domenica 13 gennaio 2013

La mia Cina - parte 5

19 ottobre – Xi’an e arrivo a Chengdu

Siamo in aeroporto, son le 16 e stiamo per imbarcarci; tra poche ore arriveremo nella terza tappa di questo viaggio, cioè Chengdu e lo Sichuan.
Quello che ci aspetta dovrebbe essere la parte meno turistica del nostro tour o comunque quella incentrata più sulla natura e sulla religione, dove speriamo di riuscire a vivere un po’ della vera Cina, quella che forse sta scomparendo o che più probabilmente quella che è il cuore di questo immenso paese e non la facciata da proporre al mondo esterno.

Questa mattina siamo riusciti a vedere un po’ della Xi’an diurna, alla fine penso che star qui un giorno in più sarebbe stato un po’ sprecato visto che le cose più importante le abbiamo viste tutte.
Dopo la serata con Mike la sveglia è comunque suonata presto (con le canzoni italiane dolcissime e un rispolverato Massimo di Cataldo) e così alle 8 e mezza siamo già a fare colazione da Starbucks.
Come prima cosa prendiamo il taxi per andare a vedere la Pagoda della Grande Oca Selvaggia.
Prima di entrare all’interno del complesso facciamo una bella passeggiata intorno alle mura e alla bella fontana d’acqua che sembra quasi indirizzarci lo sguardo verso la Pagoda.
Intorno a noi si sviluppano situazioni e visioni a cui pian piano iniziamo ad abituarci, lo choc iniziale avuto i primi giorni a Pechino è sostituito da quella curiosità e dalla voglia di approfondire meglio quello che ci circonda.
Per esempio i cartelli fatti a cartone animato al di fuori dei cantieri in cui si denuncia la corruzione e chi la compie (nonostante la Cina dal punto di vista delle mazzette sia messa come noi Italia), oppure il solito alternarsi di auto modernissime ai carretti pieni di merce.
Ma le sensazioni migliori, come sempre, ce le fornisce l’incontro con la gente.. la richiesta di far foto con loro, il continuo sputare per terra che non smette mai di sorprenderci oppure il giovane poliziotto che, usando le uniche due frasi d’inglese che conosce, si avvicina a noi e ci stringe la mano con forza inaudita, probabilmente perché gli hanno detto di non mostrarsi debole con gli stranieri.
Questi sorrisi e questa semplicità son cose che mi porterò sempre con me.

Sempre intorno alle mura notiamo una cosa simpatica, tutti i bambini piccoli (intorno ai 2 anni) indossano dei pantaloni con il retro tagliato e praticamente girano con il sedere all’aria.. niente pannolini, se devono fare i loro bisogni si siedono e tac, son già pronti a fare tutto.. pazzesco!
Entrando nel complesso della Pagoda facciamo il nostro ingresso nel mondo religioso Cinese, vediamo i primi Buddha, sentiamo per la prima volta l’odore dell’incenso e delle candele ed osserviamo le prime persone intente a pregare.
Poi oltre alla bella Pagoda (alla fine, siamo andati lì per vedere quella.. anche se poi è quasi passata in secondo piano) ci sono dei tranquilli giardini dove passeggiare e rilassarsi.
Qui incontriamo una coppia di arzilli anziani spettacolari, il vecchio quando ci vede a far una foto inizia a ridere come un pazzo ed indicarci alla moglie.. non so che avevamo di comico, però rideva a crepapelle.
Ovviamente abbiamo finito a far le foto con loro e altre ragazze che ci hanno pedinato per 5 minuti prima di avere il coraggio di chiedercelo.
Un’altra cosa che ci ha colpito è vedere tanti turisti cinesi un po’ su d’età, si vede che c’è stata un’apertura al turismo e al viaggiare all’interno del paese.. ed è bello vederli sorridenti ed entusiasti.

Prima di andare in aeroporto siamo tornati nella zona centrale, all’interno delle mura.
Abbiamo visto di giorno la Torre della Campana e la Torre del Tamburo e finalmente siamo entrati nel vivace quartiere mussulmano.
E’ una tappa fondamentale in quanto è praticamente un mercato a cielo aperto ed è un casino assurdo.. pieno di venditori di cibo, profumi di ogni tipo, clacson continui, biciclette e motociclette che sfrecciano tra la folla sfiorandoti, visi della gente, sorrisi di belle ragazze, cuochi che battono la pasta sul tavolo, pentoloni su fornelli a gas, cinesi che si abbuffano di noodles, venditori di souvenir.
Così dopo qualche acquisto ne abbiamo approfittato per fare un ricco pasto.
Ovviamente ci siamo intesi con le giovani cuoche a gesti; le ragazze che non smettevano di ridire e qui comunque abbiamo mangiato ottimi noodles e una specie di formaggio piccante.

Il tragitto verso l’aeroporto ci mostra di nuovo il prezzo dell’ammodernamento, palazzoni e ciminiere si alternano fino ad arrivare al modernissimo e gigante aeroporto di Xi’an.
Pazzesca una scena vista in autostrada; mentre sfrecciavamo a 100 km/h, sulla corsia di sinistra c’era un addetto alla pulizia che spazzava il muretto di delimitazione.. ma il bello è che non era né segnalato né aveva dei ripari dalle auto in corsa.

Ma mi è piaciuta Xi’an?
Se Pechino è iperattiva qui non è da meno; forse è meno curata o pulita, ma quello che mi è piaciuto è stato il contatto con la vita reale visibile nei mercati e non centri commerciali moderni che stanno sorgendo come funghi.
Capisco quella voglia di nuovo ma spero non si tramuti in una brutta copia dell’Occidente, come potrebbe essere una finta borsa louis vuitton.
Mi emoziona ricordare i saluti delle persone, quella timidezza che viene superata per cercare un contatto che prima era proibito.

In questo momento penso che l’importante spesso non siano tanto le cose da visitare o da vedere ma il modo in cui ci si arriva e a come si vivono i momenti necessari per raggiungerle.

**
Che serata!
L’arrivo a Chengdu non poteva essere più sorprendente.
Sto aspettando che Teri esca dalla doccia per iniziare la visita della città; son le 8 di mattina e siamo carichi più che mai.

L’aereo che ci fa lasciare Xi’an è arrivato con 1 ora di ritardo, quindi i nostri programmi di muoverci con calma per poi affrontare il venerdì sera della capitale dello Sichuan son un po’ accellerati.
Sull’aereo (strapieno come tutti i mezzi di trasporto presi finora) eravamo vicini a una giovane americana che è in Cina per insegnare inglese e ad imparare il Cinese e così parlando con lei il tempo del volo scorre velocemente.
Con Alice dividiamo anche la corsa in taxi verso il centro città e quando scende al suo alloggio mi lascia il numero di telefono.

Il viaggio in taxi per me non è stato piacevole in quanto il taxista, per far stare 3 valigie nel portabagagli, si è messo a fare un gioco di incastri lasciando che la mia avanzasse mezza fuori e con il portellone aperto che continuava a fare su e giù.
Così quando sfrecciava a 100 km/h in superstrada o si metteva a fare le curve alla Starsky e Hutch avevo sempre paura che la valigia venisse lanciata da qualche parte.
Un viaggio terribile!
Comunque arrivando al nostro ostello notiamo che la città è veramente gigante; prima di questo viaggio devo ammetterlo che Chengdu non l’avevo mai sentita nominare e ora invece ci troviamo qui.. incredibile.

Trovato l’ostello (molto bello!), facciamo il check-in, doccia e siamo subito pronti ad affrontare il venerdì sera.. presi e subito buttati nella mischia.
Andiamo a piedi nella vicina piazza centrale; Mao ci osserva e con il braccio alzato sembrava quasi indicarci la via, intorno a lui è tutto pieno di grandi grattacieli moderni ed in giro c’è parecchia gente; qui son sorprendenti i cantieri di nuovi e sempre più alti palazzi, lavorano 24 ore al giorno incuranti del rumore che producono.

Però riscontriamo subito due problemi… primo che in centro, a parte le solite catene occidentali, non c’è un ristorante dove mangiare e secondo, che prendere un taxi all’ora di punta è peggio che vincere al superenalotto.
Camminiamo, cerchiamo taxi liberi o un posto dove mangiare qualcosa di locale, ma niente.. siamo bloccati e un po’ sfiduciati; solo il costante passaggio di belle ragazze ci da la forza di continuare.

Alle 9 di sera, quasi per caso, abbiamo la fortuna di finire al mercato del pesce.
I banchi di pesce fresco sembrano quasi un miraggio e in due minuti siamo già seduti ad un tavolino pronti a mangiare.
Ordiniamo un po’ di cose, granchi, seppie, gamberetti, riso.. tutto accompagnato da birra locale.
Presi dalla fretta dimentichiamo che lo Sichuan è famoso per la sua cucina piccante, la più piccante della Cina.
Così quando ci arrivano i piatti le cose ordinate sono in mezzo a peperoncini rossi, peperoncini verdi e il terribile pepe dello Sichuan.
Prendiamo ancora più riso, gamberi e birre per buttare giù qualcosa.. ma a fine cena ho la bocca a dir poco anestetizzata.

Passata l’ora di punta siamo riusciti a prendere un taxi e a farci portare nel lungo fiume nella via dei locali.
Effettivamente il posto è pieno di bar però la situazione era fin troppo tranquilla, tutti seduti al tavolo, qualcuno che cantava al karaoke, era anche difficile poter interagire o conoscere qualcuno.
Anche qui ci son stati i 5 minuti di delirio quando è partita la canzone Gangnam style… ma delirio vero..
immaginate la situazione; prima tutti seduti a parlare tra di loro, voce bassa, un po’ di musica di sottofondo, classica situazione da dopo cena feriale… quando parte la canzone, gente che sale sui tavoli, tutti che ballano e cantano, alcuni si danno pacche sul sedere… e poi quando finisce, la gente che torna tranquilla seduta a bere la loro birra..

Niente, la zona non ci convince e ci tocca andare al pub irlandese Shamrock.
Arriviamo verso mezzanotte e il locale è ancora abbastanza pieno.. c’è un misto tra cinesi e occidentali probabilmente lì per lavoro.
Tra gli altri riconosciamo Chuck Norris, De Jong del Milan e Kurt Cobain giovane.
Facciamo un paio di giri di birra e vediamo com’è la situazione fino a quando non arriviamo a bordo pista.
Teri mi suggerisce di lanciarmi su 3 spagnole scatenate, io guardo Chuck Norris.. sta parlando con una cinese e penso, se Chuck ha scelto le indigene ci sarà un motivo.
Così distraggo Teri con la famosa mossa Kansas City (“guarda un po’ là”) e mi avvicino a una bella cinese che sta ballando da sola.
Fatto sta che passiamo la serata lì e lasciamo lo Shamrock verso le 3.
Certo un’accoglienza migliore Chengdu non poteva darcela.


20 ottobre – Chengdu

Quando abbiamo programmato il viaggio avevamo deciso di stare a Chengdu per 6 giorni in quanto l’idea originaria era di fare un bel giro della provincia dello Sichuan.
Infatti volevamo avvicinarci ai piedi dei monti Tibetani, arrivando fino a Tagong, procedere poi per il monte sacro Emei Shan ed infine vedere il Buddha gigante a Leshan prima di tornare nella capitale.

Purtroppo pochi giorni prima di partire, il nostro contatto in loco ci segnala che la strada per Tagong è in rifacimento e quindi in così poco tempo non avremmo potuto raggiungerla.
Ci siamo trovati quindi a ridisegnare il tutto, rinunciando alla trasferta in auto fino a Tagong ed optando per raggiungere direttamente l’Emei Shan in bus.
Con questa soluzione però finiamo per avere un giorno vuoto a disposizione senza sapere come riempirlo.

E questa mattina, dopo un lento e tranquillo risveglio, durante la classica colazione da starbucks, ci mettiamo a leggere le guide e a cercare qualcosa di interessante da fare per domani.
Qui Teri pesca il jolly, ecco una meta non troppo distante e che sembra interessante, domani andremo al Qingcheng, una montagna taoista!

La giornata odierna quindi è stata dedicata alla visita di Chengdu.. e devo dire che mi ha sorpreso enormemente.
E’ una città che ha parecchie cose interessanti, forse nessuna da lasciar a bocca aperta però così abbiamo potuto vivere un città non turistica e che quindi si presenta reale, senza filtri.

Ovviamente siamo partiti dalla piazza principale, la Tianfu Square.
Di giorno fa un effetto molto diverso da quello avuto ieri sera, la modernità è ancora più marcata, ovunque ci giriamo vediamo grattacieli a vetri e palazzi altissimi e i nuovi cantieri non smettono di lavorare.
In mezzo a questo contesto, sembra ancora più piccola la statua di Mao; mi piace immaginare a come fosse questa piazza solamente una 20ina di anni fa, con lui che spiccava sopra le case basse e ora invece che viene sovrastato dalla modernità e dalla corsa cinese verso il futuro.
Sicuramente, vedesse tutto questo, non ne sarebbe contento.. anzi, si sta proprio affermando tutto quello che aveva combattuto in passato.
In piazza, ormai come da abitudine, veniamo fermati per fare le foto con i passati di turno e ci accorgiamo ancora di più come alcuni ce le facciano di nascosto.. è una situazione in cui non son mai stato, molto particolare.

Da qui poi siamo andati al vicino People’s Park; è sabato e siamo stati più che fortunati.
Il parco è pieno di gente, è un giorno festivo e le famiglie si riversano in massa per potersi rilassare o passare del tempo.
Passeggiando nel parco diverse situazioni si offrono a noi.. vecchi e giovani che ballano al ritmo di musica sparata da casse a volume altissimo (spettacolare la sfida generazionale.. un vecchio che balla di fianco a quello che potrebbe essere il nipote fino a quando uno dei due non molla); gente con vestiti tipici che cantando e sventolando bandiere rappresentano qualche situazione storica particolare; vecchi che scrivono l’antico cinese sul pavimento usando acqua come inchiostro; bambini che giocano con i genitori.. chi disegna, chi va sulle giostre, chi pesca i pesci rossi nel torrente; giovani coppie che affittano la barca e remano nel laghetto artificiale; venditori di zucchero filato e altre schifezze simili; belle ragazze che si fotografano nel giardino botanico; servizi fotografici con spose o modelle..
E’ stata una passeggiata bellissima, nella Cina reale ed attuale, quella dove la gente preferisce andare al parco con famiglia e bambini piuttosto che andare per centri commerciali.. la Cina dove vince ancora la semplicità.
Sempre nel parco ci siamo seduti in una sala da Tè.. tavolini all’aperto, vista del laghetto, molto molto rilassante.
Proviamo due tipologie di Tè, lo Jasmine e lo Pu’er; ci portano le nostre tazze contenenti le foglie di Tè scelte e due termos con l’acqua calda, sopra la tazza poi c’è tipo un piattino che è da spostare quando si beve, in modo che le foglie non entrino in bocca.
In questo momento di relax poi non ci siamo fatti mancare la classica pulizia dell’orecchio da parte di alcuni personaggi che si aggirano con strani strumenti.. troppo comici.
Parlando con Teri concordiamo anche su quanto sia abbastanza snervante non riuscire a farsi capire dalla gente.. all’inizio è divertente però alla lunga diventa quasi logorante; anche nei posti occidentali tipo Pizza Hut o Starbucks la conoscenza dell’inglese è rara o comunque molto terra terra.
A metà pomeriggio abbiamo invece cambiato un po’ location, a piedi abbiamo raggiunto un altro parco, il Culture Park.
Nel tragitto ci siamo anche fermati a vedere alcune persone che giocavano a mahjong appoggiati su una cassa di plastica rovesciata, lì a bordo di un marciapiedi fuori da un negozio di vestiti economici… e tutto questo in netto contrasto con lo sfarzo e i negozi “finti antichi” di perle e tè presenti nella vicina Qintai Rd.
E’ proprio vero che in questo paese basta voltare l’angolo e non sai mai che cosa troverai, una via dismessa o una zona ristrutturata e costosa… è tutto una sorpresa.
Al Culture Park riviviamo le stesse scene del parco precedente, forse con più calma e con meno gente.. ma il nostro obiettivo era il monastero taoista lì vicino.
Lo giriamo con calma, godendo della pace e della tranquillità presente.. In questo monastero si susseguono le figure di diversi imperatori e la gente prega o fa Tai Chi nell’assoluto silenzio.
Non senza difficoltà, verso le 6 di sera, troviamo un taxi per andare nel quartiere tibetano, il Wuhou District.
Bè, delusione assoluta! Praticamente è un quartiere totalmente ristrutturato, dove le strutture hanno le forme tipiche delle case tibetane, però son modernissime e contengono solo negozi di souvenir e di cibo.
Tra l’altro il quartiere era preso d’assalto dai turisti e si faceva fatica anche a camminarci in mezzo.
Non capisco, alla fine sembra che qui in Cina basta ricostruire una zona o un tempio uguale a quello storico per farne diventare un’attrazione turistica; ma si vede che è tutto finto, senza personalità.

Cercando di uscire dal quartiere ci facciamo trascinare dalla folla e iniziamo a stuzzicare dai vari venditori di cibo.. ravioli, frittelle e spiedini hanno l’effetto di farci venire ancora più fame e così optiamo per una scelta strategica.. andare a cena e poi tornare in ostello a prepararci per la serata.

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