New Zealand 2013 – un viaggio tra campi di rugby, pecore e pinte di birra.
07 novembre
Sono a Sydney, il grosso del viaggio è stato fatto; è andato anche via veloce tra dormire, mangiare e un paio di film.
Per ora non son neanche troppo stanco; diciamo un po’ teso, ho qualche dubbio nella testa..
Avrò fatto bene ad imbarcarmi in un’avventura del genere da solo? Varrà la pena passare così tanto tempo lontano da casa e da tutti? Ce la farò fisicamente a reggere?
Belle domande e spero di aver sensazioni positive strada facendo, ci conto.
Intanto a Dubai ho già avuto un assaggio di ben tornato nel “mondo”.. un indiano con turbante che mangia un hamburger, un vecchio americano in bandana che sembra appena sbarcato dal Vietnam, arabi che fanno shopping al duty free.
Il bello è anche questo, immergersi in una realtà nuova e godersi quello che il viaggio offre.
08 novembre - Auckland
E la prima giornata è andata.
Posso dire che la prima impressione non è stata positiva, sarà che son stato accolto con la pioggia o che come sempre ci vuole un attimo per entrare nei meccanismi della città; per con il passare delle ore il posto mi ha lentamente conquistato.
Il clima ha già fatto capire quanto è variabile, quando esco dall’ostello non piove più e ora il cielo è totalmente limpido.
Mollati i bagagli e fatto finalmente una doccia mi sono avviato verso il centro città a piedi; facendomi guidare dalla Sky Tower, tra case basse con giardino e strade che fanno sali e scendi alla San Francisco, arrivo alla Queen St, una delle strade centrali della città.
Faccio anche un giro sul lungo oceano, zona traghetti, e con il sole si sta veramente bene..
Qui inizio a pensare che durante il tragitto verso l’aeroporto ho visto il primo campo di rugby dopo appena 5 minuti..
Arrivo in pieno venerdì fine lavoro, i pub del centro sono già strapieni.. pinte, cocktail, whisky, ect vengono serviti a nastro e io non posso non farmi la prima pinta.
Per cena giro il mio quartiere, Ponsonby, e direi che la scelta è stata giusta… Ponsonby è il luogo attualmente più vivace culturalmente, con tanti negozi particolari, ristoranti e locali live music.
E poi capito nelle serate “Art in the Dark”, praticamente nel parco fanno giochi di luce ed è pieno di gente.
A cena, colpo da maestro, vado al cinese-mongolo e mentre mangio al bancone un’insalata al salmone con Sauvignon Blanc, aggancio una 35enne con la quale passo una ventina di minuti; mentre per il post giro un paio di posti.. assaggio dell’ottima birra artigianale e finisco poi in un locale molto bello, il classico da hipster con tipe vestite anni 50 e bella musica rock.
Verso mezzanotte però vado a dormire anche perché la stanchezza stava prendendo il sopravvento, ma mi piace l’atmosfera di Auckland.. vivace, frizzante, senza essere troppo eccessiva e con gente che sembra alla mano.
10 novembre Auckland
Ore 10, Albert Park
Maledetto fuso, mi ha svegliato alle 5 e ora son un po’ svarionato.
Dopo colazione ho iniziato a girare un po’, ma ora capisco perché Auckland è sempre in cima alle statistiche di qualità della vita.
I ritmi sono lenti, prima delle 10 non apre quasi nessuno, i musei sono gratuiti, c’è tanto verde anche in città.. insomma, sembra che non si viva male qui.
Ho girato un po’ per la Karangahape Road, la strada un po’ più alternativa con negozi di roba usata e piccole boutique particolari, diciamo alla Camden Town londinese,
Ore 15,
Un po’ di riposo, ci voleva, ed ora son qui al porto a rilassarmi su una panchina.
Da metà mattinata è arrivato un tempo fantastico, un sole quasi estivo e con quella leggera brezza che si sta da Dio; quando son partito stamattina avevo il k-way e ora mi trovo in maglietta e pantaloncini corti.
Oggi ho fatto totalmente il turista e ho girato quello che la città offre.
Dopo essere stato all’Albert Park, curiosando tra le vecchie case coloniali, son sceso in centro nella Queen St guardando i palazzi “storici” e da qui tutta la zona dei battelli.
Il porto nuovo è veramente bello, mi ricorda un po’ quello di Sydney ma un po’ più piccolo; tutto è pulitissimo, con ristoranti, tante barche e yacht; poi il pranzo, al mercato del pesce, un misto con ostriche (che poi erano due cose giganti), capesante, pesce del giorno, 2 spiedini e polpette.
Si sta proprio bene qui, relax è la parola che per il momento associo ad Auckland anche perchè finora non ho mai visto nessuno correre o agitarsi.
Tra poco ho l’uscita sulla barca a vela dell’America’s Cup; non son mai stato un fan, al massimo mi ricordo l’imitazione di Teocoli di Cino Ricci, ma visto che c’è la possibilità di fare questa esperienza, ho pensato.. perché no?
Prima, visto che era incluso nel biglietto, giro al Museo Marittimo, dove viene ripercorsa la storia “navale” della Nuova Zelanda.
Da quelle Maori, alle prime degli esploratori europei, a quelle usate dagli immigrati fino a quelle moderne che ripercorrono le vittorie in America’s Cup (in particolare quelle di Peter Blake).
**
Mattina dopo
Il giro in barca di ieri è stato fantastico.
Praticamente dopo una breve spiegazione, in una dozzina siamo usciti su questa barca a vela.
2 ore divertentissime con una vista spettacolare della città; cazzare la randa, vedere la barca trascinata dal vento che si piega dando l’impressione di rovesciarsi nel giro di qualche minuto e poi tenere il timone per una decina di minuti.. altro che Schettino.
Tra l’altro si filava mica poco..
La sensazione di libertà, il sole in faccia, il vento tra i capelli… un’esperienza incredibile.
Sulla barca parlo un po’ con un italo-americano che mi ha fatto anche delle foto mentre son al timone, dovrebbe mandarmele, speriamo!
Arrivato in ostello son un po’ stanco; il fuso, la camminata, la barca… stavo quasi per crollare a letto..
Ma dopo una doccia penso che è sabato sera… e dai , come si fa a non uscire!
In giro è un carnaio assurdo.. in particolare vedo tanti gruppi di gente sui 30-40 che escono a cena con amici/amiche.
Per cena opto per il Thailandese e qui il cameriere frocio, praticamente il sosia del cantante dei My Chemical Romance, sembra che ci provi con me.. mi fa l’occhiolino, si assicura che tutto vada bene in continuazione, mi mette la mano sulla spalla..
A parte questo, mangio un pollo alle 5 spezie spettacolare.. sapori piccanti ma il giusto.. tutto accompagnato da del buon Sauvignon Blanc.
Poi riprovo i due locali della sera precedente, quello degli hipster stasera non è granché, musica un po’ down e poche tipe.
Il secondo in cui entro, su suggerimento di due tipe, ha musica latino-americana è invece ben frequentato.
Faccio due parole con una tipa con minigonna inguinale, sto lì con lei fino a quando non cambia locale con le amiche senza propormi di accompagnarle.
A questo punto son distrutto dalla stanchezza torno a casa, soddisfatto per la bella giornata.
10 novembre – Auckland/Rotorua
Son sul bus per Rotorua, sto lasciando una cloudy Auckland.. ecco, Cloudy è un termine che penso imparerò bene qui in queste 3 settimane.
La giornata di oggi finora è stata un po’ interlocutoria, del resto è giornata di spostamenti e di solito è sempre così.
Stamattina finalmente son riuscito a dormire bene, fino alle 8, gran colazione e poi son finito a vedere la K-Road che lentamente si sveglia.
Ho scambiato due parole con una coppia di americani, simpatici e così ho passato un po’ il tempo mentre aspettavo di salire sul bus.
Comunque lascio Auckland soddisfatto, la città mi ha proprio colpito, non bella.. ma particolare ed intrigante.
Soprattutto la zona in cui alloggiavo con i negozietti particolari, i baretti tranquilli dove puoi leggere senza fretta e con arredamenti particolari e curiosi.. e con la gente con il proprio stile, molti hipster e rock (non vedevo così tanti Dr Marten dalle scuole superiori).
Quartiere che si contrappone al centro città con i suoi grattacieli, le catene di negozi internazionali e la zona ricca e appena ristrutturata del porto.
Fosse Facebook an Auckland metterei un bel “mi piace”.
Finora invece ho avuto poche relazioni, ma anch’io non l’ho cercata più di tanto, avevo forse bisogno di staccare un po’, ma vedremo come sarà in seguito.
Ora si arriva nella “Maori”, anche perché finora, a dir la verità, ho visto più cinesi che Maori
11 novembre – Rotorua
8 di mattino, mi son svegliato prestissimo, ma c’è il sole e la giornata si preannuncia ottima.
Tra poco parto per andare a vedere i Geyser, son curioso non avendone mai visto uno dal vivo.. e poi è da quando son arrivato che qui c’è un odore di zolfo pazzesco.
Il viaggio verso qui è andato bene, bus normale, non comodissimo e soprattutto con tante soste; proprio se la prendono comoda qui.
Il paesaggio era già fantastico, km e km di solo verde con le colline tutte sali e scendi; sembra veramente di essere tra gli hobbit.
I pochi centri abitati son diversi da quello a cui son abituato, case di legno a un piano con giardinetto.. e le vie “commerciali” che sembrano quelle dei film americani anni 50 con un ristorante, un macellaio, un fornaio.. e così via.
E poi il rugby, ogni paesello ha il suo campo e passando per Hamilton, dove giocano i famosi Chiefs, si vede che questo sport fa parte della loro cultura.
Però il bello e il particolare son questi km in cui non si vede neanche una casa, al massimo qualche mandria di pecore e vacche al pascolo.
Sul bus ho parlato un po’ con il vicino, un indiano che è qui a studiare, a dir la verità non era neanche molto simpatico..
A Rotorua son stato accolto con un caldo assurdo e anche l’ostello è molto bello e ci son quasi solo tipe.
Così una volta sistemato e fatto una doccia ho iniziato a fare un po’ di conoscenze, in particolare con una tipa irlandese, che ho anche invitato ad uscire a cena.
La città mi sembra un po’ come Alice Springs in Australia, son quei posti costruiti per il turismo… tutto negozi di souvenir, ristoranti, costruzioni nuovissime..
Però ha un ottimo birrificio dove ho mangiato un hamburger di agnello della madonna!
Ore 17.30
Dopo la giornata di transizione di ieri oggi è stato un giornatone.
Ho fatto la doppietta programmata, prima geyser con località geotermale e poi villaggio Maori.
Difficile dire cosa mi sia piaciuto di più, forse più bello e scenografico Wai o Tapu mentre più divertente il villaggio Maori.
La giornata è partita lenta, ritrovo all’info point per prendere il bus e già mi trovo di fianco a due olandesi del mio ostello con le quali parlo durante l’attesa e parte del viaggio.
L’autista è in ritardo e quando arriva sembra che sia uscito da un film, è un vecchietto arzillo che continua a far battute, tutto con calma olimpica che per spiegare il ritardo dice che doveva finire di preparare la colazione alla moglie.. pensa te! forse finora vince la medaglia d’oro della calma.
Tanto che quasi non ci fa perdere l’eruzione del Lady Knox Geyser, prevista per le 10.15, ma per fortuna ci arriviamo giusto in tempo.
L’eruzione, anche se indotta, è notevole; è forte vedere come prima esca lentamente e poi sempre più veloce fino a diventare un getto altissimo.
Sicuramente è stato più bello il parco geotermale Wai o tapu.
I colori spettacolari (rosso, bianco, giallo, blu..), il vedere queste bolle e il fumo provocato dal calore nel terreno, calore che provoca crateri con temperature interne fino a 110°, rende tutto così diverso ed acceso, quasi fosse pitturato su un quadro.
Poi oltre ad un odore intenso si sente proprio il rumore del bollire, quasi come essere in una pentola.
Mentre cammino in questo parco sento un caldo pazzesco, ci saranno 30° di temperatura e il vapore che ti viene addosso quasi non ti fa vedere intorno, come la nebbia in inverno.
Qui è un continuo cambiare scenari.. tanto che verso la fine, a sorpresa, ecco apparire in un cratere una pozza di un colore verdino acceso, quasi come la vasca radioattiva dei Simpson.
Questo, insieme alle bolle di fango, sono le ultime cose che vediamo prima di tornare verso Rotorua.
E’ incredibile questa cosa naturale, mi sorprende la forza che sta sotto il suolo terrestre.
Al villaggio Maori saluto le olandesi, loro vanno alla ricerca dell’anello ad hobbiton.
Capisco subito che il villaggio è la cosa più turistica che si possa fare qui, le pozze termali che ci sono non sono nulla rispetto a quelle di Wai o Tapu ma io volevo vedere una Haka dal vivo.
Mi piazzo in prima fila per vedere lo spettacolo, è stato fin divertente e poi verso la fine parte l’Haka.. l’effetto che fa non è di timore come potrebbe essere quella fatta sul campo da Rugby, è più sul divertente.. ma mi piace.
Poi chiamano sul palco alcuni uomini, essendo in prima fila pescano anche me; prima ci spiegano come farla e poi ci seguono mentre l’eseguiamo più o meno bene..
Peccato che son da solo e che nessuno mi ha ripreso, sennò chissà che ridere.
Prima di rientrare assaggio una pannocchia cotta nell’acqua bollente, che con un po’ di sale non è neanche così male.
Alla fine dico anche a un Maori che entro 5 anni l’Italia batterà la N.Zelanda a rugby..e qui ovviamente si ride, visto che è una cosa a dir poco impossibile.
Ora mi sto godendo una birra e relax in ostello, stasera non ci sarà in giro nessuno e domani sarà una giornata di transizione visto che ho il bus che mi porterà ai piedi del vulcano… però finora la N.Zelanda non ha deluso la aspettative.
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