16 ottobre – Grande Muraglia
Ore 10
Siamo sul bus che dal nostro ostello ci porterà alla Grande Muraglia, la sveglia è suonata alle 7, colazione e partenza puntuale alle 8.
Ci hanno detto che ci vorranno circa 3 ore di viaggio per coprire i 120 km di distanza, quindi approfitto di queste ore per buttar giù due righe e per cercare di riordinare le idee dopo la marea di input ricevuti in questi giorni.
Come previsto da Giorgio… a Pechino piove.. maledette le sue gufate! Comunque il meteo non sembra così negativo; dovrebbe smettere per le 10, giusto in tempo per iniziare la scalata e nel pomeriggio dovrebbe uscire anche il sole.. incrociamo le dita!
Son un po’ distratto nello scrivere dalla tipa davanti a me, 25-30 anni, bel fisico e ha un tangazzo da paura.. e che cavolo, neanche qui si riesce a stare tranquilli!?
Dire “vado a fare un giro sulla Muraglia” non è poi così chiara come cosa; perché non è una torre o una piazza di cui si ha una locazione precisa e ristretta, ma si estende per migliaia di km e quindi, ovviamente, un punto di visita è differente dall’altro.
Prima di scegliere il tour ci abbiamo riflettuto parecchio.. ancora prima di partire abbiamo subito escluso Badaling, il tratto della Muraglia più visitato e più turistico.. non volevamo fare spintoni tra la gente o far foto con una migliaia di gruppi organizzati.
Quindi ci eravamo orientati su Mutianyu, che sulla carta doveva essere turistica ma comunque meno frequentata (c’è anche la possibilità di scendere con il bob).
Però quando siamo arrivati in ostello e abbiamo chiesto info sui tour, ci hanno segnalato che oltre a Mutianyu loro organizzavano escursione anche su un altro tratto della Muraglia, quello di Simatai.
Questa escursione, a detta loro, è la migliore, perché è la parte più suggestiva e selvaggia e così alla fine abbiamo scelto proprio quest’ultimo, ci siamo fidati!
Ore 16
Stiamo tornando a casa, che dire? Che spettacolo!
Come sempre, quando si vedono queste meraviglie, descriverle o raccontarle è molto difficile, perché qualunque cosa uno dica non renderà mai l’idea esatta di quello che ha vissuto.
Però posso dire che la scelta del tour è stata più che azzeccata.
Questo tratto di muraglia che da Jinshanling arriva a Simatai è lungo circa 9km ed è tutto un sali-scendi che passa attraverso una 30ina di torri di vedetta.
Poi siamo stati troppo fortunati, quando siamo arrivati al punto di partenza aveva smesso di piovere ed il tempo è migliorato fino a far uscire il sole nell’ultimo tratto.
Comunque, camminare sulla muraglia senza fretta e con quasi nessuno intorno (oltre a noi, in tutta la giornata, abbiamo incrociato solo un altro gruppo di 15-20 persone e qualche sporadico turista in solitaria) è stato fantastico.
Vedere le strutture dei muri, le torri, i punti panoramici.. è un continuo far foto e gustarsi il momento e gli scorci offerti.
Poi i colori della campagna intorno a noi, quelle distese giallo-verde autunnali interrotte solamente dalle mura che in salita portano alle torri che sembrano così lontane ed infinite nello spazio.
Ti rendi conto veramente di quanto lunga sia.. all’orizzonte non si vede la fine della Muraglia; più vai avanti e guardandoti indietro capisci di quanto sia mastodontica e del lavoro che è stato necessario per costruirla.
Però ti chiedi anche dell’utilità che potesse avere; sinceramente penso che non ne abbia molta anche perché bastava conquistare un tratto ed il gioco era fatto, si entrava senza problemi; anzi forse la massima difficoltà stava nell’affrontare la montagna più che attaccare le mura.
Quello che mi è piaciuto tantissimo di questo tratto è che nella prima parte trovi le mura ristrutturate e quindi come sarebbero dovute essere al momento della costruzione.. mentre la seconda metà non lo è; quindi si cammina attraverso passaggi e strutture mezze-cadenti, punti selvaggi, salite impervie con gradini consumati dal tempo… si ha un po’ la sensazione di attraversare un pezzo inesplorato e trovarlo così a distanza di centinaia, migliaia di anni.
Bellissimo per me è stato anche il pranzo al sacco.. seduti su un muro cadente di una torre, guardandoci indietro vedevamo la strada già percorsa, mentre dall’altra parte c’era l’ennesima salita che ci avrebbe portato ancora più in alto; e poi il silenzio rotto solamente dal vento che inizia a far cadere le foglie gialle dalle piante.. che sensazione!
Comunque penso che le foto spieghino meglio di tante parole..
Arrivati alla fine del percorso aperto al pubblico, in cima, troviamo dei venditori ambulanti.. cavolo son ovunque!.. ma anche loro fanno parte della scenografia del posto, dai.
E comunque arrivati al punto di ritrovo, ci godiamo il sole che nel frattempo era uscito e la fatica un po’ inizia a farsi sentire; poi Teri mi sembra sempre più Pato, con il dolorino al polpaccio, l’affaticamento muscolare… manco avesse fatto la notte con la figlia di Berlusconi!
Il viaggio di ritorno verso Pechino è stato molto interessante perché per arrivare in città siamo passati in mezzo alle campagne e finalmente abbiamo avuto il primo vero impatto con la Cina reale, non quella della megalopoli.
Qui è tutto un alternarsi di campi coltivati, prati verdi, cantieri, fabbriche, case rurali con il grano messo a seccare sulla strada, pannocchie appese su fili improvvisati..
Sono due le cose che mi hanno colpito di più; i cartelli patriottici che pubblicizzano la modernità e la grande crescita della nazione;.... per esempio uno slogan recitava “Ispirazione, Patriottismo, Innovazione” e aveva disegnato intorno il grande treno veloce, grattacieli, natura e una famiglia che giocava con i bambini nel prato verde… oppure l’adesivo su un auto che citava “China strong in the world depend of you”.
E poi le condizioni di lavoro dei cantieri, senza la minima sicurezza o protezione e comunque con molta gente che stava lì a far nulla, a guardare.. quasi in pausa caffè perenne.
Tra l’altro a metà strada abbiamo fatto una sosta in una città, sinceramente non saprei il nome..ma quello che era impressionante era l’enormità di palazzoni che c’erano.. almeno una trentina di blocchi da 10 condomini l’uno di almeno 20 piani.. tutti nuovi, una cosa veramente schioccante! immagino che tipo 5 anni fa qui era tutta campagna e ora hanno costruito questa città senza personalità, senza cuore..
L’ingresso a Pechino invece è stato come al solito lento; il traffico di questa città è devastante, penso che impazzirei a guidare qui.. per fare 100 mt ci metti una vita.
Però almeno nelle vicinanze del nostro ostello abbiamo visto che all’ingresso nel parco (non illuminato come tutti gli altri parchi della città) c’era un gruppo di vecchietti che ballavano al ritmo di musica.. cavolo che arzilli.
Vabbè, son le 8 di sera e siamo pronti ad uscire.. last night in Pechino, anche se è martedì speriamo di trovare anche un bel locale dove passare un po’ di tempo.. direzione zona delle Ambasciate!
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La serata è stata veramente ricca di sorprese.
Siamo andati nella zona Ambasciate, più precisamente nella via Sanlitun, denominata anche come street bar.
Questa parte di città è ancora differente da tutte le altre in cui eravamo stati finora, alla fine Pechino sembra un insieme di piccole cittadine diverse unite tra loro.
Qui si trovano alcuni centri commerciali con marche a noi conosciute, l’Apple Store, ristoranti italiani, tutto pulito e preciso e soprattutto in giro ci sono facce occidentali.
Mentre cerchiamo dove andare a mangiare veniamo anche avvicinati dai primi procacciatori di “massaggi cinesi” che ovviamente scansiamo, ma mi pareva strano non averli beccati finora!
Ci buttiamo dentro nell’unico ristorante dalle parvenze orientali, è un misto cino-giapponese e mangiamo abbastanza bene, risotto, pollo e un piattone di stuzzichini vari.
Nonostante fossimo nella zona “occidentale” di Pechino solo un cameriere su 5 parlava inglese e i sorrisini d’imbarazzo delle tipe son molto intriganti; tra l’altro la presenza femminile non è niente male, in Italia non avevo mai visto cinesi così carine.
Finito di mangiare chiediamo consigli al cameriere su dove passare la serata e ci consiglia un pub lì vicino.
E’ martedì sera e nel locale c’è il classico ambiente da pinta post lavoro, situazione rilassata, ma comunque bello pieno di gente.
La gran parte della gente son occidentali e così mentre aspettiamo di vedere come si svilupperà la serata ordiniamo un paio di birre; anche la musica è quella che ascoltiamo di solito noi, rock e un po’ di hip hop.
Quando ordiniamo le seconde pinte parliamo un po’ con la gente di fianco a noi e alla fine tra risate, scherzi, birre la serata passa velocemente e allegramente….
Tra gli altri c’era il protagonista del film “C’era un cinese in coma” di Verdone, cioè uno ubriaco marcio che a fine serata viene trascinato via dagli amici, la bionda e la mora, Benitez e Guardiola (due spagnoli di Bilbao) e infine una tipa estone lanciatissima ed amante dell’Italia.
E’ l’1 passata quando lasciamo anche noi il pub.. la stanchezza della giornata si fa sentire e abbiamo ancora tanto da visitare e girare, meglio andare a dormire.
17 ottobre – ultimo giorno a Pechino
Siamo sul treno che nella notte ci porterà a Xi’an, stiamo lasciando Pechino.
Non ho ancora tratto qualche conclusione sulla capitale anche perché, avendo visitato solo questa città, non possiamo fare un confronto con il resto del paese.
Comunque quello che mi ha sorpreso di più è stato l’impatto forte che abbiamo avuto fin dal primo momento; subito ci è sembrato di essere in un altro mondo, in qualcosa di molto diverso dai nostri luoghi e soprattutto dentro un qualcosa che sta cambiando, crescendo, non sempre in meglio, ma che comunque ha una vitalità incredibile.
E anche questa frenesia e vitalità, che va in confronto alla pace e alla tranquillità di alcuni posti come i parchi o i tempi, ci sottolinea ancora di più che questo è il paese dei contrasti..
Si; per ora se uno mi chiedesse com’è la Cina.. direi così… “il posto dove tutto è differente, o ricco o povero, o alto o basso, o rapido o lento, o antico o modernissimo… ma finora tutto questo riesce anche a convivere.”
L’ultima giornata a Pechino è iniziata svegliandoci con calma verso le 9.00 e poi, dopo aver preparato i bagagli e fatto colazione, usciamo per andare verso il Tempio del Cielo.
E’ sempre bello vedere il nostro hutong al mattino; riviviamo le scene del primo giorno.. con la città che si sveglia e le biciclette e i motorini elettrici che la fanno da padrone.
Grazie alla pioggia del giorno precedente, la giornata poi è splendida e il cielo è limpido come poche volte a Pechino.
Per prima cosa decidiamo di cambiare un bel po’ di soldi per essere a posto nei giorni seguenti; mai decisione fu più sbagliata.. ci mettiamo 1h e 20 per fare il tutto pur avendo davanti solo 7 persone con ben 3 sportelli aperti.. burocrazia assurda.
Così quando prendiamo la metro son già le 11 passate.
Il Tempio del Cielo è un’oasi di tranquillità nel mezzo delle città; si tratta di un complesso di edifici sacri in mezzo a un bel parco.
Composto principalmente da tre strutture, la nostro visita è iniziata arrivando al tempio della preghiera per il buon raccolto, il cui nome deriva dal fatto che qui l’imperatore pregava per ottenere una stagione ricca nei campi.
La forma un po’ particolare, quasi a cono, i colori blu del tetto, i sottotetti con rifiniture curate son le cose più particolari e poi è bello vedere le diverse scalinate che portano all’ingresso del tempio.
Essendo anche un po’ rialzati si riesce anche ad avere una bella vista del resto della città, dove in lontananza spiccano i continui e grandissimi grattacieli.
Anche qui, come nella città Proibita, è la ripetitività che la fa da padrona, infatti dopo aver attraversato una porta ed aver fatto una bella discesa arriviamo alla Volta Celeste Imperiale, un tempio un po’ più piccolo ma che ha più o meno la stessa struttura.
Questo luogo è famoso per il muro dell’Eco, che fa da filo conduttore audio e quindi se uno parla da un’estremità viene sentito chiaramente durante tutto il muro.
Infine c’è l’Altare Circolare che rappresentava la triade cosmica fra l’imperatore, la Terra e il Cielo e che gode di una posizione leggermente rialzata e con intorno una bella spianata.
A parte gli edifici e il valore che hanno per quello che hanno rappresentato nella storia cinese, il parco ci sorprende, oltre che per la pace e la tranquillità, per la presenza di tanti gruppi di anzianotti che passano la giornata in compagnia godendosi il sole.
Chi gioca a carte, chi a mahjong, chi a una specie di dama, le signore che fanno la maglia e quelle più arzille che ballano canzoni dance. E’ uno spettacolo!
A proposito.. i cinesi ci copiano proprio di tutto, non solo vestiti, auto, cibo.. ma anche le canzoni! E’ facile ascoltare ritmi a noi conosciuti ma con parole cinesi.. il migliore era il sosia di Noel Gallagher che cantava “don't look back in anger”.
Usciti dal parco la fame prende il sopravvento, andiamo così nel vicino mercato delle Perle e cerchiamo un posto dove mettere qualcosa sotto i denti.
E’ pieno delle grandi catene occidentali, Mc Donalds, Burger King, Starbucks.. le evitiamo accuratamente e finiamo nel sottoscala in una catena che prepara cibo cinese.
Entriamo e veniamo squadrati un po’ da tutti, be l’ordinazione è stata la più buffa che abbia mai fatto.
Al primo tentativo la cameriera scappa via ridendo e ci manda la sua collega più esperta.. indichiamo cose a caso sulla carta del menu o i piatti dei vicini che son più imbarazzati che mai.
Dimentichiamo di chiedere da bere e quando mi alzo per chiedere due bottiglie d’acqua vengo fermato e rimproverato in cinese dalla responsabile che cerca di farmi capire che devo ordinare al tavolo..
Bè.. alla fine riusciamo ad avere finalmente il nostro Hot Pot.
L’Hot Pot consiste in una pentola di brodo bollente (nel nostro caso con la pentola suddivisa in due parti con sapori differenti, uno un po’ neutro e l’altro al curry) nel quale noi possiamo cuocere le diverse pietanze ordinate.
Noi abbiamo preso un po’ di tutto per assaggiare.. agnello, manzo, verdure varie, pancetta e tofu.
Alla fine, a parte il tofu che ho trovato orribile, il cibo non era male e anche il brodo al curry aveva un buon sapore.
Soddisfatti saliamo le scale e giriamo per il Mercato delle Perle; son 4-5 piani ed è il primo bazar cinese in cui entriamo.
I piani son suddivisi per tipologia di prodotti venduti; elettronica, vestiti, borse, scarpe ed in cima giustamente Perle e altri gioielli.
Praticamente è il mercato del falso e della contrattazione e mentre camminiamo guardicchiando qua e là veniamo chiamati a gran voce dai diversi venditori presenti.
Se poi fai l’errore di fermarti a guardare più dettagliatamente qualcosa l’impresa più ardua è uscirne senza essere tirati o inseguiti per alcuni metri.
Il nostro diventa solo un giro di perlustrazione, siamo all’inizio del viaggio e questi acquisti optiamo di farli negli ultimi giorni a Shanghai.
Comunque è curioso vedere come nello stesso stabile convivono le marche occidentali come Starbucks ed i venditori dei falsi sottocosto.
Prima di lasciare la città non possiamo non andare nello stadio che ha visto protagoniste le olimpiadi del 2008.
In Taxi passiamo dalla zona sud della città a quella nord e purtroppo abbiamo avuto poco tempo per visitare lo stadio, giusto una mezz’oretta.
Qui Teri si mette a fare mille foto nella posa di quel “simpaticone” di Usain Bolt… non vi dico il mio nervoso, non lo reggo quello.
Vabbè a parte questo vediamo come intorno allo stadio sia pieno di gente; turisti ma anche genitori che portano i bambini a giocare, giovani con gli aquiloni, è un po’ come essere al parco visto i suoi ampi spazi.
E poi il famoso “Bird's Nest” è veramente uno spot per il partito e il progresso cinese, ci sono tavole che inneggiano alla sua costruzione e all’aver portato qui un evento mondiale e così importante.
Anche negli occhi della gente si legge l’orgoglio e la fierezza per tutto questo e poi la struttura dal vivo poi è veramente particolare, direi quasi affascinante.
Quando arriviamo in ostello a ritirare i bagagli ci accorgiamo che siamo un po’ in ritardo, tutti ci avevano detto di arrivare in stazione almeno due ore prima per i controlli e noi non abbiamo molto tempo; così corriamo a prendere un taxi ma ci scontriamo sul traffico delle 6 di sera.
Praticamente abbiamo fatto 10 km in 1 ora… se andavamo a piedi forse facevamo prima.
Quando arriviamo all’esterno della stazione manca 1 ora e un quarto prima della partenza del treno; siamo un po’ nervosi e speriamo di riuscire a salirci.
Per fortuna i controlli son stati molto rapidi e piuttosto blandi ed dopo aver tirato un sospiro di sollievo abbiamo anche avuto anche il tempo di mangiare un veloce panino prima di salire in carrozza.
La stazione comunque era veramente enorme, solo la facciata sembrava un po’ come il terminal 1 di malpensa e all’interno c’erano diversi settori che raggruppavano una decina di treni ognuno.. del resto i cinesi son miliardi!
Lasciamo Pechino e i suoi palazzoni che non finiscono mai, i continui e fastidiosissimi clacson, i bambini curiosissimi, gli under 20 orientati al mondo occidentale..
Non ho ancora capito che svolta sta prendendo la Cina, ma per ora son contentissimo di essere qui a vivere tutto questo.
Ora mi metto a dormire, domani ci sveglieremo a 1160 km da qui.. a Xi’an.
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