anche questa volta spettacolare.. tra involtini di formaggio e timo, polpette di carne, tabulè di quinoa, alette di pollo al limone e coriandolo, grigliata mista… mi viene fame solo a pensarci.
In giro c’è un po’ di gente e noi chiudiamo con l’ultimo coctkail in un bel locale, il Central Station.
Prima di andare a dormire ripenso a questi giorni in Libano.. ho una sensazione strana, mi sembra quasi di non aver compreso la città, con le sue tante contraddizioni e aspetti diversi e in continuo mutamento, con la gente che cerca di vivere il momento senza pensare al passato e senza preoccuparsi del futuro..
Però son contento, anche perché una volta rientrato a casa e metabolizzato il tutto, alla fine è stato il posto più affascinante fatto in questi giorni, un luogo di cui si sente parlare ma che di cui difficilmente si riesce ad avere una visione corretta e precisa..
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