giovedì 19 maggio 2016

I Balcani visti da me - parte 2

Sabato 23 aprile

La serata porterà alla modifica dei piani diurni..

Nonostante la buona volontà ci svegliamo tardi e usciremo a scoprire la città non prima delle 10.30
Andiamo verso la stazione degli autobus facendo una colazione volante, succo d’arancia e dolce al cioccolato per D. e hot-dog con formaggio per me.
Alla stazione ci dicono che il primo bus per Novi Sad è a mezzogiorno e che ci vorrà un’oretta e mezza per arrivarci.. valutiamo il da farsi e purtroppo optiamo per rinunciarci visto che abbiamo ancora un po’ di cose da vedere a Belgrado.

Così decidiamo di andare alla Chiesa di San Sava, la più grande cattedrale ortodossa d’Europa; siamo fortunati.. è il w.end che precedere la pasqua e fuori dalla chiesa è già festa.
Nel giardino di fronte ci sono venditori ambulanti di uova dipinte, giochi per bambini, immagini sacre, corone di alloro, dolci tipici come le mele ricoperte di zucchero colorato, campanellini con attaccata la bandiera serba.
E’ bello vedere e vivere l’ambiente di festa che circonda la chiesa ed anche la statua del Principe Karadorde sembra approvare.
La chiesa all’interno è ancora in costruzione, c’è perfino una gru al centro e le immagini sacre sono giusto all’ingresso e in una cappella nell’angolo a sinistra.

Da qui procediamo a piedi verso il centro, facendo diverse soste.. del resto la giornata è splendida, si gira in maglietta ed è anche piacevole fermarsi a bere una birra guardando lo struscio cittadino.
Vediamo la torre della tv
Sono i primi segni di questa guerra che vediamo con i nostri occhi; fino ad allora potevamo essere in qualunque città europea moderna mentre ora iniziamo ad entrare in quella fase del viaggio che ci eravamo preparati a casa, leggendo e studiando parecchio sull’argomento.
Notiamo che uno dei due palazzi è in fase di ristrutturazione, a breve diventerà un nuovo centro commerciale o una nuova banca.. chissà, mentre l’altro (quello con minori segni) è ancora lì che ti osserva, con un giovane militare di guardia e ti ricorda che fino a pochi anni fa qui c’era poco da ridere e scherzare.
e poi andiamo alla ricerca dei due palazzi bombardati dalla Nato.. il primo, in Generalštab, era la sede del ministero della Difesa e quartier generale dell’esercito ed è forse quello più segnato e sventrato dal fuoco internazionale.

Non entrerò mai in merito alle discussioni sulle cause e ragioni di questa guerra, penso che ci ha tempo e voglia di informarsi può farsi una propria idea ben precisa e capire che alla fine non è stata una sola guerra tra popoli vicini ma qualcosa che ha interessato anche (soprattutto?) fattori esterni; tutto quello che scriverò sarà la semplice visione ed impressione personale di quello che ho visto, sentito e respirato nei pochi giorni passati qui.

Detto questo, ci siamo fatti l’idea che la scelta di mantenere i palazzi in questo stato sia dovuta dalla volontà di ricordare quel periodo; ma più che a se stessi sembra un segnale rivolto ai vicini occidentali.. come a dire “ricordatevi quello che ci avete fatto”.
Questa cosa la noteremo in particolare quando ci fermiamo davanti al secondo palazzo bombardato, quello della Tv di Stato RTS, dove c’è una lapide con i nomi delle vittime con una domanda semplice ma molto forte, ““Zašto?” (Perché?).

Nel nostro passeggiare per il centro passiamo per la chiesa di San Marco, anche questa molto bella da vedere e con le stesse scene di festa viste precedentemente, e per il palazzo Presidenziale, il Parlamento e la piazza Nikole Pašića.
La bella giornata ci porta a volerci rilassare alla Fortezza, risaliamo la via pedonale affollatissima dato che è sabato ed arriviamo alle mura fermandoci prima per una sosta cibo da Loki.
Loki è un chiosco che vende specialità da mangiare al volo, uno street food locale frequentato più che altro da gente del posto.. sarebbe soddisfatto di noi lo chef Rubio.
Prendiamo Pljeskavica con Kaymak ed il risultato è esagerato! Spettacolare.
Arrivati alla fortezza, saliamo sull’osservatorio per goderci la vista mentre intorno a noi i bambini si scatenano partecipando ai dei giochi medievali organizzati per loro.. combattimenti di spade di legno, canzoni, bambine vestite a festa..
Rientriamo in appartamento verso le 6 per riposarci per la serata e preparare il bagaglio per la mattina seguente, il transfert verso Sarajevo passerà a prenderci alle 10 ed ormai la città bene o male l’abbiamo vista tutta.

Il sabato sera inizia dalla skadarlija, torniamo da Tri Sesira e facciamo fatica a trovare un tavolo per due.
Intorno a noi qualche turista e molti tavoli di gente del posto; cena deliziosa con antipasto di insalatura russa, peperoni ripieni, salumi e poi agnello e manzo stufato.. di certo la Serbia non è posto per vegetariani.

Distratti e carichi dalla serata incappiamo nella prima e fortunatamente unica truffa del viaggio, per andare nella zona dei locali prendiamo il primo taxi che troviamo e distrattamente non guardiamo il tassametro.. arrivati a destinazione ci spara una cifra esagerata.
Qui reagiamo come sempre in questi casi, dando la cifra che per noi era corretta e scendendo dal taxi a parole dure verso il taxista ma questo ci insegue e minaccia supportato da un collega; alla fine aggiungiamo un 3 euro per evitare ulteriori problemi e ci dedichiamo al sabato sera.

Si vede subito che è sabato, traffico, ragazze in gonna e tacchi che corrono verso i locali, buttafuori già pronti sull’ingresso..
Nonostante questo entriamo facilmente al Cinnamon.. locale molto ben frequentato ma con un difetto, è piccolissimo e praticamente si è stretti come sardine; per questo optiamo per andare di nuovo al Tranzin
La serata scorre vie bene anche se il posto è veramente strapieno ed il fumo quasi insopportabile, però non decolla mai del tutto nonostante il ballo alla Richie Finestra.
Verso l’1 e mezza proviamo a cambiare posto ma ci imbattiamo con la severa regola della “Reservation”.. al 3° rimbalzo consecutivo beviamo una birra nell’unico posto in cui entriamo (ma che sembrava un covo di turisti americani) e alle 2 e mezza torniamo verso casa.. non senza fermarci ad asciugare con dei dolci in una panetteria aperta
Ma bene così, la domenica ci aspetterà uno dei trasferimenti più lunghi e la sveglia non suonerà tardissimo.

Domenica 24 aprile
Prima frontiera

La domenica doveva essere una di quelle giornate noiose dedicata al trasferimento da Belgrado a Sarajevo ma, nonostante le quasi 7 ore di viaggio, abbiamo avuto modo di avere degli spunti interessanti sulle prime differenze tra i due paesi ed avere un’anticipazione di quello che ci attendeva al nostro arrivo.
La sveglia suona abbastanza presto e verso le 9 siamo già per le strade deserte di Belgrado a fare colazione; il cielo è grigio, scende una leggera pioggia inglese che di certo non invoglia i cittadini ad uscire per strada così presto.
Tra le varie opzioni, per muoverci verso Sud, abbiamo deciso di utilizzare la GeaTours.. compagnia specializzata in questi trasferimenti con minipulmini da 8-10 posti.
L’avevo già usata 9 anni fa per fare la trasferta Belgrado-Budapest ed in questi anni devo dire che i mezzi sono migliorati così come la puntualità.
Infatti alle 10 arrivano sotto casa nostra e prendiamo quelli che saranno i nostri posti per le prossime ore; come sempre il pulmino lascerà la città solo un’oretta dopo.. il tempo di caricare i passeggeri sparsi per le varie vie di Belgrado e poi si sfreccia verso la nostra nuova meta.

Il primo pezzo è fatto in un’autostrada costruita da poco ma tutto il resto del viaggio sarà su strade statali a singola corsia, passando in mezzo a paesini o per colline e montagne.
Guardando dal finestrino ci impressiona la quantità di verde presente.. solo qualche campo coltivato e qualche villaggio lo interrompono.
Prima della frontiera, in terra serba, ci fermiamo in un autogrill.. spendiamo gli ultimi dinari prendendo una Jelen e qualche cosa da sgranocchiare per quello che sarà il nostro aperitivo serale e poi ci immettiamo nella lunga coda che si è creata nel posto di frontiera.
I controlli saranno rapidi e abbastanza superficiali anche se alla fine una buona mezz’ora la si perde.

Siamo in Bosnia, o meglio.. siamo in Republika Srpska, una delle due entità della Bosnia Herzegovina; qui è ancora tutto “serbo”.. lo si vede dalle bandiere, dalle chiese ortodosse, dalla birra in vendita nei negozi (l’immancabile Jelen), insomma.. abbiamo passato una frontiera ma per il momento non ci sembra di aver lasciato la Serbia.
Nei vari paesini che passiamo vediamo i segni della guerra.. alcune lapidi sulle montagne, dei ruderi di case abbattute o facciate con i segni di proiettili e tante chiese nuove o ricostruite che servono per “segnare” il territorio.
Per il resto il panorama alla lunga diventa abbastanza monotono e di sicuro la pioggia, la nebbia ed il grigio ci conciliano il sonno interrotto solamente da una sosta per un thè caldo in una locanda di montagna.
Verso le 17.30 ci avviciniamo a Sarajevo, siamo ancora in Rep. Srpska e le bandiere color Rosso/Blu/Bianco sono sempre più frequenti e più grandi; solo quando vediamo il cartello che segna il confine capiamo di essere arrivati in città.

Sarajevo ci accoglie con un aria gelida e un cielo cupo.. il nostro appartamento è centrale e guardando dalla finestra che affaccia sul cortile interno vediamo le facciate dei palazzi con ancora dei segni di proiettili.. a distanza di 20 anni i segni sono ancora ben presenti e vivi.
Ci sistemiamo, riscaldiamo e beviamo la nostra birra in attesa di uscire per cena.. le strade della città sono deserte e la prima impressione non è del tutto positiva, siamo nella parte occidentale e la via pedonale è piena di negozi moderni ed occidentali.. ma ci penseremo domani a scoprirla bene e a valutarla.

A cena andiamo nel birrificio della Sarajevsko, la birra cittadina.. il birrificio ha una lunga storia e non si fermato neanche durante la guerra; anzi leggendo sembra che la birra prodotta poteva diventare anche una importante merce di scambio.
L’interno del birrificio è molto retrò con pareti in legno, tavoloni e lampadario ottocentesco; la birra poi è ottima (in particolare la rossa Tamno) e la cena con antipasto misto, calamari e alette di pollo speziate non è niente male.

Rientriamo nell’appartamento mentre la pioggia si sta trasformando in un lieve nevischio.. si tra preparando per il tour olimpico che faremo il giorno seguente.

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