mercoledì 6 gennaio 2010

Australia - che posto!! - alice springs (con Uluru)

ALICE SPRINGS (con Uluru)
Dal 22 al 26 novembre
Non poteva mancare la visita della parte centrale dell’Australia, il luogo mezzo desertico dove si trovano ancora insediamenti delle popolazioni aborigene ed il loro simbolo di culto più famoso, il monte Uluru.

Non avendo affittato l’auto, per questa 3 giorni ci dobbiamo affidare ad un tour che ci porti in giro… spulciando tra le varie offerte optiamo la proposta più “particolare”, quella di www.wayoutback.com.au

In pratica questo tour ci propone, come tutti, 3 giorni in giro per Outback australiano, portandoci nei posti più caratteristici e famosi, consentendoci di effettuare visite e camminate nei canyon e nelle vallate.
Però, a differenza degli altri, con loro ci muoveremo con un mezzo 4 ruote motrici (che ci consentirà di uscire dalla strada asfalta) e dormiremo in sacco a pelo all’aria aperta in accampamenti isolati da tutto e tutti….
Turistico si..ma almeno un po’ più adventure!


Arriviamo ad Alice Springs domenica a metà pomeriggio, l’aeroporto è piccolino e le temperature tornano finalmente alte.. sopra i 30°.
Mentre aspettiamo il bus dell’ostello iniziamo a guardarci intorno.
Il paesaggio è completamente diverso da quello della costa; qui il colore rosso la fa da padrone, dipinge sia le grandi distese che le rocce, e la vegetazione è composta da rare piante e piccoli arbusti alti al massimo mezzo metro.

Il caldo è tosto, poco ventilato.. per fortuna siamo in primavera, ad estate inoltrata sicuramente non si potrà vivere.
Altra cosa che notiamo, man mano che entriamo in città, sono gli aborigeni.
Che dire?... Senza alcun tipo di razzismo..son veramente brutti, forse il popolo più brutto incontrato finora!
Poi sembrano che cazzeggino sempre… stanno in giro, ti guardano, passeggiano con calma assurda.. bho.. io ne ho visti ben pochi “presi” con il lavoro.
Inoltre sono sempre al telefono; in qualunque area di sosta o cabina telefonica che incontrate… vedrete un aborigeno che telefona.

La domenica, facciamo giusto in tempo a preparare lo zaino con tutto il necessario per il tour e a mollare le valigie al factotum dell’ostello (lo stesso tipo fa da autista, receptionista, custode dei bagagli e venditore dei genere alimentari basilari) che è già buio.
Alice Springs è il classico posto nato per il turismo, non c’è nulla di particolare e così ceniamo veloci con un hamburger nel centro cittadino.
A parte i soliti aborigeni che sono in giro a fare nulla (o meglio.. che vanno sotto un ponte a bere birra), non c’è anima viva e quindi optiamo per tornare a dormire visto che la sveglia è per le 5 di mattina.

Alle sei di mattina saliamo sul mezzo che ci porterà in giro… carichiamo gli zaini e conosciamo le nostra guida. Si chiama georgette, è simpatica e giovane..ma, come apprezzeremo nei giorni seguenti, è soprattutto una tipa tosta.
Qui facciamo conoscenza anche degli altri compagni d’avventura.. siamo in totale in 13.
Oltre a noi 3, ci sono:
- 2 coppie di australiani di mezza età; che si spacceranno come i maestri del campeggio
- Due giovani ragazze americane; che diranno si e no 4 frasi durante tutto il tour
- Padre e figlia di Los Angeles; Bob (il padre) diventerà il nostro mito mentre la figlia da subito l’impressione di essere la classica cheerleader americana un po’ troia.

- Un olandese poco più che ventenne; che diventerà “Tom Castelliti” perché sembra un misto tra Tom Cruise e il nostro amico Caste.
- Una giovane tedesca; che gira da sola e che ci proverà tutto il tempo con Tom senza ottenere risultati.

Come prima cosa dobbiamo raggiungere Ayers Rock, che dista 450 km da Alice Springs; così mentre la guida ci spiega alcune cose sui luoghi e sul programma giornaliero possiamo guardare dal finestrino le zone che percorriamo.
Il tempo è un po’ nuvoloso, però con il passare della mattinata le nuvole scompariranno lasciandoci al caldo del sole.
La terra è come vicino all’aeroporto, tutta rossa con pochi arbusti e con qualche roccia che esce dal terreno come se fosse un fungo.. è veramente bello passare su queste strade poco frequentate (se non da qualche bus turistico o da qualche aborigeno con auto che non sai come tirino avanti).
Durante il viaggio facciamo un paio di soste, son tutte stazioni improvvisate, con una pompa di benzina e il negozio che vende generi alimentari e al massimo qualche tavolo dove mangiare.
Ognuna ha la sua caratteristica particolare.. c’è quella che ha un recinto con dentro dei cammelli, quella che la sua “galleria” improvvisata d’arte aborigena… ma la migliore è quella che ci accoglie con un cartello con scritto “next beer 100 km”.
Proprio in quest’ultima facciamo il carico di birre e Mel impazzisce quando vede che le due americane prendono da bere per la serata una bottiglia di vino a testa…. e parte con un gesto a noi conosciuto e visto in quel di Rio de Janeiro.

Prima di arrivare al luogo dove dormiremo, sfruttando le 4 ruote motrici, usciamo dalla strada e iniziamo a calarci nell’ambient locale.. dovendo caricare il mezzo con la legna che ci servirà per il fuoco notturno.

Verso mezzogiorno arriviamo a destinazione, è il nostro “campeggio”, in pratica una tettoia in legno che copre un tavolone e un lavandino mentre le docce son poco lontano.

Noi 3 (anzi noi due.. visto che il Rosso riuscirà sempre a svignarsela..) diventiamo, per i tre giorni, gli uomini di fatica, cioè quelli che dovranno scaricare e caricare il furgone di tutto il necessario.. dal cibo, ai sacchi a pelo fino alle pentole.
Qui mangiamo dei sandwich preparati dagli esperti campeggiatori australiani e facciamo un po’ conoscenza del gruppo.

Verso l’una finalmente si parte verso Uluru, che ormai dista pochi km, non c’è più una nuvola e fa un caldo bestiale.
Vediamo la roccia avvicinarsi… è veramente bello, sarà per il suo colore rosso fuoco, sarà perché intorno non c’è nulla e sembra quasi uno asteroide caduto dal cielo (questa è la teoria di Mel..) ma è affascinante.
Son quelle cose che non puoi descrivere.. devi vederle e viverle.. come il Gran Canyon o un tramonto in riva all’oceano.
Dopo la sosta per le foto di rito, andiamo a vedere il centro culturale costruito lì vicino (a basso impatto ambientale) che in pratica è solo un negozio di souvenir e gallerie d’arte aborigena.
Il caldo è al top.. sudo all’ombra e cosa faremo?... andiamo a percorre il sentiero che gira intorno all’intera roccia.. 7km pianeggianti per vederla da vicino in tutte le sue sfaccettature.
Il bello è che siamo liberi, ognuno può farlo al suo passo e fermarsi ad osservare come preferisce… ma il nostro gruppo è tirato dal mitico Bob.
Bob è il classico americano con una pancia che fa provincia e baffoni simpatici, è di compagnia e parla un po’ con tutti; nonostante la mole tira come un dannato e riesce anche a staccarci… tanto che quando arriviamo alla fine del percorso lo vediamo che sta già facendo stretching con la figlia.

Radunato il gruppo ci spostiamo poco lontano per goderci dello spettacolo del tramonto… La roccia, cambiando colore più volte, ci lascia senza parole.


La lunga giornata si chiude al nostro campeggio, dove la guida prepara la cena… si mangerà pasta cotta sul fuoco appena acceso, una specie di spezzatino di canguro e il Damper (il pane tipico dell’outback all’aglio cotto sulla brace).
Anche se il cibo non era granché è tutto molto emozionante; siamo solo noi e, illuminati solo dal fuoco e dalle stelle in cielo, proviamo un senso di libertà e di connessione con la natura provata solo poche altre volte.
Sempre al buio puliamo le pentole (con Mel che tiene la torcia, io che lavo e il Rosso che asciuga) e poi ci addormentiamo nei nostri sacchi a pelo guardati dal cielo.


La mattina ci svegliamo alle 4, vediamo Baffo che fa subito stretching…ma la sua faccia ci dice che oggi per lui sarà una lunga e dura giornata…
Smontiamo il campo, carichiamo tutto sul mezzo e andiamo in un punto osservazione a metà tra Uluru e kata tjuta

Anche l’alba è spettacolare e ci scateniamo nelle foto.. anche se le nostre facce risultano più che assonnate.
Dopo una colazione all’aperto (dove assaggiamo anche il temuto Vegemite!!) di prima mattina andiamo a fare il giro sui monti Olga.
Anche questa è una camminata di circa 3 orette.. però non più pianeggiante ma è un sali e scendi continuo nelle “valle dei Venti”.
Qui le rocce hanno una forma più rotondeggiante.. quasi dei Muffin messi uno vicino all’altro.

Dopo neanche 200 mt Baffo è già scoppiato.. peggio di Cipollini all’inizio del Mortirolo.
Noi ci godiamo il paesaggio, il silenzio che ci circonda.

In tarda mattina torniamo al punto di ritrovo e chi troviamo?? Baffo!.. che aveva mollato la spugna e si era ritirato…
Soddisfatti ci avviciniamo verso il Kings Canyon (che faremo il giorno seguente)
Percorrere queste strade è sempre bello e a metà strada facciamo una sosta.. chi vuole può fare 1 ora di quod nel deserto
Noi non ci tiriamo indietro.. il Rosso scatta subito da pilota provetto, Mel gli mangia la polvere ma non si stacca.. mentre io nel tentativo di raggiungerli sbando e stacco un paletto della recinzione

Dopo un po’ ci prendi gusto e il bello è curvare o saltare sulle cunette di sabbia!
La giornata la chiudiamo andando nel nostro nuovo campo.. stavolta siamo ancora più isolati.. e per fare la doccia dobbiamo anche accendere un altro fuoco che la scaldi a parte.
Ci godiamo il tramonto da una collinetta. Anche da lì in cima non vediamo anima viva.
Mangiamo ancora cibo cotto sul fuoco o sulla brace e ci addormentiamo infreddoliti (l’escursione termica è alta), stanchi ma contenti.

Anche l’ultima mattina ci svegliamo alle 4, facciamo colazione mentre albeggia e ci riscaldiamo intorno al fuoco appena acceso.
La giornata prevede il giro nel Kings Canyon, stavolta tutti insieme e quindi Baffo non verrà staccato dal gruppo
Il Canyon è forse una delle parti più belle viste in questo tour di tre giorni… anche perché puoi fare di tutto… entrare fino alla gola del canyon, sporgerti da strapiombi altissimi, toccare la roccia che una volta ospitava un fiume.. e tante altre cose
C’è anche una pozza d’acqua e il Rosso (solito protagonista) è l’unico che si butta…
Anche qui è difficile raccontare le sensazioni provate e le bellezze visitate.

Finito il Kings Can., stanchi e accaldati dal sole cocente, torniamo verso Alice Springs.. non prima di aver fatto l’ultimo barbecue con tutto il gruppo (ovviamente con Bob-Baffo ai fornelli) e bevuto l’ultima birra.
Per strada un po’ dormo, un po’ osservo fuori dal finestrino… e penso a questi tre giorni troppo emozionanti.

All’ostello riprendiamo i bagagli e dopo una gran bistecca andiamo nel Saloon Bar (dove il “Banana” collega di ago aveva colpito)
Qualche birra ma la serata non decolla e così optiamo per andare a dormire (mentre i soliti aborigeni con una cassa di birra vanno sotto il ponte..)..anche perché il viaggio non si ferma… l’indomani abbiamo l’ultimo volo interno.. che ci porterà a Brisbane “Let the party start”

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