GIOVEDI’ 6 GIUGNO
E’ l’ultima giornata a Gerusalemme.
Soddisfatti della giornata di ieri oggi possiamo muoverci con più calma; comunque ci svegliamo presto, solita colazione in ostello e verso le 9 e mezza siamo già sotto il sole cocente a muoverci per la città.
Come prima meta decidiamo di andare nel vicino mercato ebraico Mahane Yehuda, famoso perché nel corso degli ultimi anni è stato luogo di alcuni attentati.
Ci muoviamo a piedi e il luogo è già affollato di gente.. signore che fanno la spesa, rabbini che discutono tra loro, ragazzi che fanno colazione.. si vede che un luogo importante per la comunità cittadina.
Noi curiosamente ci addentriamo e lo percorriamo lentamente.
La frutta la fa da padrone, i banchi si susseguono uno dietro l’altro alternandosi a macellerie, venditori di dolci e ovviamente a quelli del pane.
A un certo punto, quando io e il Rosso ci avviciniamo a un venditore di olive e altri prodotti sott’olio, il ragazzo ci allunga un frutto verde da provare.. e ingenuamente lo assaggiamo; io do un morso secco a metà, a primo colpo non sento reazione e quindi mangio anche l’altro pezzo.. dopo circa 30 secondi sento un bruciore in bocca pazzesco..vedo il Rosso che sputa per terra e il venditore che ride come un matto..
Ci aveva rifilato un peperoncino piccante.. il maledetto!
Ovviamente quando raggiungiamo gli altri gli suggeriamo di andare a provare qualcosa al quel banco; ci passiamo di nuovo di fronte e questa volta il ragazzo facendo l’occhiolino al Rosso allunga il peperoncino verso Mel e il Vale.. che però non ci cascano, alla fine solo noi ci troviamo con la bocca in fiamme.
A parte questo compriamo da assaggiare altre cose, dei pezzi di torta, dei datteri, la classica ciambella gialla e del pane… i mercati cittadini sono sempre affascinanti.
Dopo un’oretta decidiamo di tornare verso la città vecchia per visitare le ultime cose.
Passando davanti a un centro commerciale chiuso notiamo un’altra particolarità di Israele, all’ingresso c’è un metal detector con una guardia armata che controlla chi entra e chi esce.. questo ci fa comprendere ancora meglio il sentimento di “paura” costante che prova la gente del posto.
Arrivati alla città vecchia camminiamo intorno alle mura dirigendoci verso la Porta di Giaffa, che generalmente è la porta utilizzata da quasi tutti i turisti per entrare nella Old City ed infatti è piena di comitive.
Vediamo dall’esterno la cittadella e la torre di David (purtroppo non avevamo abbastanza tempo per visitare il museo al suo interno) e poi proseguiamo per la stradina David st che si addentra all’interno della città.
Qui siamo in discesa e quasi quasi ci sembra di essere capitati nelle vie dove ci siamo persi ieri.. anche qui i negozietti si alternano anche se poi sembra che vendano tutti la stessa roba “turistica”.. scialli, libri sulla città, magliette, rosarii.. ect. Io per ricordo compro una piccola mano di Fatima, si dice che porti via la sfortuna.. vedremo.
Seguendo il consiglio della Lonely prendiamo una traversa per salire sopra il Suk e fare un pezzo di camminata sui tetti.
Molta gente che vive qui usa camminare sui tette delle case, che ovviamente sono come dei terrazzoni, per evitare il flusso di gente sottostante e quindi per muoversi più rapidamente.
L’ora non è delle migliori, è mezzogiorno e il caldo ci ammazza, però camminiamo senza meta per una decina di minuti incrociando per lo più qualche vecchio rabbino; effettivamente siamo sopra alla casa di qualcuno e questa volta intorno a noi non c’è nulla di turistico o simile, ma ambienti veri.
Scendiamo per scalinata strettissima e ripreso l’orientamento torniamo alla porta di Giaffa.
Il giro è ormai concluso, non avremmo tempo per visitare bene altre cose quindi decidiamo di tornare nella vicina Mamilla street.
E’ l’ 1 e mezza e ci facciamo un insalata gigante guardando lo struscio dei negozi alla moda.. Il “ballottaggio” si conferma ancora notevole e questo è un buon auspicio per i prossimi giorni.
Ritornati in ostello, ritiriamo i nostri bagagli e verso le 3 e mezza andiamo a prendere uno Sherut, il minibus collettivo, che per pochi euro ci porterà nella nostra prossima meta.. Tel Aviv arriviamo!
Il viaggio verso Tel Aviv è rapido, 30-40 minuti al massimo e nel durante schiaccio un pisolino per recuperare un po’ di forze che saranno preziose per la serata.
Lo Sherut ci lascia alla stazione degli autobus e già captiamo come la città sia molto diversa da Gerusalemme; mentre nella prima la calma regnava sovrana qui è tutto più in movimento, anche la gente è più multietnica, ci sono le prime persone di colore e non si vede quasi nessuno vestito seguendo i dettami religiosi.
Ci informiamo e prendiamo un altro Sherut che si fermerà a pochi passi dalla nostra location al numero 8 di Frishman street.
Abbiamo prenotato due appartamenti presso www.telavivsuites.com; la ricerca dell’alloggio, come ho già spiegato, è stata molto difficoltosa in quanto parecchi posti erano già al completo o mezze catapecchie.
Ad accoglierci c’è il proprietario, Motti, un lituano emigrato qui parecchi anni fa che è un personaggio assoluto.
Ci fa salire negli appartamenti e mentre ci spiega come funzionano il gas, l’aria condizionata e la doccia (con il classico timer) si mette a cazziare il Rosso che non lo ascolta.
Finita la spiegazione si rilassa e ci chiede se siamo qui per le bellezze locali esaltandone la bellezza con un gesto eloquente ad altezza petto.
Gli appartamenti sono perfetti e alle 5 siamo sistemati e possiamo lanciarci in spiaggia per goderci il primo mare!
Attraversiamo la strada e siamo già sulla spiaggia, vediamo il famoso lungo mare e alle nostre spalle c’è il Dan Hotel con le sue facciate tutte colorate; in spiaggia non c’è molta gente, l’ambiente è tranquillo anche se intorno a noi ci sono alcuni “ballottaggi” interessanti.
Il relax è totale, solo Mel e il Vale si sfidano a rigori.. il match tra di loro è come una finale dei mondiali,peccato che Mel al rigore decisivo scivola e cadendo all’indietro riesce a sparare il pallone altissimo mandandolo sulla strada.. un rigore alla Roberto Baggio a Usa94
Chiudiamo il pomeriggio gustandoci il tramonto bevendoci un paio di birre seduti in un baretto in spiaggia..fantastico!
Tornati in appartamento lentamente ci prepariamo per la serata.. è ora di testare la famosa nightlife di Tel Aviv; e’ giovedì sera ma per loro è come se fosse il nostro venerdì, quindi siamo fiduciosi e le nostre aspettative sono alte.
Non volendo girare a vuoto puntiamo subito la zona più consigliata, quella del Porto, dove secondo i “rumors” tutte le sere è facile trovare gente.
Prima di partire mi ero informato parecchio e praticamente suddivideva la Tel Aviv notturna in 3 luoghi differenti.. quello del Porto, recentemente ristrutturato e un po’ più turistico, la zona di Neve Tdedek, quella più in voga al momento e frequentata da gente del posto, ed infine la zona interna con le discoteche underground prese d’assalto dalle 3-4 di mattina in avanti.
Per andare al porto prendiamo i taxi e qui cerco subito di utilizzare le mie doti di negoziatore e ad abbassare il prezzo, ma capisco che Tel Aviv non è molto luogo da contrattazioni, infatti quando al taxista dico “come on, my friend”… lui mi risponde secco “we are not friends”.
La zona del porto effettivamente è molto carina e si vede che è solo da qualche anno che è stata sistemata; tutto è nuovo, i negozi sono aperti fino a quasi mezzanotte e la passeggiata è piena di gente.
Andiamo a mangiare del buon pesce al “White Pergola” in attesa che arrivi l’ora di scatenarci.
E’ mezzanotte e iniziamo a perlustrare i vari locali presenti, notiamo subito che l’età media è abbastanza bassa in media tra i 20 e i 25 e tra quelli che ci ispira di più c’è il Galina Club.
Ci mettiamo in coda ed entriamo senza problemi. Il locale è suddiviso in due parti, l’esterno con ampio bancone sul terrazzo dove poter rilassarsi e sostare sui divanetti, e l’interno che è la vera zona disco del club.
Al bancone iniziamo con qualche giro di vodka, la bella barista ci fa subito capire che la mancia qui (come nei ristoranti e nei bar al centro) non è un optional e incominciamo a guardarci intorno.
Tel Aviv in fatto di prezzi si conferma anche qui come una normale città europea, le consumazioni vanno dai 4-5 euro per una vodka o una birra fino ai 6-7 euro a cocktail.
L’ambiente esterno è un po’ troppo tranquillo così optiamo per entrare nella zona disco…. Appena passata la porta lo sguardo di tutti cade sulla nostra destra dove c’è un mini settore rialzato ed è pieno di ragazze scatenate..sono tutte in minigonna o vestito corto, alcune bionde altre more..
Ago continua con il tuo tormentone partito a cena.. in romanesco ripete all’infinito “mettegliè la gamba, togliele la gamba” e alla fine monopolizziamo l’angolo tra il bancone e il palco rialzato.
Io inizio a fermare qualche tipa.. quasi tutte si fermano senza problemi, si parla, si balla.. insomma l’ambiente è più che piacevole.
Mel si scatena con le foto come al suo solito, Vale regala il suo sorriso a 48 denti ad ogni tipa e al bancone ordiniamo ancora altre vodka.
Ci son due tettone poi che ballano proprio attaccati a noi, io quasi rimango ipnotizzato dal ballottamento..poi altre due che ballano come pazze, ci provo secco ma non ci stanno, vanno via ma poi ritornano.. alla fine non ci si capisce più nulla.
2 ore volano via in un attimo, ma verso le 3 il locale si svuota e chiude.. imaniamo un po’ sorpresi e allora fermiamo un po’ di gente per capire l’andazzo.. tutti ci fanno un nome "Cat&Dog".
Siamo in 5 e nessun taxi ci carica tutti insieme, quindi ne dobbiamo prendere due.. una macchinata formata da Ago, Teri e Mel e l’altra da me e il Vale.
Arriviamo al Cat&Dog e all’esterno c’è una bella coda.. degli altri 3 non c’è ne traccia così io e Vale proviamo ad entrare.
La coda è a casaccio.. praticamente c’è un tipo che decide chi far entrare e chi meno. Sembra di essere al mercato, tutti urlano, spingono, lo chiamano “Sharon Sharon..”. il “buttadentro” è strafatto, lo si vede e chiama un po’ a casaccio.
Iniziamo a chiamarlo anche noi. “Sharon.. from Italy.. Sharon”… e il tipo ci guarda, occhi pallati e ci chiede “are you from Italy?.. come on” e ci fa entrare.
Il posto sembra una di quelle discoteche underground che andavano tanto a fine anni 90.. dentro c’è di tutto… belle fighe, gay, fattoni… ma gli altri?
Alla fine vista la coda hanno desistito e si sono messi sulla panchina lì fuori, Ago conia un nuovo termine “Fichhh.”… praticamente coniando la parola figa con la cadenza araba.un po’ come la pubblicità della Moment Act.
Alle 5 passate usciamo dal locale e torniamo in taxi e arriviamo praticamente insieme agli altri.
La prima serata di Tel Aviv ci ha sorpreso.. ma di certo non ci ha deluso
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