5° giorno
La notte dormirò giusto 3 ore, visto che il treno che mi porterà nella prima città dell’Anello d’oro parte alle 6 di mattina.
Sveglia alle 5, utilizzo la comoda app della Yandex-taxi per arrivare in stazione e prendo il mio posto; nelle 2 ore di viaggio sul moderno e comodo treno dormicchio un po’ alternando il sonno alla vista della campagna tutta imbiancata.
Arrivo a Vladimir poco dopo le 8, e subito mi sembra lontanissima la modernità del centro di Mosca.
Cammino lungo la via centrale incrociando gente che va e che viene, traffico, ristoranti e negozi con le scritte solo in cirillico.. finalmente si torna nella vera Russia senza patina occidentale.
Nevischia, le strade ed i marciapiedi sono bianchi, i prati ghiacciati, gli autobus mostrano gli anni e i km effettuati, operai che guidano minispazzaneve per pulire i marciapiedi, tubi del gas esterni coperti per isolarli dal freddo ed evitare che ghiaccino…
Entro a fare colazione in uno dei pochi posti che riconosco, il “coffee shop” e proseguo alla scoperta della città.
La porta d’ingresso con il vicino teatro e soprattutto le chiese nella piazza principale che caratterizzano il posto rendendolo una delle soste preferite per chi viaggia nei dintorni di Mosca.
La Cattedrale dell’Assunzione, che si mostra dopo una leggera camminata, con il suo bianco candido che si mimetizza con quello della neve ed il grigio del cielo facendo risaltare le cupole d’orate, e la piccolina Cattedrale di San Demetrio, dove risaltano invece le decorazioni esterne.
Mentre costeggio il monastero ho la vista dall’alto sulle campagne dei dintorni, tra il fiume ghiacciato (dove intravedo dei pescatori), le fabbriche in lontananza e le strutture in stile “sovietico” della stazione ferroviaria e degli autobus.
Verso mezzogiorno mi muovo verso Suzdal, la seconda meta del mio tour, che sarà il posto che mi è piaciuto di più.
Il tragitto dura un’oretta circa, è un minibus usato dalla gente del posto per spostarsi tra paesi vicini ed i sedili sono coperti da una specie di tappezzeria che chissà quanta gente ha visto.
Il bianco che riflette è quasi accecante ed il tragitto è un alternarsi di prati, foreste e villaggi con case di legno.
Suzdal è proprio bella! È una cittadina che, oltre ad avere una concentrazione di chiese e monasteri assurda è rimasta quasi come un villaggio dello secolo scorso.
Tra case in legno, cupole di chiese innevate, la piazza centrale con i negozi sotto i suoi portici ed i venditori ambulanti (di verdure e oggetti in legno) e le maschere di carnevale appena passato che costeggiano la strada verso il Cremlino
Mollo lo zaino in hotel (che per via della bassa stagione mi costa veramente poco) ed esco subito a passeggiare per questa piccola città.
La neve lentamente si fa sempre più intensa e pesante, regalando quell’atmosfera di pace e serenità
Il piccolo Cremlino è da visitare con la Cattedrale della Natività (con al suo interno le icone colorate in quel blu acceso che richiama le sue cupole) e la piccola chiesa in legno che sembrano spuntare dal nulla.. mentre il museo cittadino lo utilizzo più che altro per scaldarmi dal freddo e ripararmi dalla neve
Intorno al Cremlino, salgo sul ponte che collega l’altra parte della città, la neve non fa demordere alcuni pescatori che siedono sul letto del fiume ghiacciato; da qui la vista in lontananza dei monasteri è magica.
Ritornando nella piazza principale (dove trovo altre 2 chiese) compro del famoso idromele e alcune decorazioni natalizie in legno dipinte a mano e ritorno in hotel non prima di aver salutato la statua di Lenin che osserva la gente che aspetta l’autobus sotto la forte nevicata.
Esco alle 7.30 e, da buon villaggio d’inverno, in giro non c’è quasi nessuno, giusto qualche ragazzino in bicicletta sulla neve; vado al ristorante dove siamo solo io e un altro tavolo.. mangio semplice ma saporito (zuppa di carne-wusterl-olive-panna acida e maiale con patate), passeggio per godermi i portici e le chiese illuminate e torno in hotel a parlare un po’ con la ragazza della reception prima di andare a dormire.
6° giorno
Mi sveglio la mattina e l’ambiente che mi aspetta è fantastico; non nevica più e tutto è coperto da un manto bianco che fa molto inverno.
Esco presto ed osservo la città che si sveglia, vecchiette che spalano la neve fresca, un mini mercato nella piazza principale, negozi che non aprono prima delle 10, bambini che vanno a scuola, autobus che lasciano i segni sulle strade bianche, case in legno con il ghiaccio che esce dai canali..
Mi dirigo verso nord, direzione monastero Sant'Eutimio che aprirà solo alle 10; colgo l’occasione per camminarci intorno e gustarmi il panorama che offre dall’alto.. la bellissima vista sul fiume ghiacciato, l’altro monastero, le case, il ponte in legno (che poi attraverserò)…. Tutto questo è ancora più di quello che mi aspettavo
All’interno, il monastero mi colpisce per le sue tante icone (quasi tutte in legno dipinto), i gioielli con tanto oro e il caratteristico colore blu sulle pareti all’interno delle cattedrali; mi accompagna la visita il concerto di campane che viene effettuato ogni ora e trovo strano trovare all’interno di un luogo religioso la celebrazione del liberatore della Russia dai polacchi e alcune carceri.
Suzdal, alla fine, sarà il posto che mi è piaciuto di più, non che gli altri siano da meno ma, anche grazie alla nevicata, è stato quello più magico.
Verso l’1 mi muovo verso la prossima destinazione, la città di Kostroma; ci metterò circa 4 ore di autobus, cambiando nella città di Ivanovo (città in passato famosa per essere un centro tessile e per questo abitata principalmente da donne – scherzando, si dice che se devi cercare moglie, devi fermati ad Ivanovo).
Di questi viaggi mi rimane impresso il vecchio che mi porta sull’autobus giusto a Suzdal, il ragazzo che si propone di aiutarmi, la vista dal finestrino fatta di paesaggi-boschi-villaggi, il caldo pazzesco che avrò le ultime ore del viaggio (visto che per sbaglio mi sono seduto sotto la mini stufetta che riscaldava tutto il mini-bus abbastanza vissuto)
Kostroma mi accoglie con il suo traffico e, a confronto di Suzdal, mi sembra di essere in una grande città; avvicinandomi all’hotel passo per la grande piazza centrale, i consueti negozi sotto i portici, il parco con la statua di Lenin che guarda una palazzo diroccato.
Ma è soprattutto fuori dall’hotel che rimango a bocca aperta; il fiume Volga, totalmente ghiacciato con le barche incastrate sul lungo riva ed alcuni sciatori di fondo che lo usano come pista personale.
Mi sistemo poi esco per cenare; domani è l’8 marzo, festa delle donne e giornata festiva in tutta la Russia ed in giro vedo un bel movimento con tanta gente che si muove da un posto all’altro.
Infatti in due ristoranti vengo rimbalzato perché già tutti pieni o con tavoli prenotati e così finisco in un risto-pub alla moda in centro.
La conversazione con i camerieri è quasi fantozziana, non esiste menu in inglese e le nostre conversazioni avvengono più che altro grazie al traduttore online
Però l’ambiente mi piace ed osservo i tavoli vicini… qualche coppia e tanti tavoli di ragazze che approfittano dell’occasione per fare la classica uscita tra donne; ora capisco tutti quei venditori di fiori e tutta la gente che correva a casa con mazzi di mimose o rose.
Dopo un’ottima zuppa e del salmone alla griglia (con prezzi quasi la metà del centro di Mosca) vado a bere una birra in un altro pub ma l’atmosfera è tranquilla e la serata non decollerà mai del tutto.
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